giovedì 25 settembre 2014

Street art: due eventi imperdibili e qualche novità

Shoot: Walls of Milano
Settembre sarà ricordato da molti come uno dei mesi più intensi degli ultimi anni nel mondo della street art milanese.
E se è così, dobbiamo ringraziare soprattutto la passione, l'intelligenza e la caparbietà di alcune illuminate e illuminati donne e uomini, che hanno a cuore la bellezza e credono che la street art possa contribuire in maniera sostanziale allo sviluppo culturale, sociale e umano della città, permettendo di costruire legami e relazioni inedite e affascinanti.

E' proprio quello che è successo in questi giorni con Milanowallart, un evento organizzato in occasione del 140° anniversario della fondazione dell'ospedale Gaetano Pini, che ha prodotto opere per quasi 1.000 metri quadri in pieno centro storico, grazie al lavoro di tre milanesissimi: Orticanoodles, Pao e Ivan. Una relazione non banale quella tra gli artisti, le opere e il quartiere. Soprattutto, una relazione in costante evoluzione. Un rapporto che ha legato tutti, nonne e giovani milanesi imbruttiti, nelle critiche e negli apprezzamenti, ma che alla fine ha generato un attaccamento di tutto il quartiere a quella piazza, un legame prima inesistente e che ora, grazie alla presenza viva di quegli artisti e di quelle opere, si può toccare con mano.
Il progetto è finanziato con un contributo di Fondazione Cariplo e patrocinato dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano e da Fondazione Stelline.
L'inaugurazione "istituzionale" é prevista per venerdì 26 settembre alle 15. Dalle 17, poi, festa popolare con musica di strada, letture pubbliche, danze e aperitivi itineranti, voluta proprio dagli abitanti e dagli artisti, a sugello di un legame affascinante e inedito.

Per concludere in bellezza il weekend, poi, tra 26 e il 28 settembre spazio al Ringhiera Street Art Festival, che farà esplodere di colore piazza Fabio Chiesa con un programma di workshop, dj-set, concerti, dibattiti e spettacoli, ma soprattutto con le opere di alcuni "mostri" della street art come tellas, Roberto Ciredz, HİTNES, Xuan Alyfe, G loois e Nelio.

Ma per non farsi mancare proprio nulla, ancora Ivan, questa volta a Rogoredo, vicino all'uscita della metropolitana, sarà protagonista di un intervento sul "Muro delle Parole", incentrato sul tema della memoria della fabbrica Redaelli, che tanto ha significato per Rogoredo. L'opera si ispirerà alle parole del lavoro e della memoria della fabbrica Redaelli, prendendo anche ispirazione da alcuni componimenti degli abitanti del quartiere. L'appuntamento è per domenica 28 alle 15.30.

E per dare una scossa anche all'azione dell'Amministrazione, insieme alla consigliera Bocci ho depositato una mozione in Consiglio Comunale con cui chiediamo alla Giunta di supportare e accelerare il processo di assegnazione dei "muri liberi" e di investire nella street art come strumento di sviluppo culturale e sociale della città. Qui potete leggere il testo integrale.


giovedì 12 giugno 2014

Milano sboccia d'estate

E' una città che sboccia.
Quest estate a Milano proprio non ci si annoia.
Il programma è vastissimo, e sta tutto qui.
Ecco intanto alcune pillole succose.

I mondiali

Brasile 2014, ci siamo. Milano è pronta a con due "villaggi Mundial", uno in piazza Castello e l'altro alla Fabbrica del Vapore, freschissima di nuova gestione. E per la partita inaugurale Brasile-Croazia,  ci saranno otto maxischermi in città. Mica male.

I concerti
Quest estate Milano da davvero il meglio di se. San Siro, Ippodromo, Carroponte, Magnolia, Forum, Piazza Castello, Palazzo Reale. Il programma è veramente fittissimo e accontenta tutti i gusti. E' un delitto non approfittarne.

La fabbrica del Vapore - restateinfabbrica.it
L'investimento del Comune su questo luogo è deciso ed evidente. Vogliamo che la Fabbrica diventi una piazza per i giovani di Milano. Vogliamo che lì si possa costruire un vero luogo di aggregazione, di cultura, di musica, di spettacolo.
Il primo passo concreto è "(R)estate in Fabbrica", il programma dell'estate in Fabbrica. Un maxischermo per le partite, una spiaggia di 600mq con sdraio, ombrelloni, calcetto e pallavolo; un infinito programma gratuito quotidiano di laboratori, concerti, cabaret, aperitivi, mostre, dj set, attività sportive, film, mostre e degustazioni. Guardate qui per tutti i dettagli.

Enjoy!


giovedì 29 maggio 2014

Apre "La Dogana di Milano", l'hub degli under35

Scommetto che pochissimi, in questi anni, abbiano mai sentito parlare dell'Informagiovani del Comune di Milano. Ed è un vero peccato, perché le potenzialità straordinarie di quelle tre vetrine in via Dogana 2, a un minuto di cammino dal Duomo, sono state per troppo tempo sprecate.
Da oggi, però, la musica cambia. Nasce “La Dogana di Milano”, un luogo gestito dal Comune insieme ai ragazzi e alle ragazze della città, che lo apriranno alla sera, di notte e nei weekend. Un luogo rinnovato nello spazio, nella comunicazione e nei servizi, che si apre a una gestione mista, in cui i protagonisti saranno associazioni, gruppi informali o singoli che vogliono proporre una iniziativa o semplicemente utilizzare, insieme, uno spazio condiviso.
Alla Dogana ci saranno i servizi più classici dell'Informagiovani ma anche novità come lo sportello sullo sharing, un'area libreria, una piccola area ciclofficina, lo sportello Arte di strada, Wifi gratuito, un murales di Pao, tavoli e divani dove studiare, incontrarsi e progettare la città del presente.
La Dogana sarà anche la prima aula studio disponibile la sera in centro. Insomma, vogliamo che diventi un vero e proprio punto di riferimento per gli under 35 milanesi, cuore pulsante del mondo che gira attorno alla nostra generazione.
zialità straordinarie di quelle tre vetrine in via Dogana 2, a un minuto di cammino dal Duomo, sono state per troppo tempo sprecate.

giovedì 22 maggio 2014

L'OCSE premia Area C, un riconoscimento al coraggio

C'è chi tifa sempre contro e chi invece sceglie di rischiare e di innovare. 
Noi ci stiamo provando, trasformando la città in un laboratorio di buone pratiche, dove si sperimentano soluzioni innovative per migliorare la mobilità e la vita di chi la abita.
Oggi arriva un bellissimo riconoscimento al coraggio e al cambiamento:
il premio internazionale OCSE per i trasporti.
A Milano vengono riconosciuti i risultati concreti sulle politiche dei trasporti che sono state in grado di migliorare la qualità della vita dei propri cittadini. La giuria dell’International Transport Forum ha riconosciuto in particolare a Milano il successo di Area C e, come spiega l’Ocse nelle motivazioni del premio, il significativo risultato di “migliorare il sistema urbano dei trasporti”. In particolare, ciò che ha maggiormente colpito è stato il “coraggio politico di sostituire la precedente pollution charge, non più in grado di raggiungere gli obiettivi per i quali era nata, con una misura più efficace in grado di potenziare gli effetti positivi”.
Con Area C, il traffico in centro si è ridotto di circa il 30% (del 7% nel resto della città), si è verificato un calo della domanda di sosta del 10% e un aumento della produttività per la consegna merci del 10%. Inoltre sono calati gli incidenti del 26% in centro, si sono ridotte le emissioni inquinanti (-10% PM10 e -35% CO2) e sono aumentate sia la velocità dei mezzi di trasporto pubblico (+6,9% autobus e +4,1% tram) sia l’utilizzo di veicoli a basse emissioni dal 9.6% del totale al 16.6%).
Evviva Milano, avanti così!

lunedì 20 gennaio 2014

Legalizzazione delle droghe leggere: un segnale anche da Milano

Attivarsi presso il governo per chiedere il superamento della Fini-Giovanardi e la legalizzazione della cannabis, tenendo ferme le normative repressive del traffico internazionale e clandestino di droghe.
Passare da un impianto di tipo proibizionistico a uno di tipo legale della produzione e della distribuzione delle droghe leggere. 
E' quello che ho chiesto, insieme ai colleghi Gibillini (SEL), Cappato (Radicali) e Sonego (FDS), con un ordine del giorno presentato in Consiglio, ancora da discutere.
Perché la legalizzazione non solo è il più efficace decreto svuota-carceri, non solo è il più grande tesoretto da destinare ai servizi sociali, ma è anche la più grande azione antimafia di sempre.

QUI puoi ascoltare le parole mie e dei colleghi in una bella video intervista di Repubblica TV.
QUI puoi leggere un articolo di approfondimento apparso su Repubblica
QUI invece un articolo apparso recentemente su Internazionale

Ecco il testo completo dell'ordine del giorno che abbiamo depositato.
ORDINE DEL GIORNO
Oggetto: Coltivazione a fini di commercio, acquisto, produzione e vendita di cannabis indica e dei prodotti da essa derivati, tenendo ferme le normative repressive del traffico internazionale e clandestino di droghe.
PREMESSO CHE
Dal 1995 ad oggi, la possibilità di un confronto pragmatico ed equilibrato in Parlamento è stata resa vana dall’ostruzionismo manifestato dalle posizioni più estreme e proibizionistiche, seppure nel Paese il tema della legalizzazione dei derivati della cannabis indica abbia acquisito consensi sempre più vasti;
Al di là di una impostazione ideologica, importanti riflessioni scientifiche e proposte concrete, hanno posto l’accento sulle esperienze e sulle scelte compiute in questi anni in Europa, sia sotto il profilo legislativo, sia in fase sperimentale ed oggi con risultati consolidati per quel che riguarda i programmi e le politiche di riduzione del danno.
Nel corso degli anni Novanta non pochi sono stati i progressi compiuti dal dibattito nella società italiana e negli orientamenti dell’opinione pubblica. Il successo, nel 1993, del referendum abrogativo delle norme penali del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, ha dimostrato che la scelta repressiva, ispiratrice di quel testo, deve lasciare spazio ad una visione più pragmatica che privilegi un approccio di riduzione del danno. Tale consapevolezza, tuttavia, non ha avuto un approdo legislativo coerente con i risultati del referendum.
Oggi la situazione è ancora più` difficile perché la nuova legge approvata con un colpo di mano nel 2006, oltre a rivendicare una svolta di 180 gradi nella politica sulle droghe in senso repressivo, ha cancellato la differenza tra le diverse sostanze, mettendo in una unica tabella droghe pesanti e droghe leggere. Il risultato è che le carceri sono piene non solo di tossicodipendenti ma anche di consumatori condannati per detenzione di pochi grammi di “erba” o per la coltivazione di una piantina di canapa.
Occorre far valere di nuovo, a distanza di molti anni dal referendum, la capacità pragmatica di valutare i termini effettivi, anche e in primo luogo sotto il profilo giuridico e legislativo, delle politiche di riduzione del danno e, in quest’ambito, della legalizzazione dei derivati della cannabis indica, senza, appunto, pregiudizi, come è stato proposto tanti anni or sono, dagli appelli ad una più incisiva politica di riduzione del danno e ad una sostanziale distinzione, sotto il profilo legislativo, dei derivati della cannabis indica dalle altre sostanze stupefacenti.
Appelli sottoscritti da autorevoli esponenti della cultura, della società civile, del volontariato e da operatori delle strutture pubbliche, fra i quali si vuole ricordare, a
testimonianza della possibilità di un approccio laico a questioni complesse che richiedono equilibrio e capacità di innovazione, il senatore a vita, ora scomparso, Paolo Emilio Taviani, firmatario di un appello al Parlamento promosso da Franco Corleone e Luigi Manconi e sottoscritto, fra gli altri, da Michele Salvati, Antonio Tabucchi, Umberto Veronesi, in cui fra l’altro si affermava che «la legalizzazione delle cosiddette "droghe leggere" è opportuna non solo perché la valutazione delle conseguenze connesse al loro consumo non dovrebbe interessare il diritto penale (se non nei casi in cui il consumo, appunto, nuocesse ad altri)» e che «l’uso della cannabis non viene vietato in quanto pericoloso, ma è pericoloso proprio in quanto vietato». Nel corso di questi anni la logica penale ha aggravato e pesantemente condizionato la realtà del nostro Paese e reso ancora più difficile un diverso ed equilibrato approccio ai problemi delle tossicodipendenze, in generale, e alla realtà del consumo delle sostanze illegali.
I dati relativi alla sfera penale sono nel contempo drammatici e indicativi. In Italia come in Europa il 50 per cento dei detenuti è in carcere per reati connessi al consumo di sostanze stupefacenti.
CONSIDERATO CHE
L’Europa, con l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT), ha da tempo sollecitato i Paesi europei a misure positive di riduzione del danno, sulla base anche delle esperienze ormai diffuse e consolidate: dalla Svizzera all’Olanda, dalla Germania alla Spagna, dal Belgio al Portogallo. Di contro in Italia l’approccio penale deprime e rende complesso il ruolo delle strutture pubbliche, come dimostrano i dati contenuti nelle relazioni annuali al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze, e limita la possibilità di attuazione di progetti sperimentali di riduzione del danno.
CONSIDERATO CHE
Recentemente l’associazione «Forum Droghe» ha curato l’edizione italiana del volume: «Dopo la war on drug». Un piano per la regolamentazione legale delle droghe, un testo elaborato dalla Fondazione inglese Transform impegnata da anni sul terreno della politica di riforma delle droghe. Il lavoro presenta una serie di opzioni pratiche e concrete per la creazione di un sistema normativo globale per tutte le sostanze psicoattive ad uso non medico, tracciando chiaramente un percorso di superamento della proibizione definita dalle Convenzioni delle Nazioni Unite. Sono molte le voci che ormai certificano il fallimento della war on drugs come testimonia il documento della Commissione latino-americana su droghe e democrazia, un organismo di esperti promosso dagli ex Presidenti Cardoso del Brasile, Gaviria della Colombia e Zedillo del Messico che chiedono un cambio di paradigma; un altro documento fondamentale è quello di questo anno della Global Commission on drug policy presieduta dall’ex Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, che chiede una scelta a favore della legalizzazione.
Non va trascurato neppure il costo fiscale del proibizionismo. Recenti contributi teorici sostengono la superiorità degli strumenti fiscali per contenere il consumo di droghe rispetto alla applicazione di una normativa proibizionista.
In Italia il consumo di tabacchi ed alcolici è appunto scoraggiato tramite l’imposizione di una elevata tassazione. Uno studio del professor Marco Rossi dell’Università La Sapienza di Roma, stima le imposte ricavate sulla vendita della cannabis in 5,5 miliardi l’anno.
Il Consiglio Comunale di Milano
IMPEGNA il Sindaco e la Giunta
Ad attivarsi presso il Governo perché esso emani un decreto di legge che preveda il passaggio da un impianto di tipo proibizionistico ad un impianto di tipo legale della produzione e della distribuzione delle droghe cosiddette «leggere» traendo spunto dal disegno di legge dei Senatori Della Seta e Ferrante che propongono una norma che consenta, in deroga alle previsioni dei titoli III, IV, V e VI del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, la coltivazione a fini di commercio, l’acquisto, la produzione e la vendita di cannabis indica e dei prodotti da essa derivati tenendo ferme le normative repressive del traffico internazionale e clandestino di droghe, oggetto della gran parte delle convenzioni internazionali in materia di droghe. Un successivo decreto potrebbe determinare le caratteristiche dei prodotti destinati alla vendita al dettaglio, della tipologia degli esercizi autorizzati alla vendita e della loro distribuzione sul territorio, nonché dei locali pubblici in cui potrebbe essere consentito il consumo delle sostanze. La soluzione proposta consentirebbe l’introduzione di un’imposta sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo (accisa) e nel breve periodo di promuovere una fase necessaria di transizione e sperimentazione, che deve vivere di una ulteriore sedimentazione di una cultura diffusa in ordine alla tollerabilità del consumo di droghe “leggere”.
Luca Gibillini
Marco Cappato
Anita Sonego
Emanuele Lazzarini


venerdì 10 gennaio 2014

Regolamento Edilizio: quando un articolo può cambiare una città

Sono passati venti mesi esatti dall'occupazione della Torre Galfa. Il primo Macao. Il primo grande elettroshock collettivo, che ha aperto gli occhi della città sull'assurdità di quei ventiseimila metri quadri inscatolati in una gabbia di acciaio e vetro, dell'ingiustizia di tutti i luoghi sottratti alla collettività e lasciati a morire nell'incuria, abbandonati nel cuore di una Milano così affamata di spazi da riscoprire e liberare.
Venti mesi fa c'era qualcuno che rivendicava, qualcuno che contestava, qualcuno che si indignava. Sicuramente tutti ci chiedevamo: come? Come fermare quel degrado, contrastare l'abbandono, restituire un senso pubblico a quei pezzi di città lasciati nell'incuria?
Venti mesi dopo abbiamo una risposta.
La piccola grande rivoluzione arriva con uno strumento che porta il nome di Regolamento Edilizio. E che prevede, in uno dei suoi articoli più importanti (il numero 12), che tutti gli edifici non manutenuti e non utilizzati da più di 5 anni e per almeno il 90% della superficie, possano essere, dopo un preciso iter amministrativo, restituiti ad una funzione pubblica.
Come? 
Il Comune, accertato lo stato di abbandono, potrà diffidare la proprietà ad eseguire interventi di ripristino e messa in sicurezza dell'edificio. I proprietari dovranno presentare un progetto preliminare per l'esecuzione degli interventi, e se non lo faranno, il Comune interverrà in via sostitutiva, addebitando il costo più una sanzione. Se poi l’intervento dovesse essere troppo oneroso o non immediatamente eseguibile dal Comune, si potrà attribuire ai beni in questione una destinazione pubblica.
In più, (!) se un soggetto che possiede immobili in disuso chiederà di costruire su aree libere, non gli verrà rilasciata l'autorizzazione fino a che non avrà avviato i lavori di ristrutturazione dell'immobile abbandonato.

Il Regolamento, licenziato dalla Giunta, è ora al vaglio della Commissione Urbanistica e arriverà a breve in Consiglio Comunale. Ci sarà sicuramente da lottare, ma portare a casa questo successo sarà davvero una vittoria storica per la nostra città. Una risposta alla speculazione immobiliare che ha trasformato, sventrato e poi abbandonato, una risposta al bisogno di spazi dove far vivere la città pubblica, quella disegnata con il Piano di Governo del Territorio e ora forte di un ulteriore, importantissimo, strumento di tutela.

Per consultare il testo ora in discussione (quindi non definitivo) clicca qui.

Emanuele Lazzarini


 

mercoledì 8 gennaio 2014

Per uno sportello unico del pubblico spettacolo

Il settore della produzione di pubblico spettacolo è strategico nell’ottica di uno sviluppo economico, sociale e culturale di tutte le città europee. La deburocratizzazione degli iter autorizzativi è uno strumento indispensabile per favorire, sopratutto in un periodo di contrazione delle risorse pubbliche, il suo sviluppo.

Oggi la legislazione che interviene nel pubblico spettacolo è particolarmente complessa. Un operatore che vuole organizzare un evento può arrivare a dover affrontare fino a 19 tra pratiche ed autorizzazioni. E’ evidente che questa situazione, che intreccia molti livelli di competenza (Asl, Siae, Comune, Regione, Arpa…) limita notevolmente la possibilità di offrire intrattenimento, cultura e creatività.
E' per questo che, insieme ai consiglieri Gibillini e Barberis, ho presentato in Consiglio Comunale una mozione per l’istituzione dello Sportello Unico Spettacolo del Comune di Milano, per avviare un processo di semplificazione normativa nell’organizzazione di eventi.
Lo sportello unico è un luogo fisico dove espletare tutte le pratiche, ma anche un luogo dove trovare un accompagnamento per facilitare la creazione di eventi.

Con questa mozione scommettiamo su una città che moltiplicherà eventi culturali e di intrattenimento, che sarà sempre più viva, aperta e attrattiva, una città che sviluppa cultura anche come motore di occupazione e di economia, dove i protagonisti possono essere anche soggetti non professionisti.

Con la mozione, poi, accogliamo e facciamo nostro il risultato dei molti confronti sul tema fatti con gli operatori, i Consigli di Zona e con l’Assessorato alla cultura, in particolare, in occasione del Forum delle politiche giovanili del Comune di Milano, tenutosi alla Fabbrica del Vapore tra il 27 e il 29 Settembre 2013.

La realizzazione dello Sportello Unico Spettacolo è possibile già nel 2014, nonostante sia un'operazione non semplice né automatica. Certamente dovrà essere uno degli strumenti a disposizione di Milano in vista di un Expo 2015 ricco di cultura.

Qui sotto il testo della mozione:


MOZIONE:
ISTITUZIONE SPORTELLO UNICO PUBBLICO SPETTACOLO DEL COMUNE DI MILANO
Preso Atto che:
  • Obiettivo tra le priorità del Comune di Milano è la semplificazione burocratica, volta a snellire le procedure e a generare più semplici opportunità di sviluppo economico e culturale nella città.
  • Si intende pubblico spettacolo temporaneo manifestazioni con caratteristiche di spettacolo (quali concerti, rappresentazioni teatrali, performance artistiche) che si svolgono alla presenza necessaria di pubblico genericamente inteso, in luoghi aperti o chiusi adibiti all’evento.
  • Milano vanta enormi potenzialità di produzione culturale e artistica, grazie ad un tessuto sociale ed economico ricco di innovazione e creatività.
  • E’ obiettivo condiviso creare le migliori condizioni affinché si possa sviluppare un’offerta culturale per i cittadini più ampia, variegata e aggregativa possibile, anche in virtù del potenziale economico ed occupazionale che la cultura detiene.
  • In occasione del Forum delle politiche giovanili del Comune di Milano, tenutosi alla Fabbrica del Vapore tra il 27 e il 29 Settembre 2013, molti giovani milanesi, imprenditori o rappresentanti di associazioni, hanno sollevato la volontà e la necessità di moltiplicare l’offerta culturale e aggregativa in città e, contestualmente, evidenziando contestualmente la criticità attuale, dovuta alla complessità dei processi amministrativi e degli evidenti limiti che tale complessità impone ad un pieno sviluppo dell’economia degli eventi culturali.
  • L’incremento di eventi e momenti culturali ed aggregativi di pubblico spettacolo rappresenta un obiettivo perché è strumento di sviluppo economico, culturale, turistico e di valorizzazione del territorio per la città di Milano.
  • La contrazione progressiva di risorse pubbliche impone alle amministrazioni di promuovere e permettere sempre più manifestazioni che svolgano una funzione pubblica.
  • E’ importante favorire la produzione di spettacolo anche da parte di soggetti non professionisti, non solo attraverso lo snellimento burocratico, ma anche attraverso l’accompagnamento agli iter autorizzativi e soprattutto immaginando strumenti innovativi di facilitazione e formazione per la realizzazione di eventi di qualità.
Considerato che:
  • La legislazione che interviene sul pubblico spettacolo (specialmente in area pubblica) è particolarmente complessa e intreccia numerosi livelli di competenza: nazionali, regionali, Asl, Arpa, Siae, ma anche numerosi settori interni all’amministrazione comunale: licenza pubblico spettacolo, cosap, impatto acustico, urbanistico, somministrazione alimenti e bevande, per fare alcuni esempi, con la conseguente necessità, da parte di un operatore del settore o di un organizzatore, di ottenere fino a 19 diversi permessi o autorizzazioni per poter offrire alla città un evento o un esibizione culturale. Autorizzazioni attualmente necessarie da ottenere in altrettanti sportelli o luoghi con gerarchie di concessione non sempre lineari.
  • L’alto numero di pratiche e di autorizzazioni necessarie per lo svolgimento di un pubblico spettacolo a Milano, molto spesso genera impossibilità da parte di soggetti, soprattutto se non imprese specializzate, di offrire intrattenimento, cultura e creatività alla città.
  • Il Comune di Milano ha intrapreso un importante processo di semplificazione amministrativa che coinvolge mobilità, edilizia, cinema, informatizzazione dei processi e molto altro.
  • Lo snellimento burocratico e facilitazione normativa favorisce e agevola tutte le manifestazioni che hanno al loro interno caratteristiche di spettacolo, quindi anche eventi di carattere sociale, educativo, sportivo, di intrattenimento o di promozione culturale in generale.

IL CONSIGLIO COMUNALE DI MILANO IMPEGNA LA GIUNTA


A realizzare entro l’anno 2014 lo sportello unico del pubblico spettacolo.

Luca Gibillini 
Emanuele Lazzarini
Filippo Barberis



martedì 24 settembre 2013

La cura dell'arte pubblica

Non ho mai pensato che i Cleaning Day fossero la risposta al graffitismo vandalico.
In 4 anni, l’amministrazione Moratti spese 35 milioni per la pulizia dei muri.

I risultati? Sotto gli occhi di tutti. I muri della città sono sporchi come prima.
Per questo sono convinto che, per ottenere risultati migliori, si debba cambiare completamente la prospettiva. Con un po’ di coraggio, spostare e l’attenzione su un piano diverso.
Con un ventesimo di quei 35 milioni, ad esempio, potremmo costruire, in collaborazione con tutte le Zone di decentramento, un festival cittadino di arte muraria che coinvolga tutta Milano (dai migliori artisti che abbiamo in città  alle nuove generazioni, stimolando imprenditoria artistica e costruendo percorsi educativi con le scuole), promuovere una campagna di comunicazione contro il graffitismo vandalico, valorizzare il nostro patrimonio dal centro ai muri storici delle periferie, ed educare alla differenza tra arte e vandalismo, contribuendo a risolvere buona parte del problema del degrado dei nostri muri.
Il graffitismo vandalico si alimenta di frizioni e conflitti. Quei conflitti che, troppo spesso, le passate Amministrazioni hanno cercato e voluto, con risultati molte volte discutibili e pratiche di contrasto poco efficaci e durevoli per il decoro di tutta la città: la strategia della repressione è sempre stata un fallimento, ovunque, e ha portato a sperperare denaro pubblico.
Se il cleaning day ha costi intorno ai 10 mila euro, proprio qualche giorno fa, in via Lombroso, le commissioni cultura e politiche sociali del Consiglio di Zona 4 (in collaborazione con Sogemi) spendendo solo 1.000 euro di contributi per i laboratori di pittura per i bimbi, hanno promosso un intervento di riqualificazione urbana, che ha coinvolto associazioni, scuole e un gruppo di artisti milanesi, restituendo alla città un muro della superficie pari a quella che verrà ripulita domenica, durante il Cleaning Day.
Naturalmente tutto questo non significa che i muri non vanno puliti: è fin troppo ovvio che sia vero il contrario. Credo però però che - pena il fallimento delle nostre azioni - dobbiamo prestare la massima attenzione a cosa facciamo e con chi lo facciamo. Perché, paradossalmente, Milano ha visto la sua peggiore devastazione quando è iniziata la fase più repressiva: da questo tipo di scontro è dura uscirne "vincitori" servendosi dei i metodi di sempre (e la realtà è lì a dimostrarlo).
Oggi abbiamo davanti due strade: continuare a ricalcare le azioni fallimentari del passato, oppure provare strade nuove. La scelta, in Europa, l’hanno già fatta, e ha funzionato.
Ora tocca a noi.

[Considerazioni e proposte condivise con Paola Bocci, pensando al Cleaning day del 29 settembre]

giovedì 11 luglio 2013

Registro sulle vololontà del fine vita, un altro piccolo passo sulla strada dei diritti

Abbiamo approvato la delibera di iniziativa popolare che istituisce il registro sui trattamenti sanitari di fine vita (o meglio, il Registro delle attestazioni di deposito in merito alle dichiarazioni anticipate di volontà sui trattamenti sanitari di fine vita).
D'ora in poi, il Comune potrà ricevere e conservare un documento che attesta dove e presso chi un cittadino ha lasciato le proprie disposizioni su trapianti di organi, cremazione, e soprattutto trattamenti medici che intende o non intende consentire su di sé, quando si ritrova in una situazione di perdita di coscienza permanente e irreversibile.
L’iscrizione al Registro averrà nella forma di dichiarazione sostitutiva di attore notorio, potrà essere richiesta da tutti i residenti del Comune di Milano e il venir meno della residenza non comporterà la cancellazione. I cittadini potranno comunque, in ogni momento, chiedere la modifica o la totale rimozione della dichiarazione. I dichiaranti potranno anche nominare dei fiduciari che avranno il compito di collaborare all’attuazione delle dichiarazioni.
E' un passo piccolo ma importante, ma è chiaro che senza un intervento del Parlamento che colmi questo vuoto legislativo, la strada dei diritti sarà sempre in salita.

venerdì 5 luglio 2013

PUMS. Quando una "S" fa la differenza

Di cattiva mobilità si può morire.
Muoiono le città, quando diventano prigioniere di uno sviluppo urbanistico e infrastrutturale unicamente asservito trasporto privato; muoiono i suoi cittadini, lentamente, perdendo, senza accorgersene, la libertà di spostarsi e di godersi le bellezze della propria città.
Milano, per troppo tempo, si è attorcigliata nui suoi circoli viziosi, mix diabolici di alta concentrazione di automobili (55 ogni 100 abitanti, record in Europa), investimenti sbagliati (il tunnel di Gattamelata è solo l’ultima memoria di infiniti disastri), conservatorismi e scarsa capacità di visione.
Ma a volte, una “S” può fare la differenza. Quella “S” che ha innalzato il vecchio PUM (Piano della Mobilità) a PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), vera e propria anima della strategia di transizione ecologica su cui ci giochiamo la qualità del futuro della nostra città.
Da mesi ormai l’esperienza di successo di Area C è diventata testimonianza ambita e preziosa nei convegni sulla sostenibilità urbana di tutta Europa.
Ma con il percorso iniziato ieri, l'avvio del confronto sul nuovo Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, si fa ancora di più. Con coraggio, imbocchiamo la strada che getterà le basi per una svolta tangibile nel sistema di mobilità della nostra città, proiettandoci verso le migliori pratiche europee di sostenibilità urbana. Sviluppo delle infrastrutture per il trasporto pubblico, promozione di isole pedonali, ambientali ed ecologiche, supporto alla mobilità dolce, promozione della mobilità elettrica, smart, pulita e condivisa, attenzione alla sicurezza stradale, innovazione della logistica urbana, abbattimento delle barriere architettoniche.
Sono i principali cardini su cui si svilupperà il percorso dei prossimi sei mesi, aperto alla città e ai soggetti istituzionali e non istituzionali che avranno interesse a partecipare.
Per tutti potrà essere un'occasione per ridisegnare le forme e il senso della nostra città. Basterà saperla sfruttare, senza ideologia, senza strumentalizzazioni, e magari senza accusare chi lavora per fare di Milano una città più vivibile di essere arcaici o contadini, "con le carrozze e i calesse al posto delle auto”.




giovedì 11 aprile 2013

Tutta la verità sul piano Rom

Tutto è iniziato con un articolo di Libero del 9 aprile: "Trentamila euro a famiglia. Ecco il regalo di Pisapia ai Rom". Due pagine di menzogne e falsità ben congegnate, preparate nei dettagli per innescare la solita bomba dell'odio facile.
Poi, come previsto, la rete si scatena. Questa è solo una delle tante pagine che ha rilanciato la bufala, alimentando un'onda di odio e di razzismo da brividi.
Con fatica, abbiamo tutti provato a raccontare la verità. Ma si sa com'è, una volta accesa la miccia... è quasi sempre troppo tardi.
Ma tant'è, eccoci qui. Vale sempre e comunque la pena provarci, non arrendersi davanti alla disinformazione che sa tanto di calunnia.
Ecco dunque.
Il “Piano Rom” fu varato nel 2008 dal ministro dell’Interno Maroni (Governo Berlusconi). Riguardava Milano, Napoli e Roma. Per la nostra città furono stanziati 13,6 milioni di euro. Nel provvedimento fu previsto anche che i prefetti diventassero “commissari” per la realizzazione degli interventi.
L'allora Giunta Moratti spese 8 milioni. Come? Principalmente chiuse il campo di via Triboniano. Progettò la riqualificazione dei campi di via Chiesa Rossa e Martirano ma senza finire i lavori. Diede 15mila euro alle famiglie Rom che dichiaravano di voler tornare nei paesi di origine.
A Milano ovviamente i campi non sono mai scomparsi e molti Rom dopo un breve passaggio nei paesi di origine sono tornati in città. Il 16 novembre 2011 il Consiglio di Stato bocciò il “Piano Rom” della Giunta Moratti contestando il fatto che la presenza di Rom fosse definibile come emergenza, quando invece si tratta di una presenza ordinaria.
Il mese scorso l’attuale Giunta, realizzando un nuovo progetto, è riuscita a farsi restituire i soldi non utilizzati che erano stati bloccati dalla Prefettura e restituiti al Governo.
Sono 5 milioni di euro di fondi statali, ovviamente vincolati ad azioni per la gestione della presenza di Rom. E' quindi del tutto priva di ogni fondamento l’ipotesi che siano dati 30mila euro a famiglia Rom... Il "Piano Rom" non prevede affatto di destinare ai Rom alcuna somma di denaro.
Le azioni che verranno messe in atto, concordate con Governo e Prefettura e completamente finanziate dallo Stato, sono di tre tipi:
  • Allontanamenti programmati dai campi abusivi e messa in sicurezza dei terreni per impedire la rioccupazione (come nel campo di Bacula);
  • Offerta di ospitalità nei  centri di emergenza sociale, dormitori gestiti da Protezione civile, Terzo settore e controllati dalla Polizia locale (es: via Barzaghi), per evitare che siano occupate altre aree. (Nelle prossime settimane ne verrà aperto un secondo, in un’area abbandonata al degrado e oggi soggetta a occupazioni di Rom);
  • Percorsi di integrazione che prevedeno, a fronte dell’assistenza, l’obbligo a mandare i figli a scuola, seguire un percorso di formazione professionale, collaborare eventualmente con i servizi sociali.
In questo modo il Comune sceglie di offrire dignità e richiedere il rispetto delle leggi, e ciò è possibile solo puntando sulla cancellazione delle strutture abusive contestualmente alla creazione di realtà legali.
Come d'altronde si diceva in campagna elettorale: "con i Rom, come mostrano una serie di esempi positivi, è possibile fare passi avanti, innanzitutto perché nella maggioranza dei casi si tratta di cittadini italiani o comunitari. E’ del tutto evidente che vanno contrastate le forme di sfruttamento dei minori e le attività illegali. Ma questo non è in alcun modo di impedimento per politiche positive: è possibile affrontare il problema della casa – guardando per esempio alle esperienze di autocostruzione; facilitare attività legali di artigianato e intrattenimento musicale, impegnarsi per la frequenza dei bambini a scuola e preparare l’uscita dalla esperienza comunque negativa dei campi".

venerdì 18 gennaio 2013

Expo 2015: a che punto siamo?

Qualche giorno fa ho fatto un gioco.
Camminando in piazza del Duomo, ho chiesto a una cinquantina di passanti se sapessero qual è il tema di Expo 2015, il senso dell’evento, la ragione ultima per la quale più di 100 paesi e 20 milioni di visitatori si catapulteranno a Milano, tra maggio e ottobre del 2015. Solo in sette sapevano, circa il 15 percento. Senza alcuna pretesa di trarne un dato statisticamente significativo, quello registrato è forse il sentimento di una città che si sente, ancora e sempre più pericolosamente, esclusa e lontana dal comprendere l’essenza di un evento che, secondo i piani, dovrebbe costituirsi come un momento unico, straordinario e universale, volano per l’economia del territorio (grazie ai 34 miliardi di euro di benefici economici e ai 70mila posti di lavoro stimati), nonché preziosa arena di confronto sulle tematiche dell’alimentazione e dell’energia.
Senza dubbio, con “solo” ottocentocinquanta giorni davanti, è naturale che il 2013, come più volte sottolineato dall’ad di Expo Giuseppe Sala, sarà l’anno della verità, sotto tutti i fronti. Per quanto riguarda i cantieri del sito espositivo, ad esempio, oggi se ne contano tre, con circa 200 operai al lavoro: quello per l’eliminazione delle interferenze (chiusura prevista nell’aprile 2014), quello per l’allestimento del campo base per le maestranze, e infine quello per la costruzione delle infrastrutture di base (la cd. “piastra”, che dovrebbe concludersi nell’autunno del 2014). Sono state chiuse 13 gare d’appalto e altre 6 sono in corso di aggiudicazione; a stretto giro, poi, sono in arrivo almeno altri tre bandi fondamentali: quello per il Media Center, l’Expo Center e le architetture di servizio, per una spesa complessiva che supera i 100 milioni di euro. Entro la fine del 2014 dovrebbero concludersi i lavori per i manufatti e le infrastrutture, per poi sorgere, entro marzo del 2015, i padiglioni dei Paesi partecipanti, che dopo la firma di Laos, Ordine di Malta e Zimbabwe, hanno raggiunto quota 116.
Dal punto di vista del messaggio e dei contenuti, i passaggi sono ugualmente stretti e obbligati. Da una parte il mondo del no profit scalpita: già nell’ottobre 2011, sotto un cappello che racchiude quasi 50 associazioni (tra cui Acli, Arci, Legambiente, Action Aid, Agesci, Mani Tese, Oxfam, Save the Children, WWF), è stato lanciato il “manifesto per l’Expo dei popoli”, che sintetizza una serie di contenuti, impegni e richieste per far sì che l’appuntamento del 2015 possa essere valorizzato all’interno di un percorso più ampio di consapevolizzazione intorno al valore dei beni comuni, e di scelte politiche orientate allo sviluppo civile, all’equità, alla lotta alla povertà.
Dall’altra, Comune e società Expo sono accusati di una scarsa attenzione e di un colpevole ritardo. Il punto di unione tra l’evento Expo e il mondo del no profit, oggi, si chiama soprattutto cascina Triulza. Finalmente, dopo una lunga serie di sollecitazioni, il 31 dicembre 2012 è stato emesso l’avviso pubblico relativo all’ “individuazione del concessionario del servizio di gestione e valorizzazione dell’immobile”, con cui verranno selezionati i soggetti del Terzo Settore che, per il periodo dell’Expo, saranno responsabili della gestione e della valorizzazione della cascina, attraverso una serie di eventi e attività finalizzate ad alimentare il dibattito sul tema dell’agricoltura, della nutrizione e della sostenibilità.
Ma già un mese prima, durante la seduta della commissione Expo del Comune di Milano, Sergio Silvotti, portavoce del Forum del Terzo Settore, aveva evidenziato le enormi difficoltà che le associazioni avrebbero dovuto affrontare nel reperire per tempo i finanziamenti da banche e sponsor, di fronte al grave ritardo della società nel pubblicare il bando. Già, perché se la ristrutturazione dell’immobile è interamente a carico della società Expo, i costi della programmazione saranno invece a carico del gestore, che potrà (e dovrà) avvalersi di sponsorizzazioni e finanziatori terzi. Un ulteriore nodo ancora da sciogliere, che crea malumori e preoccupazioni nel mondo del no profit, è quello della durata della gestione, e quindi, di riflesso, della sostenibilità economica della stessa. Se da una parte infatti il bando prevede una collaborazione a tempo determinato (i sei mesi di Expo), le associazioni vorrebbero invece avere garanzie dal Comune del fatto che cascina Triulza rimarrà, nel dopo Expo, polo del volontariato e del no profit, nonostante la già prevista apertura, nel 2014, di “Vo.Ce”, la nuova Casa del Volontario in zona Repubblica.
Paolo Petracca, presidente delle Acli provinciali di Milano nonché referente per “Expo dei Popoli”, si dice “diviso tra un sentimento di speranza e di disperazione, scoraggiato dallo scarso interesse dimostrato dalle istituzioni rispetto a tematiche così importanti per l’umanità, che pur sono state sostenute a livello di protocolli di intesa, ma comunque speranzoso per i prossimi passi da fare insieme”. Insieme, e con decisione, pena un Expo di strade, canali e grattacieli, ma privo dell’ingrediente più importante: la forza di un messaggio dirompente che faccia emergere in ciascuno il senso di urgenza nel costruire un mondo sostenibile ed equo, ora.

[da Unimondo.it]


mercoledì 16 gennaio 2013

Buon compleanno Area C!

Un anno fa era il 16 gennaio 2012. Si inaugurava Area C, pietra miliare di una nuova strategia per la vivibilità urbana a Milano, risposta alla volontà popolare emersa in un referendum, ed evoluzione di un progetto -Ecopass- che dopo aver fatto egregiamente il suo dovere era giunto al capolinea della sua efficacia.
Oggi, un anno, dopo, è tempo di bilanci.
E se gli obiettivi di Area C, com'è vero, sono:
  • la riduzione della congestione da traffico, 
  • la diminuzione dei tempi di percorrenza, 
  • la riduzione della domanda di sosta su strada e dei tassi di incidentalità, 
  • il taglio delle emissioni inquinanti da traffico, 
  • la riduzione del rischio sanitario legato all’inquinamento,
  • l’aumento degli spostamenti sui mezzi pubblici e 
  • la possibilità di investire risorse per lo sviluppo della mobilità sostenibile, 
...allora, a guardare i numeri, possiamo sorridere: tutti sono stati raggiunti.
Il calo medio del traffico rispetto al 2011, in un anno, è stato di oltre il 31%, con circa 41.000 ingressi in meno ogni giorno. Fuori dalla cerchia dei Bastioni le auto si sono ridotte del 7%. Confermata anche l’assoluta prevalenza di ingressi occasionali, con oltre l’81% dei veicoli entrati per meno di dieci volte in un anno. Infine, oltre il 70% dei veicoli intestati ai residenti non ha superato i 40 ingressi gratuiti annuali. 
Parallelamente, sono state finanziate altre opere chiave per la mobilità: dai quasi 4 milioni per il parcheggio di interscambio a Comasina ai 3 milioni per le Zone 30, fino ai 20 milioni per creare e riqualificare corsie e piste ciclabili.
Le risorse del 2012 di Area C (in totale, oltre 20 milioni 300mila euro: qui il bilancio economico) sono arrivate per il 48% da titoli cartacei e parcometri, per il 30,4% da Telepass, per il 12,5% da Pin attivati su areac.it, per l’8,5% dalle attivazioni di Rid (possibili fino a settembre 2012) e per lo 0,6% da attivazioni effettuate agli sportelli bancomat di Intesa Sanpaolo.


Come promesso, poi, Area C ha consentito all'Amministrazione di reinvestire tutte le risorse in opere di mobilità sostenibile, a partire dall'aumento delle corse dei mezzi pubblici e delle stazioni del BikeMi. Grazie ad Area C, infatti, oltre 13 milioni di euro, al netto dei costi di gestione del servizio (7 milioni 100mila euro), sono stati destinati al potenziamento di metropolitane, tram e autobus e all’attuazione della seconda fase del bike sharing.
Con i 10 milioni per i mezzi pubblici è stato possibile potenziare 14 linee di superficie in tutta la città, tra tram e autobus, con quasi 300 corse in più al giorno, e aumentare il numero di corse di tutte le metropolitane (36 in più al giorno), sulle quali è stato anche esteso l’orario di punta (fino alle 10 del mattino, anziché fino alle 9). Inoltre, grazie agli ulteriori 3 milioni di euro sono state portate fuori dal centro le stazioni del BikeMi: da marzo 2012 a oggi sono passate da 120 a 166 (+ 38%), per oltre 2.800 bici in circolazione, e supereranno quota 200 nei prossimi mesi, con un aumento del 75% (qui le linee potenziate dei mezzi pubblici e qui l’elenco delle 46 nuove stazioni BikeMi attivate da marzo 2012 a gennaio 2013).


Infine, pur non potendo avere effetti strutturali sulle concentrazioni di altri agenti inquinanti, Area C ha ridotto in questo primo anno le emissioni di PM10 allo scarico (-10% rispetto al 2011, e del 58% rispetto al 2008), PM10 totale (-18% rispetto al 2011, -39% rispetto al 2008), ammoniaca (-42% rispetto al 2011, -71% rispetto al 2008), ossidi totali di azoto (-18% rispetto al 2011, -43% rispetto al 2008), biossidi di azoto (-25% rispetto al 2011, -45% rispetto al 2008), anidride carbonica (tra -35% e -38% rispetto agli anni precedenti).
Dall’ultima campagna di monitoraggio del Black Carbon, poi, effettuata dall’1 al 28 ottobre 2012 in due siti, uno interno e uno esterno alla Ztl Cerchia dei Bastioni, emerge che le concentrazioni di Black Carbon sono più basse in Area C in media del 33% nella prima settimana (con riscaldamenti spenti) e del 12% nell’ultima settimana (con riscaldamenti accesi). In particolari giornate, le medie di riduzione hanno raggiunto quota -52% (prima settimana) e -24% (ultima settimana).
Buon compleanno, Milano!