Muoiono le città, quando diventano prigioniere di uno sviluppo urbanistico e infrastrutturale unicamente asservito trasporto privato; muoiono i suoi cittadini, lentamente, perdendo, senza accorgersene, la libertà di spostarsi e di godersi le bellezze della propria città.
Milano, per troppo tempo, si è attorcigliata nui suoi circoli viziosi, mix diabolici di alta concentrazione di automobili (55 ogni 100 abitanti, record in Europa), investimenti sbagliati (il tunnel di Gattamelata è solo l’ultima memoria di infiniti disastri), conservatorismi e scarsa capacità di visione.
Ma a volte, una “S” può fare la differenza. Quella “S” che ha innalzato il vecchio PUM (Piano della Mobilità) a PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), vera e propria anima della strategia di transizione ecologica su cui ci giochiamo la qualità del futuro della nostra città.
Da mesi ormai l’esperienza di successo di Area C è diventata testimonianza ambita e preziosa nei convegni sulla sostenibilità urbana di tutta Europa.
Ma con il percorso iniziato ieri, l'avvio del confronto sul nuovo Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, si fa ancora di più. Con coraggio, imbocchiamo la strada che getterà le basi per una svolta tangibile nel sistema di mobilità della nostra città, proiettandoci verso le migliori pratiche europee di sostenibilità urbana. Sviluppo delle infrastrutture per il trasporto pubblico, promozione di isole pedonali, ambientali ed ecologiche, supporto alla mobilità dolce, promozione della mobilità elettrica, smart, pulita e condivisa, attenzione alla sicurezza stradale, innovazione della logistica urbana, abbattimento delle barriere architettoniche.
Sono i principali cardini su cui si svilupperà il percorso dei prossimi sei mesi, aperto alla città e ai soggetti istituzionali e non istituzionali che avranno interesse a partecipare.
Per tutti potrà essere un'occasione per ridisegnare le forme e il senso della nostra città. Basterà saperla sfruttare, senza ideologia, senza strumentalizzazioni, e magari senza accusare chi lavora per fare di Milano una città più vivibile di essere arcaici o contadini, "con le carrozze e i calesse al posto delle auto”.
Milano, per troppo tempo, si è attorcigliata nui suoi circoli viziosi, mix diabolici di alta concentrazione di automobili (55 ogni 100 abitanti, record in Europa), investimenti sbagliati (il tunnel di Gattamelata è solo l’ultima memoria di infiniti disastri), conservatorismi e scarsa capacità di visione.
Ma a volte, una “S” può fare la differenza. Quella “S” che ha innalzato il vecchio PUM (Piano della Mobilità) a PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), vera e propria anima della strategia di transizione ecologica su cui ci giochiamo la qualità del futuro della nostra città.
Da mesi ormai l’esperienza di successo di Area C è diventata testimonianza ambita e preziosa nei convegni sulla sostenibilità urbana di tutta Europa.
Ma con il percorso iniziato ieri, l'avvio del confronto sul nuovo Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, si fa ancora di più. Con coraggio, imbocchiamo la strada che getterà le basi per una svolta tangibile nel sistema di mobilità della nostra città, proiettandoci verso le migliori pratiche europee di sostenibilità urbana. Sviluppo delle infrastrutture per il trasporto pubblico, promozione di isole pedonali, ambientali ed ecologiche, supporto alla mobilità dolce, promozione della mobilità elettrica, smart, pulita e condivisa, attenzione alla sicurezza stradale, innovazione della logistica urbana, abbattimento delle barriere architettoniche.
Sono i principali cardini su cui si svilupperà il percorso dei prossimi sei mesi, aperto alla città e ai soggetti istituzionali e non istituzionali che avranno interesse a partecipare.
Per tutti potrà essere un'occasione per ridisegnare le forme e il senso della nostra città. Basterà saperla sfruttare, senza ideologia, senza strumentalizzazioni, e magari senza accusare chi lavora per fare di Milano una città più vivibile di essere arcaici o contadini, "con le carrozze e i calesse al posto delle auto”.
si ma studiando realmente la situazione e non applicando ideologie inapplicabili, vedi pista ciclabile in Via Gallarate, una cosa senza senso e senza collegamenti con la città, fatta in spregio del decentramento e della volontà degli abitanti.
RispondiEliminava bene meno auto, ma usando il cervello.
Milano, purtroppo, non è l'unica città a soffrire il mal d'inquinamento, l'Italia intera deve darsi una scossa, perché è doveroso rimboccarsi le maniche al fine di rendere più pulita e respirabile l'aria delle città.
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