La notizia, se così si può chiamare, è che non mi ricandiderò in Consiglio Comunale.
È stata una decisione complicata e sofferta, qualcuno di voi lo sa bene, ma sono convinto che sia quella giusta.
Non è per disaffezione o perché abbia smesso di credere in questo progetto di cui ho avuto l'incredibile fortuna di far parte, anzi. Se è vero che questi 5 anni sono stati irripetibili, oggi è ancora fondamentale vincere questa nuova sfida per raccogliere tutto quello che fino ad oggi abbiamo solo seminato… e per seminare ancora, e ancora.
E allora?
Come per tutti quelli della mia generazione, gli ormai-quasi-trentenni-accidenti!, questi anni che vengono sono cruciali. E chi ha fatto un'esperienza amminsitrativa sa bene quanto è difficile tenere insieme tutto, la politica, il lavoro, ...la vita.
Oggi scelgo di prendermi una pausa dalla politica per dare la priorità al mio percorso professionale, che con impegno e fatica ho iniziato a costruire in questi anni.
Rivendico con orgoglio questa scelta, che è stata dura ma elettrizzante: certo, mi ha impedito di dedicare il cento per cento del tempo a tutto (e quanto è stata dura accettarlo!), ma mi ha permesso di beneficiare di stimoli incrociati e di un punto di vista sempre vivo sul mondo al di fuori della stanza dei bottoni. Ma soprattutto è stata una scelta sana, perché quella strada che ho costruito oggi mi rende libero di fermarmi qui, libero di considerare questa esperienza amministrativa come una splendida parentesi al servizio della comunità, e non un mestiere che, dandoti da vivere, rischia di imprigionarti e di portarti via per la sua strada.
Sono stati 5 anni indimenticabili. Non fosse altro per quella cosa incredibile che abbiamo fatto in quel
maggio di cinque anni fa, quando nessuno ci credeva e invece...
E penso che un po' lo siano stati anche per chi mi è stato accanto in questo cammino, con quella presenza e quel supporto essenziale, senza il quale tutto sarebbe stato infinitamente più difficile.
Che poi, indubbiamente, difficile lo è stato, con tanti momenti grigi in cui la passione a malapena è bastata per restare in piedi. Ma la consapevolezza di essere lì, rigorosamente a scadenza, dentro gli ingranaggi di una città per provare a
cambiarla, non ha eguali, e lo sa bene chi l'ha vissuta con me -da dentro, da fuori, vecchi e nuovi- in questi 5 anni senza pari.
Ringrazio tutti voi, perché tutto questo non sarebbe mai esistito senza
che una banda di "matti" credesse in me in quel lontano 2011, e poi ancora e ancora, in questi anni di politica e passione, fino ad
oggi. Spero di aver ripagato, almeno un poco, la vostra fiducia. Spero
di non deludervi con questa scelta, ma so che capirete.
Con immensa gratitudine,
Lazza
lunedì 18 aprile 2016
lunedì 15 febbraio 2016
Sportello Unico Eventi, la migliore eredità di Expo
Due anni fa, con una mozione presentata in aula insieme ai consiglieri Gibillini e Barberis chiedevamo alla Giunta di istituire lo Sportello Unico del Pubblico Spettacolo, uno strumento di innovazione amminsitrativa che permette a chi vuole realizzare un evento di risparmiare decine di pratiche e moduli, accentrando tutte le richieste in un solo luogo.
Lo Sportello (sperimentale) era diventato realtà circa un anno dopo, permettendo agli operatori di liberare le loro energie creative, consentendo la crescita esponenziale delle iniziative durante il semestre di Expo2015.
Per capire la portata innovativa del servizio, basta pensare a quello che c'era prima della costituzione dello Sportello: ogni operatore doveva incontrare fino a 11 differenti uffici, oltre a presentare sino a 60 tra documenti e moduli, nonché attendere 23 passaggi burocratici che rendevano macchinosa e complessa l'organizzazione di eventi e manifestazioni in città.
La buona notizia di oggi è che dopo un lavoro durato mesi, lo “Sportello Manifestazioni ExpoinCittà”, diventa permanente (si chiamerà “Sportello Unico Eventi”). Avrà la medesima funzione di supporto, consulenza e semplificazione svolto durante il 2015 e il semestre di ExpoinCittà e offrirà a tutti gli operatori una gestione più snella, veloce e professionale per organizzare eventi a Milano.
Con l’istituzione permanente dello Sportello (che fa capo alla nuova Direzione specialistica Eventi in Città e Post Expo in collaborazione con le Direzioni /Settori Cultura, Commercio e Gestione Occupazione Suolo Pubblico Cultura e Commercio e con la Camera di Commercio di Milano) chiunque voglia organizzare eventi in città potrà recarsi in un unico ufficio (la stanza 348 al terzo piano di via Larga 12 - ingresso da via Pecorari 3) per ottenere consulenza personalizzata e richiedere le autorizzazioni necessarie per organizzare eventi e manifestazioni, compilando un unico modulo che riduce il numero delle pratiche da presentare grazie all’utilizzo del software Osapi, che consente la gestione informatica delle pratiche tra i diversi settori competenti.
Lo Sportello Unico sarà aperto al pubblico per attività di consulenza tutte le mattine da lunedì a giovedì, dalle ore 9 alle ore 12. Nelle stesse giornate, dalle ore 14.30 alle ore 16.30, sarà possibile fissare appuntamenti dedicati con gli operatori che ne facciano richiesta per fornire attività consulenziale in merito ad eventi complessi (grandi eventi). Le istanze saranno registrate in un protocollo Specifico dello “Sportello Unico Eventi”, aperto sempre da lunedì a giovedì dalle ore 9 alle ore 12.
Lo Sportello (sperimentale) era diventato realtà circa un anno dopo, permettendo agli operatori di liberare le loro energie creative, consentendo la crescita esponenziale delle iniziative durante il semestre di Expo2015.
Per capire la portata innovativa del servizio, basta pensare a quello che c'era prima della costituzione dello Sportello: ogni operatore doveva incontrare fino a 11 differenti uffici, oltre a presentare sino a 60 tra documenti e moduli, nonché attendere 23 passaggi burocratici che rendevano macchinosa e complessa l'organizzazione di eventi e manifestazioni in città.
La buona notizia di oggi è che dopo un lavoro durato mesi, lo “Sportello Manifestazioni ExpoinCittà”, diventa permanente (si chiamerà “Sportello Unico Eventi”). Avrà la medesima funzione di supporto, consulenza e semplificazione svolto durante il 2015 e il semestre di ExpoinCittà e offrirà a tutti gli operatori una gestione più snella, veloce e professionale per organizzare eventi a Milano.
Con l’istituzione permanente dello Sportello (che fa capo alla nuova Direzione specialistica Eventi in Città e Post Expo in collaborazione con le Direzioni /Settori Cultura, Commercio e Gestione Occupazione Suolo Pubblico Cultura e Commercio e con la Camera di Commercio di Milano) chiunque voglia organizzare eventi in città potrà recarsi in un unico ufficio (la stanza 348 al terzo piano di via Larga 12 - ingresso da via Pecorari 3) per ottenere consulenza personalizzata e richiedere le autorizzazioni necessarie per organizzare eventi e manifestazioni, compilando un unico modulo che riduce il numero delle pratiche da presentare grazie all’utilizzo del software Osapi, che consente la gestione informatica delle pratiche tra i diversi settori competenti.
Lo Sportello Unico sarà aperto al pubblico per attività di consulenza tutte le mattine da lunedì a giovedì, dalle ore 9 alle ore 12. Nelle stesse giornate, dalle ore 14.30 alle ore 16.30, sarà possibile fissare appuntamenti dedicati con gli operatori che ne facciano richiesta per fornire attività consulenziale in merito ad eventi complessi (grandi eventi). Le istanze saranno registrate in un protocollo Specifico dello “Sportello Unico Eventi”, aperto sempre da lunedì a giovedì dalle ore 9 alle ore 12.
sabato 12 dicembre 2015
SPECIALE #COP21 - Ecco il Paris Agreement
Un buon accordo. Dopo anni di
attesa, dopo il fallimento di Copenaghen, dopo anni di negoziati, è
finalmente arrivato il testo del Paris Agreement, il nuovo Accordo globale sui cambiamenti
climatici, che sarà a breve sottoposto all’approvazione della plenaria
della Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici di Parigi.
L’obiettivo di lungo termine è l’impegno alla stabilizzazione
dell’incremento delle temperature medie globali ben al di sotto i 2 gradi, ma sforzandosi di rimanere entro i +1,5 gradi alla fine del secolo.
Ma ciò che è ancor più importante, è la definizione
di un percorso chiaro di riduzione delle emissioni attraverso una
revisione degli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra ogni 5
anni.
Sono inoltre previste misure per l’adattamento con
lo scopo di aumentare la capacità adattativa, aumentare la resilienza e
ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici, anche a livello
regionale, sub-regionale e locale.
Riguardo agli aspetti finanziari,
è prevista la mobilitazione di un minimo di 100 miliardi di dollari
all’anno che i Paesi Industrializzati dovranno mobilitare verso i paesi
in via di sviluppo e l’implementazione del meccanismo di compensazione “loss and damage” per i Paesi più vulnerabili, con impegni non ancora sufficientemente stringenti, ma che costituiscono un buon inizio.
Ma vediamo nel dettaglio i contenuti nel nuovo accordo globale.
Ma vediamo nel dettaglio i contenuti nel nuovo accordo globale.
PREAMBOLO
Il preambolo ha subito pochi
cambiamenti, ma per lo più interessanti: dalla considerazione delle
conseguenze delle azioni atte a contrastare il cambiamento climatico, al
concetto di “giustizia climatica”. Sono stati mantenuti i
riferimenti ai diritti umani, al diritto alla salute, alle comunità
locali, ai migranti, ai bambini, alle persone con disabilità, alle
persone in situazioni vulnerabili, al diritto allo sviluppo, alla parità
di genere, all’empowerment delle donne e all’equità
intergenerazionale. Non ha invece trovato posto, come nell’ultima bozza,
un paragrafo che esplicitasse le responsabilità storiche.
ART. 1 – DEFINIZIONI
Le definizioni dell’Accordo sono rimaste
pressochè invariate, riconfermando il rinnovamento del legame tra
l’Accordo di Parigi e la Convenzione Quadro, aspetto che consentirà – ad
esempio – agli Stati Uniti di evitare il passaggio al Congresso che con
ogni probabilità ne bloccherebbe la ratifica.
ART. 2 – OBIETTIVO
Riconfermato l’obiettivo del
mantenimento dell’aumento di temperatura media globale bel al di sotto
dei 2°C, con lo sforzo di raggiungere l’obiettivo più ambizioso di
1.5°C, raccomandato dalla scienza.
ART. 3 – IMPEGNI DELLE PARTI
Questa breve sezione conferma come gli
impegni dei paesi dovranno diventare più ambiziosi nel tempo,
riconoscendo inoltre le necessità di sostenere i paesi in via di
sviluppo per l’effettiva attuazione dell’Accordo.
ART. 4 – MITIGAZIONE
Assente il target quantitativo di
riduzione delle emissioni da raggiungere entro il 2050, mentre
l’obiettivo di raggiungere la “neutralità” delle emissioni nella seconda
metà del secolo è stato esplicitato per chiarirne il significato
(ovvero, il raggiungimento di emissioni nette zero).
Ogni paese dovrà fare in modo che i
nuovi contributi nazionali volontari siano aggiornati ogni e cinque anni
e risultino i più ambiziosi possibili, tenendo conto delle
responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità.
Altro aspetto fondamentale, la differenziazione: sono infatti utilizzati
tre termini diversi nell’indicare le diverse responsabilità. “devono”, “dovrebbero”e “possono” sono stati utilizzati, rispettivamente, per i paesi sviluppati (a cui spettano “obiettivi di riduzione”), in via di sviluppo (cui si richiedono “sforzi di mitigazione”) e particolarmente vulnerabili.
ART. 5 - REDD+
Riguardo gli impegni volti a ridurre le
emissioni derivanti dalla deforestazione e dalla degradazione delle
foreste (REDD+) il linguaggio è tornato ad essere meno stringente. I
finanziamenti sulla base dei risultati raggiunti sono stati
esplicitamente inclusi tra le strategie incoraggiate per implementare e
supportare il framework del meccanismo REDD+, delineato nelle precedenti
COP.
ART. 6 – MECCANISMO DI SUPPORTO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Sono stati introdotti due meccanismi:
uno di mercato, finalizzato alla riduzione delle emissioni di gas serra,
di cui si specifica che le Parti devono assicurare integrità dal punto
di vista ambientale, trasparenza, un sistema di accounting robusto ed evitare il double counting, ovvero la doppia contabilizzazione degli impegni di riduzione delle emissione.
Il secondo è un meccanismo non di
mercato, con un approccio integrato e olistico, che vada a interessare
azioni di mitigazione, adattamento, capacity building, finanza, trasferimento tecnologico e capacity building.
ART. 7 – ADATTAMENTO
E’ stabilito l’obiettivo globale di
incrementare la capacità adattativa, di rafforzare la resilienza e di
ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Rimosso il
riferimento al fatto che all’inasprirsi delle conseguenze del
cambiamento climatico corrisponda una minore efficacia delle iniziative
di adattamento, così come il riferimento alla particolare vulnerabilità
dei paesi meno sviluppati e degli stati insulari in via di sviluppo.
Tuttavia, si fa cenno alla necessità di un aggiornamento periodico delle
strategie di adattamento intraprese. Viene chiarito il ruolo degli Intended Nationally Determined Contributions (INDCs) nella comunicazione di tali strategie.
Particolarmente rilevante inoltre la
richiesta ai paesi di intraprendere la stesura di strategie che portino
alla definizione di piani di adattamento: un chiaro segnale di passare
ai fatti.
ART. 8 – LOSS & DAMAGE
Le Parti riconoscono l’importanza di
scongiurare, minimizzare e affrontare le perdite ed i danni associati
agli effetti avversi del cambiamento climatico. Il meccanismo di
riferimento sarà quello definito nell’accordo di Varsavia (COP19), che
potrà essere rafforzato e che, inoltre, potrà essere supportato da
gruppi di esperti sia interni che esterni all’Accordo. La parte relativa
all’azione di contrasto è stata indebolita, perdendo inoltre il
riferimento all’impossibilità di violare i diritti stabiliti dalla legge
internazionale. Tra le azioni di cooperazione, infine, non è più
previsto il supporto ai rifugiati climatici.
ART. 9 – FINANZA
Si evidenzia una forte componente relativa alle Responsabilità Comuni ma Differenziate (CBDR).
Gli stati sviluppati hanno dichiarato
che saranno disposti a supportare il processo di Carbon Neutrality per i
Paesi in via di sviluppo. I Paesi industrializzati sono incoraggiati a
finanziare il Green Climate Fund (GCF) e/o altre iniziative unicamente
in modo volontario. I riferimento ai 100 miliardi di dollari di
finanziamento minino annuo di finanziamenti è stato spostato nelle
Decision.
Il paragrafo riguardante la
multilateralità dei fondi è stato confermato. L’approccio progressivo
dei finanziamenti, inoltre, è definito in modo chiaro, come anche il
riferimento al bilanciamento tra supporto alla mitigazione e
all’adattamento.
Viene posta l’attenzione sui paesi meno
sviluppati (LDC) e sull’Alleanza dei piccoli Stati insulari (AOSIS).
Infine, è stato rimosso il quarto paragrafo che prevedeva l’inclusione
di clima e resilienza nei fondi della cooperazione internazionale allo
sviluppo.
ART. 10 – SVILUPPO E TRASFERIMENTO TECNOLOGICO
Il supporto finanziario mirato allo
sforzo di accelerare, incoraggiare e rendere possibile l’innovazione
deve avvenire, come citato nel nuovo Accordo, unicamente attraverso il Financial Mechanism; infatti, in tal senso, è stato tolto il riferimento al Technology Mechanism.
Rimosso anche il riferimento esplicito
al ruolo dei Paesi sviluppati nel fornire il supporto per
l’implementazione, punto che era stato inserito nella bozza precedente.
Analogamente, il global stocktake (definito nell’art.14) dovrà
tenere in considerazione informazioni disponibili riguardanti gli sforzi
associati al supporto allo sviluppo e al trasferimento tecnologico,
senza più un cenno specifico ai Paesi sviluppati nel fornire tali
informazioni.
Eliminato il cenno relativo alla conformità delle azioni di capacity building ai principi della Convenzione.ART. 11 (CAPACITY BUILDING)
Riguardo ai destinatari di tali misure,
genericamente i Paesi in via di sviluppo, è stato aggiunto uno specifico
riferimento a quei Paesi che sono particolarmente vulnerabili agli
effetti del cambiamento climatico, mantenendo il cenno agli Stati
insulari (SIDS) e rimuovendo quello riferito agli Stati Africani.
ART.12 – EDUCATION
L’articolo riferito all’educazione, alla
consapevolezza e alla partecipazione pubblica all’interno dei processi,
è stato inserito ex novo.
ART.13 - TRASPARENZA
La differenziazione tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo nell’istituzione del transparency framework non è stata menzionata esplicitamente, ma viene mantenuto un generico riferimento alle differenti capacità delle Parti. Il transparency framework
è stato inoltre esplicitamente collegato alle disposizioni sulla
trasparenza della Convenzione quadro. Sia gli obiettivi del framework
per la trasparenza delle azioni che quelli del framework per la
trasparenza del supporto appaiono più vaghi.
Per quanto riguarda le informazioni che devono essere presentate regolarmente dalle Parti, queste dovranno includere:
- un report dell’inventario nazionale delle emissioni (e non più l’intero inventario), preparato utilizzando le metodologie accettate dall’IPCC e approvate dalla Conferenza della Parti dell’Accordo di Parigi.
- le necessarie informazioni per monitorare i progressi relativi all’implementazione e al raggiungimento del proprio INDC.
Sono state definite le procedure di
revisione delle informazioni fornite dalle Parti, che rappresentava la
seconda questione ancora in sospeso. Le informazioni saranno sottoposte
ad un processo di technical expert review che consideri il
supporto fornito dalle Parti e l’implementazione e il raggiungimento del
proprio INDC. La review ha inoltre lo scopo di indicare le aree di
miglioramento per le Parti e di considerare il grado di coerenza tra le
informazioni fornite e le modalità, procedure e linee guida che verranno
stabilite dalla Conferenza delle Parti dell’accordo di Parigi durante
la sua prima sessione.
ART. 14 – STOCKTAKE
L’articolo è rimasto invariato rispetto
all’ultima versione. Sancisce che le Parti debbano periodicamente fare
il punto circa l’implementazione degli impegni. Il primo “Global
Stocktake” è fissato per il 2023.
Qui il testo completo dell'accordo.
Qui il testo completo dell'accordo.
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
venerdì 11 dicembre 2015
SPECIALE #COP21 - Bollettino dell'11 Dicembre - "La nuova bozza di accordo"
Ore decisive a
Le Bourget: mentre completiamo l’analisi della nuova bozza del testo
dell’Accordo di Parigi si sta svolgendo negoziazioni a porte chiuse
(solo 3 delegati per ogni Stato) in cui dovranno emergere gli ultimi
punti di confronto sui pochi elementi ancora aperti: ambizione, finanza,
differenziazione, loss and damage. Il nuovo testo è previsto per domani
(sabato mattina).
La bozza presentata dal Presidente Fabius alla plenaria del “Paris Committee”
è infatti a prima vista un testo semi-definitivo, con la quasi totale
rimozione delle opzioni e l’armonizzazione degli aspetti ancora aperti
ieri sera: la lunga attesa (il testo era originariamente atteso per il
primo pomeriggio, è poi stato rilasciato alle 21) è il frutto di un
lungo lavoro diplomatico e negoziale. Ma cosa è cambiato rispetto a ieri? La convergenza è sufficiente o Parigi sta “partorendo il topolino”? Vediamo di seguito la nostra analisi delle novità rispetto alla bozza precedente, disponibile a questo link.
PREAMBOLO
Il preambolo è stato confermato, ma è
stato eliminato il riferimento al riconoscimento della responsabilità
storica dei Paesi Industrializzati e alla previsione che la quota delle
emissioni proveniente dai Paesi in via di sviluppo potrà aumentare per
consentire il raggiungimento dei loro bisogni di sviluppo sociale ed
economico. E’ stato reinserito il principio dell’equità intergenerazionale,
scomparso dalla precedente bozza per un errore di trascrizione.
Confermati l’indicazione dei riferimenti ai diritti umani, al diritto
alla salute, comunità locali, ai diritti delle popolazioni indigene, dei
migranti, delle persone disabili, dei bambini e la promozione della
parità di genere e l’empowerment femminile.
ART 1 DEFINIZIONI
E’ stata aggiunta una specificazione in merito al significato della Convenzione Quadro: la “Conference of the Parties” è chiarita essere la “Conference of the Parties to the Convention”:
si lega dunque fortemente il nuovo testo alla Convenzione (questo punto
potrebbe permettere agli Stati Uniti di non dover far ratificare
l’Accordo di Parigi dal Congresso, in quanto rientrante direttamente
nella Convenzione UNFCCC).
ART 2 OBIETTIVO
In merito all’obiettivo di stabilizzazione dell’aumento della temperatura, è stata scelta una delle tre opzioni: “ben al di sotto dei 2°C, compiendo gli sforzi possibili per raggiungere gli 1,5°C”
. Si assicura dunque il mantenimento, almeno per ora, dell’obiettivo
più ambizioso indicato dalla scienza. Eliminato invece da questa sezione
il riferimento ai diritti umani.
ART 3 MITIGAZIONE
Nella sezione relativa alla
mitigazione, sono state scelte opzioni di compromesso al ribasso
dei livelli di ambizione in tutti i paragrafi. In particolare, è stato
perso il riferimento esplicito all’obiettivo collettivo al 2050, con la
sola indicazione di perseguire la neutralità delle emissioni nella
seconda metà del secolo, ed è stato adottato un linguaggio estremamente
vago e meno ambizioso rispetto agli sforzi individuali e differenziati.
Relativamente al supporto per i paesi in via di sviluppo, è stato
cancellato l’obbligo da parte dei paesi sviluppati di farsi carico di
tutti i costi associati all’adempimento dei loro contributi.
Eliminato il riferimento alle
responsabilità comuni ma differenziate dalle pratiche di aggiornamento
dei contributi. E’ stata però definita la sessione specifica entro cui
saranno definiti i periodi temporali per i target, ovvero la COP22 del
prossimo anno. E’ stata poi concessa più libertà per le misure, e allo
stesso tempo, eliminata la possibilità di ancorarle all’Agreement e di
riferirle ufficialmente alle linee guida dell’IPCC.
Emission trading
I meccanismi di mercato sono stati
esplicitati come misure utili per fini di mitigazione e adattamento. Si
specifica che le Parti devono assicurare integrità dal punto di vista
ambientale, un sistema di accounting robusto ed evitare il double
counting, ovvero la doppia contabilizzazione degli impegni di riduzione
delle emissione. Un paragrafo aggiuntivo prescrive che l’utilizzo dello
mercato delle emissioni internazionali debba essere volontario e
autorizzato dai singoli Paesi.
ART 3 BIS MECCANISMO REDD+
È stato utilizzato un linguaggio più
forte. L’articolo sostiene che le Parti debbano intervenire per
conservare i propri carbon-stock, implementando e supportando azioni per
ridurre le emissioni derivanti da deforestazione e degradazione
forestale. Non si fa più specifica menzione alla riduzione della povertà
ed all’aumento della resilienza degli ecosistemi, sostituite dal più
generico “non-carbon benefits“.
ART 3 TER MECCANISMO PER SOSTENERE LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Il paragrafo riporta ancora due
possibili opzioni per definire un nuovo meccanismo per la riduzione
delle emissioni, probabilmente con destinatari i Paesi in via di
sviluppo (anche questo è ancora tra parentesi). La prima proposta
prevede un meccanismo per ridurre le emissioni di gas serra nei Paesi in
via di sviluppo addizionalmente ai loro impegni, che sia aperto al
contributo di soggetti pubblici e privati. Rispetto alla versione
precedente è stato eliminato il riferimento all’integrità ambientale ed
alla necessità di scongiurare i “doppi conteggi”.
La seconda proposta ipotizza invece un
meccanismo per ridurre le emissioni non legate ad i meccanismi di
mercato, che riguardi mitigazione, adattamento, trasferimento
tecnologico e capacity-building. In questo caso si indica espressamente
che il meccanismo dovrebbe avere un approccio non di mercato, e che
potrebbe contenere anche misure per una gestione forestale sostenibile.
In entrambi i casi, è confermato che le modalità e le procedure
sarebbero definite nella prima sessione della CMA (meeting delle Parti
aderenti al nuovo Accordo).
ART 4 ADATTAMENTO
È stato rimosso il riferimento alle
responsabilità comuni ma differenziate dei diversi paesi. D’altro canto,
è stato riconosciuto come all’inasprirsi delle conseguenze del
cambiamento climatico corrisponda una minore efficacia delle iniziative
di adattamento. Strategie che dovranno essere comunicate pubblicamente
su un registro gestito dal Segretariato. Infine è scomparso ogni
riferimento ad una revisione quinquennale degli obiettivi sul tema
prefissati.
ART 5 LOSS & DAMAGE
L’importanza di evitare, minimizzare e
contrastare le perdite e i danni associati agli effetti avversi del
cambiamento climatico è stata pienamente riconosciuta: l’articolo sul
Loss and Damage, infatti, è stato mantenuto come articolo a sé stante.
Ciononostante, la nuova versione dell’Agreement prevede due
opzioni, la prima delle quali consta di un solo
articolo estremamente generico che – se scelto – relegherebbe il tema ad
un ruolo marginale; la seconda opzione, al contrario, andrebbe a
specificare le perdite ed i danni da considerare, nonché le misure da
intraprendere per il loro contrasto.
Non è ancora stato definito se il
meccanismo, ideato per porre rimedio alle perdite ed ai danni dovuti al
cambiamento climatico, debba essere quello definito nel documento
approvato a Varsavia (rinforzato), oppure un nuovo meccanismo da creare
ex-novo durante l’attuale Conferenza. L’istituzione di una Climate Change Displacement Coordination Facility a supporto dei futuri rifugiati climatici è stata, infine, eliminata dalla nuova bozza.
ART 6 FINANZA
Rimane invariato l’obiettivo generale,
mentre si definisce l’obiettivo di mobilitare risorse finanziarie da
parte dei paesi sviluppati verso quelli in via di sviluppo, sia per le
azioni di mitigazione sia di adattamento; il tutto è però ancora tra
parentesi e quindi soggetto a discussione, in particolare nel definire
se i nuovi finanziamenti dovranno essere addizionali, adeguati,
prevedibili, accessibili, sostenibili e scalabili. Le altre Parti
possono contribuire con risorse ma solo su base volontaria e
complementare, incluse iniziative di cooperazione verso i paesi del Sud
del mondo.
E’ stato definito che siano i Paesi
industralizzati a dover assumere la leadership nella mobilitazione delle
risorse, con un ruolo significativo dei fondi pubblici, tenendo conto
in via prioritaria delle esigenze e specificità dei Paesi in via di
sviluppo. Le risorse finanziarie dovranno essere mobilitate a partire da
una base di 100 miliardi di dollari l’anno, con un impegno progressivo
che vada oltre i precedenti sforzi, da ottenere definendo obiettivi di
breve periodo quantificabili per il post 2020 da stabilire e rivedere
periodicamente.
Nella ripartizione delle risorse, sono
stati tolti i riferimenti ad un’equa distribuzione regionale delle
risorse finanziarie, ed alla menzione ad un approccio che tenga conto
della questione di genere. E’ invece conservato il riferimento ad un
equilibrio tra i fondi destinati alla mitigazione e quelli destinati
all’adattamento. Le istituzioni legalmente vincolate all’Accordo devono
assicurare l’accesso alle risorse finanziarie in modo efficiente,
attraverso procedure semplificate di approvazione ed immediato
supporto riservate ai Paesi in via di sviluppo (in particolare LDC, SIDS
e Stati Africani, menzionati tra parentesi); è stato infine tolto il
riferimento al meccanismo Loss and Damage da questa sezione.
Le Parti devono comunicare, con cadenza
biennale, in merito alle proprie previsioni di mobilitazione di
capitali, fornendo informazioni a carattere qualitativo e quantitativo
sulle risorse finanziarie pubbliche da destinare ai Paesi in via di
sviluppo Parti dell’Accordo.
ART 7 SVILUPPO E TRASFERIMENTO TECNOLOGICO
Tutte le parentesi sono state tolte. E’
stato eliminato il riferimento all’accelerazione ed estensione dello
sviluppo e trasferimento tecnologico, ma al tempo stesso è stato scelto
un termine più stringente riguardo al rafforzamento delle azioni
cooperative in tale ambito (shall invece che should).
Sono stati rimossi anche gli esempi di azioni da intraprendere, tra cui
il riferimento alla necessità di affrontare le barriere al trasferimento
tecnologico.
Eliminato anche il riferimento al ruolo
dell’innovazione nel provvedere alla diffusione di fonti d’energia
accessibili ed affidabili. E’ stato specificato che i Paesi Sviluppati
(e non tutte le Parti) debbano fornire supporto (incluso quello
finanziario) per l’implementazione del suddetto articolo. E’ stato
tuttavia rimosso il riferimento ad una regolare comunicazione delle
Parti sui progressi relativi all’implementazione delle azioni di
supporto.
ART 8 CAPACITY-BUILDING
Nell’ambito dell’accordo, il
capacity-building dovrebbe potenziare la capacità di intraprendere
azioni effettive in risposta al cambiamento climatico. L’articolo è
rimasto in larga parte immutato rispetto alla versione precedente. I
destinatari del capacity building sono stati individuati nei Paesi in
via di sviluppo, in particolare quei Paesi con minori capacità come i
Paesi meno sviluppati (LDCs), i piccoli Stati insulari (SIDS) e i Paesi
Africani. Rimane un unico punto in sospeso: il riferimento al fatto che
le misure di capacity-building debbano rafforzare la capacità e
l’abilità dei Paesi in via di Sviluppo in accordo con i principi della
Convenzione.
ART 9 TRASPARENZA (delle azioni e del supporto)
Sono ancora aperte le tre opzioni riguardo al tipo di transparency framework
che verrà stabilito. La principale differenza tra le opzioni appare
un’eventuale differenziazione tra Paesi sviluppati ed in via
di sviluppo. E’ stato rimosso il riferimento ai principi ed alle
disposizioni della Convenzione come elementi-guida per il transparency framework. Le
informazioni fornite dalle Parti per le procedure di revisione
comprenderanno gli inventari nazionali di gas serra e le proiezioni
future delle emissioni, i progressi rispetto agli obiettivi di
mitigazione e quelli relativi all’adattamento.
ART 10 GLOBAL STOCK TAKE
Sono state rimosse le parentesi al
riferimento al principio di equità nelle valutazioni sullo stato di
attuazione del nuovo accordo, con la prima sessione di verifica prevista
per il 2023.
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
giovedì 10 dicembre 2015
SPECIALE #COP21 - Bollettino del 10 Dicembre - "C'è una bozza di accordo"
Giornata intensa ieri a Parigi. Dopo una
mattinata vissuta nell’attesa del nuovo testo, il pomeriggio si è
animato di capannelli di delegati ed observer intenti ad analizzare il
nuovo testo prodotto dalle consultazioni parallele svoltesi nella notte e
nella mattinata (clicca qui per il testo). Nel tardo pomeriggio si è aperta la seconda plenaria
del “Paris Committee” da cui sono emersi alcuni punti saldi e altri
ancora aperti: i principali nodi da sciogliere riguardano il livello di
ambizione, sia rispetto alle percentuali di taglio delle emissioni che
di obiettivo di lungo termine (+1,5° o +2°), la finanza e la
differenziazione.
La sintesi degli elementi più rilevanti dell’Accordo.
PREAMBOLO
In questa sezione risultano ancora
presenti le menzioni ai diritti umani, al diritto alla salute, ai
diritti delle popolazioni indigene e dei migranti. Presente anche il
tema della parità di genere e dell’empowerment femminile. Un brivido ha
tuttavia accompagnato il pomeriggio dei giovani delegati in quanto nella
bozza divulgata nel primo pomeriggio non figurava più il principio di
equità intergenerazionale: ci ha pensato Claudia Salerno,
capo-delegazione del Venezuela e facilitatrice responsabile del
preambolo, a chiarire che la rimozione è stata frutto di un semplice
errore di trascrizione e che pertanto la presenza del principio non è a
rischio.
ART. 2 – OBIETTIVO
Ancora da risolvere il livello di
ambizione in merito all’obiettivo di lungo termine: l’obiettivo relativo
alla stabilizzazione dell’aumento di temperatura alla fine del secolo
contiene ancora 3 opzioni:
- “Al di sotto dei 2°C”;
- “ben al di sotto dei 2°C, compiendo gli sforzi possibili per raggiungere gli 1,5°C”;
- “al di sotto degli 1,5°C”.
ART. 3 – MITIGAZIONE
L’aspetto cruciale di questa sezione riguarda l’obiettivo collettivo di lungo termine: l’opzione 1, più ambiziosa, definisce possibili range di riduzione delle emissioni (40-70%,
oppure 70-95%) entro il 2050 e rispetto ai livelli del 2010, con
l’obiettivo di giungere ad emissioni nette “zero” o subito dopo il 2050 o
entro la fine del secolo: alternative comunque ben differenti.
La seconda opzione, seppur
menzioni in maniera esplicita il tema della de-carbonizzazione, risulta
meno ambiziosa della prima per l’assenza di una scadenza temporale
definita, così come di obiettivi nel medio termine.
E se il paragrafo sugli Sforzi individuali risulta ancora difficile da decifrare per la presenza di tante parentesi, quello relativo agli Sforzi differenziati
prevede un’opzione con impegni sia per i paesi sviluppati che per
quelli in via di sviluppo (seppur tra loro diversificati), ed un’altra
con impegni invece più vaghi e limitati ai paesi sviluppati.
Il testo indica inoltre la necessità di
presentare nuovi impegni ogni 5 anni, e che questi siano sempre più
ambiziosi di quelli precedenti. Per adempiere ai propri compiti,
inoltre, i paesi sviluppati dovranno poter accedere ad adeguate risorse
finanziarie.
Si introduce inoltre la possibilita’ di
utilizzare un “approccio cooperativo” che include l’uso, su base
volontaria, di “risultati di mitigazione trasferiti a livello
internazionale”: questa astrusa espressione apre a meccanismi di mercato
come quelli previsti dal Protocollo di Kyoto.
ART 3 TER – MECCANISMO PER SOSTENERE LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Introduce due possibili meccanismi per
la riduzione delle emissioni, con obiettivo i Paesi in via di sviluppo.
Il primo e’ aperto al contributo di soggetti pubblici e privati. Il
secondo e’ un nuovo meccanismo con un “approccio olistico” e “in armonia
con la natura”, per aiutare i Paesi in via di sviluppo a raggiungere i
loro obiettivi, sia riguardo alla mitigazione, che adattamento,
trasferimento tecnologico, capacity building.
In questo caso si prescrive
espressamente che il meccanismo dovrebbe avere un approccio non di
mercato, e potrebbe contenere anche misure per la gestione forestale
sostenibile.
In entrambi i casi devono essere
assicurati l’integrità ambientale e il non double counting; le modalità e
le procedure sarebbero definite nella prima sessione della CMA.
ART. 4 – ADATTAMENTO
L’adattamento ha visto la definizione di
un testo piuttosto positivo: le Parti hanno infatti convenuto
sull’obiettivo di rafforzare la capacità adattativa e la resilienza, e
di ridurre la vulnerabilità al cambiamento climatico, riconoscendo
inoltre come l’adattamento sia una sfida globale, ma che abbia bisogno
di risposte a livello locale, sub-nazionale, nazionale, regionale ed
internazionale.
Altro aspetto importante, il
riconoscimento di come le azioni di adattamento debbano seguire un
approccio partecipativo, pienamente trasparente e che tenga conto delle
questioni di genere considerando le realtà più vulnerabili; e con misure
basate sulle migliori evidenze scientifiche disponibili, nell’ottica di
integrare l’adattamento nelle rilevanti politiche ambientali e
socioeconomiche.
ART. 5 – LOSS & DAMAGE
Non è ancora chiaro se questo tema
resterà ancorato a quello dell’adattamento, o se sarà trattato in
maniera autonoma – aspetto molto rilevante, non solo politicamente. Il
meccanismo sarà supportato dal meccanismo finanziario della Convenzione e
sarà istituita una struttura per coordinare il trasferimento di persone
oggetto di ricollocazione, in quanto “migranti climatici”.
ART. 6 – FINANZA
Ancora numerosi i punti da sciogliere
sugli aspetti finanziari: l’obiettivo generale è di convogliare risorse
dai paesi sviluppati verso quelli in via di sviluppo, sia per azioni di
mitigazione che di adattamento, cercando di perseguire un equilibrio fra
quelle allocate a mitigazione e adattamento. Persistono ancora
incertezze sull’eventuale “addizionalità” delle risorse
mobilitate, sul ruolo dei fondi pubblici e su chi dovrebbe assumere un
ruolo di leadership. Non sufficientemente chiare la roadmap e le cifre a
cui ambire “sulla base dei 100 miliardi l’anno previsti al 2020”.
ART. 7 – SVILUPPO E TRASFERIMENTO TECNOLOGICO
Sezione ancora molto aperta, che al
momento prevede come punto fermo solo l’istituzione di un framework
tecnologico che fornisca linee guida generali al lavoro del Technology
Mechanism.
ART. 8 – CAPACITY BUILDING
Nell’ambito dell’accordo, il capacity-building
dovrebbe potenziare la capacità di intraprendere azioni effettive in
risposta ai cambiamenti climatici: il testo attualmente indica che debba
essere gestito a livello nazionale, sebbene la presenza di numerose
opzioni renda poco chiaro chi siano effettivamente i destinatari di tale
meccanismo.
ART. 9 – TRASPARENZA (di azioni e supporto)
Una delle attuali opzioni presenti
riguardo questo tema propone una differenziazione dei criteri di
trasparenza fra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo; anche
questa sezione, tuttavia, necessita di indicazioni più chiare.
ART. 10 – GLOBAL STOCKTAKE
La global stocktake dovrebbe
costituire l’occasione per “fare il punto” sullo stato d’implementazione
del nuovo Accordo, la cui entrata in vigore è prevista per il 2020 e
che pertanto potrebbe essere oggetto della prima revisione nel 2023 o
nel 2024. L’analisi dovrebbe tenere in considerazione la mitigazione,
l’adattamento ed i mezzi di implementazione e supporto, e fare
affidamento sulle migliori evidenze scientifiche disponibili.
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
martedì 8 dicembre 2015
SPECIALE #COP21 - Bollettino dell'8 Dicembre - "La settimana della speranza"
Si è aperta ieri mattina l’high-level segment della COP21, con gli interventi delle istituzioni ONU a cui hanno cominciato subito a far seguito gli statement
da parte dei Ministri a capo delle delegazioni governative, che si
protrarranno fino a stasera. In attesa di un summary completo sugli
interventi dei Paesi, riportiamo di seguito i passi salienti da parte
delle cariche istituzionali.
Laurent Fabius – Presidente della COP21
Laurent Fabius – Presidente della COP21
Sono sicuro che per venerdì questa settimana della speranza terminerà con l’adozione dell’accordo universale. Possiamo e dobbiamo riuscire.
Questa mattina si apre alla COP 21 la settimana della speranza.
L’obiettivo è chiaro, così come lo sono le esigenze: dobbiamo
raggiungere un accordo universale sul clima.
Ed è necessario tenerlo a
mente durante i lavori. Su questa sfida universale ed esistenziale
rappresentata dal riscaldamento globale è giunto il tempo delle
decisioni. Avete l’incarico di trovare delle risposte. Il tempo è
limitato: l’accordo deve essere formalmente adottato venerdì 11
dicembre. Per questo noi tutti dobbiamo raggiungere rapidamente una
visione politica condivisa e trasportarla all’interno del testo
negoziale. Ho proposto di costituire un organo unico, aperto a tutti per
consultazioni informali: le Comité de Paris, che si riunirà almeno una volta al giorno. Mercoledì, cercheremo di avere una prima visione d’insieme dell’accordo finale.
Non dobbiamo mai perdere di vista il nodo essenziale: la posta in gioco
di questa Conferenza è la vita stessa nostra e delle generazioni
future. Sono sicuro che per venerdì questa settimana della speranza
terminerà con l’adozione dell’accordo universale. Possiamo e dobbiamo
riuscire.
Bank Ki Moon – Segretario Generale dell’ONU
Bank Ki Moon – Segretario Generale dell’ONU
Le decisioni che saranno prese a Parigi avranno un impatto per secoli
Abbiamo bisogno di un accordo che limiti
l’incremento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C entro
la fine del secolo. Impegni finanziari e tecnologici devono essere
definiti in maniera chiara, così comne il tema del loss and damage; ed i Paesi sviluppati devono essere concordi nel farsi carico della quota più ampia di misure per via delle responsabilità storiche. Le decisioni che saranno prese a Parigi avranno un impatto per secoli.
Mogens Lykketoft – Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU
Mogens Lykketoft – Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU
Siamo ora nella fase finale: consegnerete gli impegni richiesti per scongiurare gli effetti dei cambiamenti climatici? Solo voi potrete rispondere a questa domanda, il Mondo intero attende una risposta
Sappiamo tutti che stiamo lavorando ad
un accordo di immensa importanza a livello storico, che deve includere
le disposizioni per un quadro che catalizzi e porti all’innalzamento di
fondi sufficienti. Nel periodo rimanente della mia presidenza, cercherò di concentrarmi sulle azioni dei giovani, della società civile
e di tutti gli altri attori che combattono i cambiamenti climatici ogni
giorno. Siamo ora nella fase finale: consegnerete gli impegni richiesti
per scongiurare gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici? Solo
voi potete rispondere a questa domanda, il mondo intero attende una
risposta.
Hoesung Lee – Chair dell’IPCC
Hoesung Lee – Chair dell’IPCC
Sappiamo come contrastare i cambiamenti climatici: abbiamo le tecnologie per farlo. Più a lungo aspettiamo e più alto sarà il costo dell’azione.
Sappiamo che il cambiamento climatico è dovuto alle attività umane.
Sappiamo anche come contrastare il cambiamento climatico, avendo le
tecnologie per farlo, ma più a lungo aspettiamo e più il costo
dell’azione sarà alto. La scienza non ha identificato solo il problema,
ma anche le soluzioni. Alle porte del sesto ciclo di valutazione, l’IPCC
ambisce ad interagire con tutti gli stakeholder ed è pronto a
continuare il proprio compito per fornire informazioni scientifiche,
affidabili e puntuali sui cambiamenti climatici.
Christiana Figueres – Segretario Esecutivo UNFCCC
Christiana Figueres – Segretario Esecutivo UNFCCC
La storia ha scelto voi, qui, ora.
“Hai fatto tutto quello che potevi? E’
la domanda che ognuno di noi si dovrebbe porre. A noi la storia ha dato
la responsabilità di fermare i cambiamenti climatici. E la storia ha scelto voi, qui, ora.
La scorsa settimana abbiamo aperto la COP con l’assembramento di Capi
di Stato più alto mai registrato: ora sta a voi ora usare la vostra
leadership per finalizzare il testo”.
Aggiornamenti dal “Paris Committee”
Aggiornamenti dal “Paris Committee”
Il Presidente della COP21 Fabius ha
anche ricordato il metodo di lavoro dei prossimi giorni, con l’inizio
delle consultazioni parallele del “Paris Committee” condotte dai
Ministri, sessioni che si svolgono a porte chiuse e senza possibilità di
accesso per la società civile.
Quanto sono avanzate le negoziazioni? Come riportato dall’IISD,
secondo James Fletcher (Santa Lucia), alcuni delegati discutono ancora
sul limite massimo di aumento di temperatura da includere nel testo, con
l’ormai consueta contrapposizione fra l’obiettivo di 1.5 gradi
(richiesto dalla scienza e dai paesi più vulnerabili) e quello di 2
gradi, frutto del compromesso politico: l’esito più probabile è che
vengano menzionati entrambi. Secondo Fletcher si registra inoltre un
generale interesse ad esprimere un obiettivo di lungo termine per la
mitigazione, che potrebbe essere espresso in termini qualitativi o
quantitativi, così come la trasformazione verso la carbon neutrality
o la de-carbonizzazione. Sembra invece che si stia creando una
convergenza verso l’accordo per una verifica ogni 5 anni dei progressi,
con l’opportunità di confermare gli obiettivi o di innalzarli.
Molti si chiedono se l’obiettivo del
Presidente Fabius, di avere un accordo pronto mercoledì, per poi poter
essere rivisto dai legali nei giorni successivi, sia ancora
raggiungibile: con ancora 800 parentesi (brackets), ovvero opzioni
aperte, ancora da sciogliere, il “Paris Committee” dovrebbe quasi
compiere un miracolo.
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
lunedì 7 dicembre 2015
SPECIALE #COP21 - Bollettino del 7 Dicembre - "5 giorni per un accordo: ora serve il coraggio"
Si apre questa mattina il segmento “high-level” della COP21 di Parigi, dove nei prossimi cinque giorni i ministri saranno chiamati a prendere, finalmente, le decisioni politiche scegliendo
fra le proposte disponibili nel testo negoziale, redatto ed ultimato lo
scorso sabato dagli esperti dopo mesi di conferenze e discussioni.
Un testo
con ancora diverse opzioni alternative, che potrebbe tramutarsi in un
accordo positivo o negativo a seconda delle scelte finali. E se la
definizione di misure che possano scongiurare un aumento di temperatura
superiore ai due gradi alla fine del secolo è già da tempo un obiettivo
fuori della portata di questa conferenza (qui per approfondire), sono tanti gli aspetti su cui Parigi non può fallire: dal grado di vincolo degli elementi dell’accordo al tema della finanza, dalle revisioni quinquennali degli impegni ai principi relativi ai diritti umani, alla parità di genere, all’equità fra generazioni, fino alle compensazioni per i paesi più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici.
I negoziati saranno guidati da Laurent Fabius, Presidente della COP21 nonché Ministro degli Esteri francese, coadiuvato dall’Ambasciatrice Laurence Tubiana (che ne farà le veci in caso di necessità) e da un team di 14 facilitatori di alto livello
tra ministri e segretari di stato, i quali avranno il compito di
gestire, in parallelo, l’avanzamento dei lavori su una serie di
temi-chiave per il negoziato.
Cinque coppie di facilitatori lavoreranno rispettivamente su adattamento, meccanismi d’implementazione (finanziari e tecnologici), differenziazione tra paesi, livelli di ambizione, azioni pre-2020. Al Presidente della scorsa COP20, Pulgar Vidal, è stato invece affidato il preambolo del testo e la gestione dei rapporto con la società civile presente alla conferenza, mentre il ruolo di ulteriori tre facilitatori è in via di definizione.
I prossimi passi
Cinque coppie di facilitatori lavoreranno rispettivamente su adattamento, meccanismi d’implementazione (finanziari e tecnologici), differenziazione tra paesi, livelli di ambizione, azioni pre-2020. Al Presidente della scorsa COP20, Pulgar Vidal, è stato invece affidato il preambolo del testo e la gestione dei rapporto con la società civile presente alla conferenza, mentre il ruolo di ulteriori tre facilitatori è in via di definizione.
I prossimi passi
Oggi e domani si terranno gli interventi dei ministri (qui la lista degli speaker), mentre contemporaneamente proseguiranno i lavori sul testo. Mercoledì 9 si dovrebbero concludere i negoziati al fine di consentire le opportune verifiche legali e linguistiche, prima della traduzione dell’accordo nelle altre cinque lingue dell’ONU (arabo, cinese, francese, russo e spagnolo). Giovedì 10 si passerà all’adozione della COP Decision, mentre venerdì 11 vi sarà infine l’adozione dell’Accordo, la cui firma da parte dei Capi di Stato non avverrà però qui a Parigi, bensì ad una cerimonia speciale prevista per inizio 2016 e che sarà organizzata dal Segretario Generale dell’ONU.
Non sono esclusi tuttavia ritardi, che potrebbero far slittare il termine dei negoziati fino a sabato 12 o addirittura alle prime ore di domenica 13,
vista la complessità del processo che richiederà ai ministri di
mostrare coraggio e determinazione per compiere i primi passi verso
posizioni ambiziose.
Un processo dal quale pare sarà esclusa la società civile,
i cui delegati non potranno accedere alla maggior parte delle
discussioni e dovranno quindi attendere le sessioni informative per gli
attori non-governativi (dette di “stocktaking”), tramite cui ogni sera
la Presidenza farà il punto su quanto avvenuto durante la giornata.
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
sabato 5 dicembre 2015
SPECIALE #COP21 - Bollettino del 5 Dicembre - "Negoziati, dopo la tensione c’è l’accordo: la palla ora ai Ministri."
Giornata intensa ieri alla COP21.
Le discussioni sono risultate particolarmente accese sugli articoli 2 e 2bis, relativi agli
obiettivi ed alle linee guida generali del pacchetto di Parigi: si
tratta di un passaggio fondamentale, in cui si affrontano temi come equità,
diritti umani, differenziazione delle responsabilità e la regolare
presentazione di contributi nazionali volontari (INDCs).
Il Co-chair, data la difficoltà nel trovare un consenso tra i Paesi,
ha proposto di lasciare le parentesi sui paragrafi più controversi ed
inviare gli articoli direttamente alla sessione plenaria. Il Brasile ha tuttavia evidenziato parere negativo al riguardo, con un’affermazione pungente: “ogni parentesi aggiunta nel testo è come una molecola di gas serra in più nell’atmosfera”.
La discussione è diventata particolarmente tesa, al punto da spingere il Venezuela ad intervenire dicendo: “se questo è il metodo di lavoro con cui intendiamo andare avanti, possiamo mandare tutto al diavolo!”. Poco dopo, il Co-chair ha proposto una pausa per distendere la situazione e restaurare un clima di fiducia.
Le Parti hanno, infine, concordato sulla proposta della Malesia, per conto del gruppo LMDCs e sostenuta da UE e USA, per il seguente metodo di lavoro: ogni paese esprime solo pochi punti chiave su passaggi da reintrodurre nel testo, senza soffermarsi eccessivamente sulle parentesi.
In serata i
paesi hanno trovato l’accordo sul testo, ora lungo 43 pagine, che ha
portato tuttavia all’esclusione di alcuni punti, fra cui la menzione di equità intergenerazionale,
rimossa dall’art. 2 ed ora presente solo nel preambolo del testo. Lo
stesso documento è stato presentato questa mattina nella plenaria di
chiusura dei lavori dell’ADP ed approvato senza ulteriori obiezioni dal
Co-chair.
Rilevanti, in plenaria, gli interventi a favore di un maggior coinvolgimento della società civile: “dobbiamo
includere la società civile nel processo! Con tutti gli strumenti
tecnologici che abbiamo, come è possibile non riuscirci?!”, ha detto il rappresentante della Malesia a cui ha fatto eco Claudia Salerno, del Venezuela: “come hanno detto i giovani, ‘nothing about us, without us’: è il loro accordo!”
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
venerdì 4 dicembre 2015
SPECIALE #COP21 - Bollettino del 4 Dicembre - "I delegati non si fidano"
Clima di diffidenza alle sessioni
negoziali, con i delegati dei paesi che non si fidano l’un l’altro e non
compiono “il primo passo” per giungere ad un compromesso sulle varie
questioni in gioco, che procedono dunque estremamente a rilento. Novità:
la piattaforma ADP non rinnoverà il proprio mandato e sarà sostituita
dall’APO per implementare l’Accordo.
La mattinata
di ieri (3 dicembre) si è aperta con una discussione sui contributi nazionali
volontari (INDCs), relativamente ad un dialogo di facilitazione che nel
2018-2019 dovrà fare un primo bilancio dell’andamento degli stessi.
E’ stato discusso poi un eventuale rapporto che l’IPCC
dovrebbe consegnare nel 2018 o 2019 sull’impatto di lungo periodo
dell’innalzamento delle temperature, al quale alcuni paesi sono propensi
a coinvolgere gli esperti dell’IPCC.
Infine, si è parlato del futuro della piattaforma ADP,
il cui compito era di raggiungere un accordo qui a Parigi e che quindi
vedrà il proprio mandato esaurirsi in questa conferenza. In
sostituzione, è stata annunciata la creazione dell’APO
("Ad hoc Working Group on the Paris Agreement"), che a partire dal 2016
avrà lo scopo di preparare l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi e
di convocare la prima sessione della Conferenza delle Parti aderenti
all’Accordo di Parigi (CMA).
Nel
corso del pomeriggio, invece, i Facilitatori dei vari gruppi di lavoro
informali hanno fatto il punto della situazione, che ha evidenziato una
situazione al momento critica: praticamente nessun progresso su adattamento, pre-2020, sviluppo tecnologico, meccanismi di compliance, finanza, trasparenza. Qualche progresso su mitigazione, preambolo e global stocktake.
Ciò
ha inevitabilmente portato alla crescita della tensione fra i delegati
governativi. In seguito ai report dei co-facilitatori dai vari meeting
informali, le Parti hanno cominciato ad accusarsi di ostacolare i
negoziati (gli uni) e di perdere tempo dietro il “gioco delle colpe”
(gli altri).
In particolare, il Sud Africa ha lamentato un progresso irregolare fra le varie sezioni, il Venezuela ha criticato apertamente il co-facilitatore, chiedendo più rispetto per i delegati; Tuvalu lamenta le scarse discussioni sul loss and damage per “colpa” dell’adattamento, che ha dominato le conversazioni (i due temi sono ancora sostanzialmente legati nella stessa sezione).
In particolare, il Sud Africa ha lamentato un progresso irregolare fra le varie sezioni, il Venezuela ha criticato apertamente il co-facilitatore, chiedendo più rispetto per i delegati; Tuvalu lamenta le scarse discussioni sul loss and damage per “colpa” dell’adattamento, che ha dominato le conversazioni (i due temi sono ancora sostanzialmente legati nella stessa sezione).
La Bolivia (per conto di G77 e Cina) e la Malesia
esprimono forte preoccupazione circa i negoziati, sostenendo di aver
lavorato sodo ma di aver ricevuto sempre risposte negative dai paesi
sviluppati, che hanno sempre proposto le opzioni “no-testo”.
Alle critiche ha risposto l’EU, che
ha invece lamentato preoccupazioni circa le esternazioni degli altri
paesi riguardo la presunta mancanza di flessibilità, sottolineando come
sia necessario andare oltre il “gioco delle colpe”: durante la
settimana, l’UE avrebbe infatti in realtà avanzato proposte di
convergenza e ritiene vi sia ancora la volontà politica per raggiungere
un accordo su tutte le questioni. Riguardo la finanza, l’Unione ha
ribadito l’impegno di raggiungere l’obiettivo di 100 miliardi e di
proseguire anche dopo il 2020 e di volere un obiettivo a lungo termine.
Infine il commento del Chair,
che ha ribadito come ogni singolo documento che abbiamo prodotto da
Ginevra in poi continuerà ad essere un non-paper fino ad adozione in
plenaria, e come restino circa 24 ore per finire i lavori in tempo, ma
che “qualunque cosa (testo, ndr) si decida di portare avanti, dovrà
essere accettabile per tutti: dobbiamo trovare un punto d’incontro”.
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
giovedì 3 dicembre 2015
SPECIALE #COP21 - Bollettino del 3 Dicembre - "Proseguono i negoziati"
Proseguono
i lavori negoziali qui alla Conferenza delle Parti di Parigi, a cui era
presente ieri sera il Ministro degli Esteri francese, nonché presidente
della COP21, Laurent Fabius. Il tavolo di lavoro,
presieduto a turno dai due Co-Chairs, fa progressi in maniera lenta e si
concentra essenzialmente sui paragrafi della COP Decision, che
nel pacchetto di Parigi conterrà gli elementi più specifici e
rinnovabili di anno in anno, a differenza di quelli generali e a lungo
termine che troveranno spazio nel “Protocollo”. Numerosi i gruppi di lavoro informali (denominati “spin-off“) a
cui la società civile non può sfortunatamente assistere: nonostante
ciò, i nostri delegati sono ugualmente riusciti a raccogliere
delle informazioni sull’andamento dei temi principali in
discussione, disponibili nell’analisi di seguito.
MITIGAZIONE
Il gruppo di lavoro ha raggiunto in serata un accordo su un nuovo testo, in particolare riguardo agli obiettivi a lungo termine e gli impegni individuali. Ciononostante, il progresso in questa sezione viene giudicato insoddisfacente: a detta degli stessi negoziatori, di questo passo non si riuscirà a giungere ad un paragrafo chiaro e gestibile sulla mitigazione.
MITIGAZIONE
Il gruppo di lavoro ha raggiunto in serata un accordo su un nuovo testo, in particolare riguardo agli obiettivi a lungo termine e gli impegni individuali. Ciononostante, il progresso in questa sezione viene giudicato insoddisfacente: a detta degli stessi negoziatori, di questo passo non si riuscirà a giungere ad un paragrafo chiaro e gestibile sulla mitigazione.
Durante i lavori riguardanti la COP Decision, Saint Lucia col supporto del Nicaragua e Kiribati,
richiede che l’aggiornamento del rapporto di sintesi consideri gli
scenari a 1.5°C di aumento di temperatura. Di tutt’altro avviso l’Arabia Saudita la quale non vede la ragione di includere qui tale questione.
Altro punto di discussione è stato ruolo dei non-state actors: Arabia Saudita e Venezuela
hanno espresso contrarietà al loro coivolgimento e in particolare
quest’ultima ha espresso perplessità sulla modalità di monitoraggio
delle azioni dei non-state actors, auspicando che nel testo non vi sia
alcuna loro menzione. Colombia e Indonesia invece riconoscono l’importanza del ruolo dei non-state actors, sottolineando come possano fortificarne l’efficacia dell’Accordo.
ADATTAMENTO
ADATTAMENTO
In questa sezione il dialogo è stato costruttivo, con alcuni progressi registrati sugli obiettivi e la visione globali.
La
proposta è di pubblicare, giovedì mattina, un testo che contenga i
progressi compiuti e delle proposte di aree di convergenza per gli
aspetti ancora irrisolti. Ancora protagonisti gli INDCs,
i quali continuano a svolgere un grande ruolo all’interno del
confronto, in particolare i maggiori cambiamenti hanno riguardato
l’introduzione di un nuovo paragrafi nella COP Decision sulla necessità
di includere la tematica dell’ Adattamento negli INDCs dei Paesi in via di sviluppo.
FINANZA
FINANZA
Dialogo
costruttivo nelle sessioni sulla finanza, con due gruppi al lavoro
parallelamente che hanno portato a passi in avanti su azioni ed impegni
economici.
TRASPARENZA DELLE AZIONI
TRASPARENZA DELLE AZIONI
Nota negativa della giornata, con praticamente nessun progresso registrato e andamento dei lavori decisamente troppo a rilento.
GLOBAL STOCKTAKE
GLOBAL STOCKTAKE
Questa
sezione, che dovrà definire modalità e tempistiche di un futuro “punto
della situazione” sull’andamento dei lavori del futuro accordo di
Parigi, ha portato alla redazione delle prime proposte su aree di
convergenza, confidando di riuscire a consegnare un testo con poche
parentesi. In particolare, durante la discussione, ha preso piede il
mandato dell’ADP: deve continuare oppure no? Arabia Saudita, Iran e Giordania esprimono perplessità sulla necessità di creare un nuovo corpo responsabile dell’implementazione dell’Accordo dopo l’ADP. Al contrario, se da un lato Venezuela e Colombia sottolineano la questione della durata del mandato dell’ADP, il Pakistan rimarca come la prossima settimana esso si concluderà e non dovrebbe essere esteso.
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
mercoledì 2 dicembre 2015
SPECIALE #COP21 - Bollettino del 2 Dicembre - "Non sarà una vittoria lampo"
I lavori della COP21 di Parigi sono finalmente iniziati. Ieri mattina (1 dicembre) si è riunito l’ADP, ovvero la piattaforma negoziale dove le Parti si incontrano per trovare un accordo, parola per parola, sul testo negoziale in discussione. I due Co-chair, l’algerino Ahmed Djoghlaf e lo statunitense Daniel Reifsnyde, si sono detti “più che felici di poter eliminare le parentesi e di avanzare in modo deciso all’approvazione di ogni singolo paragrafo del testo negoziale”.
L’ADP ha quindi deciso di iniziare a lavorare sulla bozza della COP Decision, ovvero il secondo documento che andrà a comporre il pacchetto di Parigi.
I negoziati, tuttavia, sono proceduti a rilento per via di divergenze procedurali: Tuvalu (uno Stato insulare particolarmente colpito dal cambiamento climatico e attivo nei negoziati) ha proposto l'inserimento di ulteriori frasi nel testo, che dopo una serie di discussioni - nonostante lo scetticismo dei Co-chair - sono state aggiunte fra parentesi.
Le discussioni si sono spostate poi sul testo della "COP Decision" e sulla definizione del corpo che dovrà facilitarne l'implementazione: il compito sarà affidato ai sussidiari SBI e SBSTA, o ad una nuova entità, l'Intergovernmental Preparatory Committee? Su questo i Paesi hanno posizione diverse.
Infine, si è affrontato il tema dei contributi nazionali volontari (INDCs) che integreranno, nella "COP Decision", le disposizioni generali e durature contenute invece nell'Accordo (che probabilmente assumerà la forma di un Protocollo).
Gli INDCs contengono la strategia di ogni paese per diminuire le proprie emissioni e contrastare il cambiamento climatico. I lavori sono avanzati speditamente ed hanno portato all’approvazione dei primi paragrafi in tempi accettabili.
In merito a questo argomento, è tuttavia necessario sottolineare come attualmente le stime sull’effetto aggregato degli INDCs vedano proiezioni ben superiori all’obiettivo di mantenere l’aumento medio di temperatura globale al di sotto dei 2 gradi, concetto enfatizzato anche nell’intervento di Angela Merkel, che la ha definita “una brutta notizia”. Per queste ragioni, uno degli obiettivi di Parigi dovrebbe essere proprio quello di raggiungere un accordo per degli aggiornamenti periodici dei contributi nazionali, almeno ogni cinque anni ed in modo che possano essere revisionati solo al rialzo: c’è tempo fino al 2020 prima dell’inizio del nuovo periodo d’impegno dell’Accordo.
Come ha affermato Obama alla cerimonia d’apertura, “non sarà una vittoria-lampo, ci vorrà del tempo ed è possibile che la nostra generazione non vedrà il successo delle nostre azioni di oggi, ma il successo è sapere che i nostri figli lo vedranno”.
Per leggere l'articolo completo clicca qui!
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
L’ADP ha quindi deciso di iniziare a lavorare sulla bozza della COP Decision, ovvero il secondo documento che andrà a comporre il pacchetto di Parigi.
I negoziati, tuttavia, sono proceduti a rilento per via di divergenze procedurali: Tuvalu (uno Stato insulare particolarmente colpito dal cambiamento climatico e attivo nei negoziati) ha proposto l'inserimento di ulteriori frasi nel testo, che dopo una serie di discussioni - nonostante lo scetticismo dei Co-chair - sono state aggiunte fra parentesi.
Le discussioni si sono spostate poi sul testo della "COP Decision" e sulla definizione del corpo che dovrà facilitarne l'implementazione: il compito sarà affidato ai sussidiari SBI e SBSTA, o ad una nuova entità, l'Intergovernmental Preparatory Committee? Su questo i Paesi hanno posizione diverse.
Infine, si è affrontato il tema dei contributi nazionali volontari (INDCs) che integreranno, nella "COP Decision", le disposizioni generali e durature contenute invece nell'Accordo (che probabilmente assumerà la forma di un Protocollo).
Gli INDCs contengono la strategia di ogni paese per diminuire le proprie emissioni e contrastare il cambiamento climatico. I lavori sono avanzati speditamente ed hanno portato all’approvazione dei primi paragrafi in tempi accettabili.
In merito a questo argomento, è tuttavia necessario sottolineare come attualmente le stime sull’effetto aggregato degli INDCs vedano proiezioni ben superiori all’obiettivo di mantenere l’aumento medio di temperatura globale al di sotto dei 2 gradi, concetto enfatizzato anche nell’intervento di Angela Merkel, che la ha definita “una brutta notizia”. Per queste ragioni, uno degli obiettivi di Parigi dovrebbe essere proprio quello di raggiungere un accordo per degli aggiornamenti periodici dei contributi nazionali, almeno ogni cinque anni ed in modo che possano essere revisionati solo al rialzo: c’è tempo fino al 2020 prima dell’inizio del nuovo periodo d’impegno dell’Accordo.
Come ha affermato Obama alla cerimonia d’apertura, “non sarà una vittoria-lampo, ci vorrà del tempo ed è possibile che la nostra generazione non vedrà il successo delle nostre azioni di oggi, ma il successo è sapere che i nostri figli lo vedranno”.
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[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
martedì 1 dicembre 2015
SPECIALE #COP21 - Bollettino del 1 Dicembre - I Capi di Stato a Parigi
Decine di leader globali hanno parlato all’apertura della conferenza: fra interventi concreti e (in alcuni casi) autocelebrativi, il senso di urgenza è ciò che prevale.
Sintesi (per leggere l’articolo completo clicca qui):
Si è tenuta ieri a Parigi la cerimonia di apertura della COP21, ventunesima Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici. Hanno partecipato anche iCapi di Stato di oltre cento Paesi: mai prima nella storia delle conferenze delle Nazioni Unite si erano riuniti così tanti Capi di Stato in una sola giornata. Alcuni degli interventi più significativi:
Sintesi (per leggere l’articolo completo clicca qui):
Si è tenuta ieri a Parigi la cerimonia di apertura della COP21, ventunesima Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici. Hanno partecipato anche iCapi di Stato di oltre cento Paesi: mai prima nella storia delle conferenze delle Nazioni Unite si erano riuniti così tanti Capi di Stato in una sola giornata. Alcuni degli interventi più significativi:
- CINA: il Presidente Xi Jinping ha sottolineato l’importanza di arrivare ad una governance globale per il cambiamento climatico all’altezza delle sfide del secolo e di confermare il principio delle “Responsabilità Comuni Ma Differenziate”.
- GERMANIA: la cancelliera Angela Merkel ha sottolineato l’importanza di istituire un meccanismo di verifica quinquennale per permettere di adattare e migliorare i contributi nazionali di ogni Paese con impegni aggiornabili esclusivamente al rialzo.
- RUSSIA: nel suo intervento, Vladimir Putin ha affermato che il cambiamento climatico è la sfida più coraggiosa per l'umanità; ma l’impegno russo è insuffficiente.
- AUSTRALIA: il primo ministro australiano Turnbull ha annunciato che l’Australiaratificherà il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto e contribuirà con almeno un miliardo di dollari alla costruzione della resilienza climatica e alla riduzione delle emissioni serra.
- ITALIA: Renzi ha affermato che l’Italia arriva a Parigi con “le carte in regola” e che con la nuova legge di stabilità 4 miliardi di Euro saranno investiti per i cambiamenti climatici da qui al 2020. Ha però mancato di affrontare aspetti chiave dell’agenda nazionale ed internazionale… (continua qui)
- STATI UNITI: Obama ha affermato, riportando una citazione, come “noi siamo la prima generazione ad assistere ai cambiamenti climatici e allo stesso tempo l’ultima in grado di risolvere il problema”. Ha ricordato la svolta verde, importante: ma sufficiente?
giovedì 19 novembre 2015
Arte Metropolitana
A sei mesi dal lancio dei “Muri Liberi” arriva un primo bilancio dell’iniziativa da parte del Comune di Milano.
E non solo.
L’evoluzione dell’Arte Urbana e la progressiva apertura da parte di istituzioni e privati ai suoi linguaggi hanno portato la Città a riconoscerne i numerosi soggetti culturali.
L’incontro “Arte Urbana Città Metropolitana” sarà l’occasione per incontrare la comunità di pratica del muralismo urbano oggi attivo sul territorio milanese.
Invitiamo 10 operatori culturali a presentare i progetti organizzati nell’anno che va a concludersi: l’impegno di ogni singolo dona alla Città un risultato eclatante e collettivo.
***
SABATO 28 NOVEMBRE | ORE 17 | TEATRO FRANCO PARENTI
Introducono i lavori:
> Emanuele Lazzarini, Consigliere Comunale
> Paola Bocci, Presidente della Commissione Cultura
Intervengono:
> Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura
> Carmela Rozza, Assessore ai Lavori Pubblici e Arredo Urbano
> Antonella Ranaldi, Soprintendente Belle Arti e Paesaggio
> Paolo Galuzzi, Prof. Associato Dipartimento Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano
> Organizzatori di progetti (per intervenire, invitiamo a compilare il form all'indirizzo: https:// it.surveymonkey.com/r/ milanoart)
E non solo.
L’evoluzione dell’Arte Urbana e la progressiva apertura da parte di istituzioni e privati ai suoi linguaggi hanno portato la Città a riconoscerne i numerosi soggetti culturali.
L’incontro “Arte Urbana Città Metropolitana” sarà l’occasione per incontrare la comunità di pratica del muralismo urbano oggi attivo sul territorio milanese.
Invitiamo 10 operatori culturali a presentare i progetti organizzati nell’anno che va a concludersi: l’impegno di ogni singolo dona alla Città un risultato eclatante e collettivo.
***
SABATO 28 NOVEMBRE | ORE 17 | TEATRO FRANCO PARENTI
Introducono i lavori:
> Emanuele Lazzarini, Consigliere Comunale
> Paola Bocci, Presidente della Commissione Cultura
Intervengono:
> Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura
> Carmela Rozza, Assessore ai Lavori Pubblici e Arredo Urbano
> Antonella Ranaldi, Soprintendente Belle Arti e Paesaggio
> Paolo Galuzzi, Prof. Associato Dipartimento Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano
> Organizzatori di progetti (per intervenire, invitiamo a compilare il form all'indirizzo: https://
giovedì 5 novembre 2015
Dal caso Volkswagen alla Conferenza di Parigi
Tra meno di un mese inizierà a Parigi la COP 21, la conferenza organizzata dalle Nazioni Unite che ha l'obiettivo di concludere, dopo 20 anni di trattative, un accordo vincolante e universale sul clima, prima che sia troppo tardi per tutti.
Insieme al Circolo 02PD e al Circolo PD Carminelli ho organizzato questo incontro di approfondimento, mercoledì 11 novembre alle ore 21. Ci vediamo?
Insieme al Circolo 02PD e al Circolo PD Carminelli ho organizzato questo incontro di approfondimento, mercoledì 11 novembre alle ore 21. Ci vediamo?
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