Ore decisive a
Le Bourget: mentre completiamo l’analisi della nuova bozza del testo
dell’Accordo di Parigi si sta svolgendo negoziazioni a porte chiuse
(solo 3 delegati per ogni Stato) in cui dovranno emergere gli ultimi
punti di confronto sui pochi elementi ancora aperti: ambizione, finanza,
differenziazione, loss and damage. Il nuovo testo è previsto per domani
(sabato mattina).
La bozza presentata dal Presidente Fabius alla plenaria del “Paris Committee”
è infatti a prima vista un testo semi-definitivo, con la quasi totale
rimozione delle opzioni e l’armonizzazione degli aspetti ancora aperti
ieri sera: la lunga attesa (il testo era originariamente atteso per il
primo pomeriggio, è poi stato rilasciato alle 21) è il frutto di un
lungo lavoro diplomatico e negoziale. Ma cosa è cambiato rispetto a ieri? La convergenza è sufficiente o Parigi sta “partorendo il topolino”? Vediamo di seguito la nostra analisi delle novità rispetto alla bozza precedente, disponibile a questo link.
PREAMBOLO
Il preambolo è stato confermato, ma è
stato eliminato il riferimento al riconoscimento della responsabilità
storica dei Paesi Industrializzati e alla previsione che la quota delle
emissioni proveniente dai Paesi in via di sviluppo potrà aumentare per
consentire il raggiungimento dei loro bisogni di sviluppo sociale ed
economico. E’ stato reinserito il principio dell’equità intergenerazionale,
scomparso dalla precedente bozza per un errore di trascrizione.
Confermati l’indicazione dei riferimenti ai diritti umani, al diritto
alla salute, comunità locali, ai diritti delle popolazioni indigene, dei
migranti, delle persone disabili, dei bambini e la promozione della
parità di genere e l’empowerment femminile.
ART 1 DEFINIZIONI
E’ stata aggiunta una specificazione in merito al significato della Convenzione Quadro: la “Conference of the Parties” è chiarita essere la “Conference of the Parties to the Convention”:
si lega dunque fortemente il nuovo testo alla Convenzione (questo punto
potrebbe permettere agli Stati Uniti di non dover far ratificare
l’Accordo di Parigi dal Congresso, in quanto rientrante direttamente
nella Convenzione UNFCCC).
ART 2 OBIETTIVO
In merito all’obiettivo di stabilizzazione dell’aumento della temperatura, è stata scelta una delle tre opzioni: “ben al di sotto dei 2°C, compiendo gli sforzi possibili per raggiungere gli 1,5°C”
. Si assicura dunque il mantenimento, almeno per ora, dell’obiettivo
più ambizioso indicato dalla scienza. Eliminato invece da questa sezione
il riferimento ai diritti umani.
ART 3 MITIGAZIONE
Nella sezione relativa alla
mitigazione, sono state scelte opzioni di compromesso al ribasso
dei livelli di ambizione in tutti i paragrafi. In particolare, è stato
perso il riferimento esplicito all’obiettivo collettivo al 2050, con la
sola indicazione di perseguire la neutralità delle emissioni nella
seconda metà del secolo, ed è stato adottato un linguaggio estremamente
vago e meno ambizioso rispetto agli sforzi individuali e differenziati.
Relativamente al supporto per i paesi in via di sviluppo, è stato
cancellato l’obbligo da parte dei paesi sviluppati di farsi carico di
tutti i costi associati all’adempimento dei loro contributi.
Eliminato il riferimento alle
responsabilità comuni ma differenziate dalle pratiche di aggiornamento
dei contributi. E’ stata però definita la sessione specifica entro cui
saranno definiti i periodi temporali per i target, ovvero la COP22 del
prossimo anno. E’ stata poi concessa più libertà per le misure, e allo
stesso tempo, eliminata la possibilità di ancorarle all’Agreement e di
riferirle ufficialmente alle linee guida dell’IPCC.
Emission trading
I meccanismi di mercato sono stati
esplicitati come misure utili per fini di mitigazione e adattamento. Si
specifica che le Parti devono assicurare integrità dal punto di vista
ambientale, un sistema di accounting robusto ed evitare il double
counting, ovvero la doppia contabilizzazione degli impegni di riduzione
delle emissione. Un paragrafo aggiuntivo prescrive che l’utilizzo dello
mercato delle emissioni internazionali debba essere volontario e
autorizzato dai singoli Paesi.
ART 3 BIS MECCANISMO REDD+
È stato utilizzato un linguaggio più
forte. L’articolo sostiene che le Parti debbano intervenire per
conservare i propri carbon-stock, implementando e supportando azioni per
ridurre le emissioni derivanti da deforestazione e degradazione
forestale. Non si fa più specifica menzione alla riduzione della povertà
ed all’aumento della resilienza degli ecosistemi, sostituite dal più
generico “non-carbon benefits“.
ART 3 TER MECCANISMO PER SOSTENERE LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Il paragrafo riporta ancora due
possibili opzioni per definire un nuovo meccanismo per la riduzione
delle emissioni, probabilmente con destinatari i Paesi in via di
sviluppo (anche questo è ancora tra parentesi). La prima proposta
prevede un meccanismo per ridurre le emissioni di gas serra nei Paesi in
via di sviluppo addizionalmente ai loro impegni, che sia aperto al
contributo di soggetti pubblici e privati. Rispetto alla versione
precedente è stato eliminato il riferimento all’integrità ambientale ed
alla necessità di scongiurare i “doppi conteggi”.
La seconda proposta ipotizza invece un
meccanismo per ridurre le emissioni non legate ad i meccanismi di
mercato, che riguardi mitigazione, adattamento, trasferimento
tecnologico e capacity-building. In questo caso si indica espressamente
che il meccanismo dovrebbe avere un approccio non di mercato, e che
potrebbe contenere anche misure per una gestione forestale sostenibile.
In entrambi i casi, è confermato che le modalità e le procedure
sarebbero definite nella prima sessione della CMA (meeting delle Parti
aderenti al nuovo Accordo).
ART 4 ADATTAMENTO
È stato rimosso il riferimento alle
responsabilità comuni ma differenziate dei diversi paesi. D’altro canto,
è stato riconosciuto come all’inasprirsi delle conseguenze del
cambiamento climatico corrisponda una minore efficacia delle iniziative
di adattamento. Strategie che dovranno essere comunicate pubblicamente
su un registro gestito dal Segretariato. Infine è scomparso ogni
riferimento ad una revisione quinquennale degli obiettivi sul tema
prefissati.
ART 5 LOSS & DAMAGE
L’importanza di evitare, minimizzare e
contrastare le perdite e i danni associati agli effetti avversi del
cambiamento climatico è stata pienamente riconosciuta: l’articolo sul
Loss and Damage, infatti, è stato mantenuto come articolo a sé stante.
Ciononostante, la nuova versione dell’Agreement prevede due
opzioni, la prima delle quali consta di un solo
articolo estremamente generico che – se scelto – relegherebbe il tema ad
un ruolo marginale; la seconda opzione, al contrario, andrebbe a
specificare le perdite ed i danni da considerare, nonché le misure da
intraprendere per il loro contrasto.
Non è ancora stato definito se il
meccanismo, ideato per porre rimedio alle perdite ed ai danni dovuti al
cambiamento climatico, debba essere quello definito nel documento
approvato a Varsavia (rinforzato), oppure un nuovo meccanismo da creare
ex-novo durante l’attuale Conferenza. L’istituzione di una Climate Change Displacement Coordination Facility a supporto dei futuri rifugiati climatici è stata, infine, eliminata dalla nuova bozza.
ART 6 FINANZA
Rimane invariato l’obiettivo generale,
mentre si definisce l’obiettivo di mobilitare risorse finanziarie da
parte dei paesi sviluppati verso quelli in via di sviluppo, sia per le
azioni di mitigazione sia di adattamento; il tutto è però ancora tra
parentesi e quindi soggetto a discussione, in particolare nel definire
se i nuovi finanziamenti dovranno essere addizionali, adeguati,
prevedibili, accessibili, sostenibili e scalabili. Le altre Parti
possono contribuire con risorse ma solo su base volontaria e
complementare, incluse iniziative di cooperazione verso i paesi del Sud
del mondo.
E’ stato definito che siano i Paesi
industralizzati a dover assumere la leadership nella mobilitazione delle
risorse, con un ruolo significativo dei fondi pubblici, tenendo conto
in via prioritaria delle esigenze e specificità dei Paesi in via di
sviluppo. Le risorse finanziarie dovranno essere mobilitate a partire da
una base di 100 miliardi di dollari l’anno, con un impegno progressivo
che vada oltre i precedenti sforzi, da ottenere definendo obiettivi di
breve periodo quantificabili per il post 2020 da stabilire e rivedere
periodicamente.
Nella ripartizione delle risorse, sono
stati tolti i riferimenti ad un’equa distribuzione regionale delle
risorse finanziarie, ed alla menzione ad un approccio che tenga conto
della questione di genere. E’ invece conservato il riferimento ad un
equilibrio tra i fondi destinati alla mitigazione e quelli destinati
all’adattamento. Le istituzioni legalmente vincolate all’Accordo devono
assicurare l’accesso alle risorse finanziarie in modo efficiente,
attraverso procedure semplificate di approvazione ed immediato
supporto riservate ai Paesi in via di sviluppo (in particolare LDC, SIDS
e Stati Africani, menzionati tra parentesi); è stato infine tolto il
riferimento al meccanismo Loss and Damage da questa sezione.
Le Parti devono comunicare, con cadenza
biennale, in merito alle proprie previsioni di mobilitazione di
capitali, fornendo informazioni a carattere qualitativo e quantitativo
sulle risorse finanziarie pubbliche da destinare ai Paesi in via di
sviluppo Parti dell’Accordo.
ART 7 SVILUPPO E TRASFERIMENTO TECNOLOGICO
Tutte le parentesi sono state tolte. E’
stato eliminato il riferimento all’accelerazione ed estensione dello
sviluppo e trasferimento tecnologico, ma al tempo stesso è stato scelto
un termine più stringente riguardo al rafforzamento delle azioni
cooperative in tale ambito (shall invece che should).
Sono stati rimossi anche gli esempi di azioni da intraprendere, tra cui
il riferimento alla necessità di affrontare le barriere al trasferimento
tecnologico.
Eliminato anche il riferimento al ruolo
dell’innovazione nel provvedere alla diffusione di fonti d’energia
accessibili ed affidabili. E’ stato specificato che i Paesi Sviluppati
(e non tutte le Parti) debbano fornire supporto (incluso quello
finanziario) per l’implementazione del suddetto articolo. E’ stato
tuttavia rimosso il riferimento ad una regolare comunicazione delle
Parti sui progressi relativi all’implementazione delle azioni di
supporto.
ART 8 CAPACITY-BUILDING
Nell’ambito dell’accordo, il
capacity-building dovrebbe potenziare la capacità di intraprendere
azioni effettive in risposta al cambiamento climatico. L’articolo è
rimasto in larga parte immutato rispetto alla versione precedente. I
destinatari del capacity building sono stati individuati nei Paesi in
via di sviluppo, in particolare quei Paesi con minori capacità come i
Paesi meno sviluppati (LDCs), i piccoli Stati insulari (SIDS) e i Paesi
Africani. Rimane un unico punto in sospeso: il riferimento al fatto che
le misure di capacity-building debbano rafforzare la capacità e
l’abilità dei Paesi in via di Sviluppo in accordo con i principi della
Convenzione.
ART 9 TRASPARENZA (delle azioni e del supporto)
Sono ancora aperte le tre opzioni riguardo al tipo di transparency framework
che verrà stabilito. La principale differenza tra le opzioni appare
un’eventuale differenziazione tra Paesi sviluppati ed in via
di sviluppo. E’ stato rimosso il riferimento ai principi ed alle
disposizioni della Convenzione come elementi-guida per il transparency framework. Le
informazioni fornite dalle Parti per le procedure di revisione
comprenderanno gli inventari nazionali di gas serra e le proiezioni
future delle emissioni, i progressi rispetto agli obiettivi di
mitigazione e quelli relativi all’adattamento.
ART 10 GLOBAL STOCK TAKE
Sono state rimosse le parentesi al
riferimento al principio di equità nelle valutazioni sullo stato di
attuazione del nuovo accordo, con la prima sessione di verifica prevista
per il 2023.
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]
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RispondiEliminaEcco la sua mail : combaluzierp443@gmail.com
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