giovedì 22 marzo 2012

22 Marzo, Giornata Mondiale dell'Acqua

Oggi è 22 marzo, secondo giorno di primavera.
Ogni anno dal 1992, quando alle Nazioni Unite così si decise, 22 marzo è anche Giornata Mondiale dell'Acqua, un'occasione per porre l'acqua al centro del dibattito pubblico e per riflettere sulla sostenibilità della gestione delle risorse idriche a livello globale e locale.
Oggi, 22 marzo, ho presentato in Consiglio un ordine del giorno che racconta alcune cose (qui il pdf).
Racconta innanzitutto che proprio ieri, proprio a Palazzo Marino, è stata presentata una ricerca Ispo che rivela che i cittadini milanesi si dicono mediamente soddisfatti della qualità dell’acqua del Comune e hanno sviluppato, negli anni, una crescente sensibilità per i temi ambientali, anche in relazione al valore delle risorse idriche.
Ma. C’è sempre un ma.
Nonostante questi importanti passi in avanti, prima di tutto la maggioranza dei milanesi (54%) fa ancora uso di acqua in bottiglia, che, come noto, ha impatti ambientali devastanti, legati sia al consumo delle falde acquifere dove avviene il pompaggio, sia all’enorme consumo di energia e di acqua per produrre (e smaltire/riciclare) le bottiglie di plastica; in secondo luogo, sembra esserci una sensibilità molto minore per quanto riguarda il consumo di acqua nella produzione di cibo, che oggi pare lontano dall’essere un fattore considerato nelle scelte individuali di consumo di alimenti.
Già, la filiera alimentare. Quanti litri di acqua per produrre una patata? E quanti per produrre una bistecca dimanzo? Il tema di Expo 2015 – “Nutrire il pianeta, energia per la vita” – non può non essere, già da oggi, un’occasione per innescare un ampio dibattito sulla relazione tra acqua e sicurezza alimentare, e in particolare sulla sostenibilità delle filiere alimentari in relazione all’uso più o meno intensivo della risorsa idrica.
Cosa chiediamo al nostro Sindaco e ai nostri Assessori?
Di moltiplicare gli sforzi affinché il tema del diritto all’acqua e della gestione efficiente e sostenibile delle risorse idriche siano posti al centro di un rinnovato dibattito pubblico.
Di sostenere e promuovere in tutte le sedi – istituzionali, pubbliche e private – l’uso dell’acqua fornita dall’acquedotto pubblico.
Di promuovere il diritto di accesso all’acqua.
Di favorire e promuovere comportamenti consapevoli e virtuosi nei consumi alimentari, nella misura in cui questi impattano sul consumo di acqua, anche in relazione al tema e alle finalità di Expo 2015.
Di adottare una Carta dell’Acqua che sancisca l’impegno dell’Amministrazione nella difesa dell’acqua bene comune.
E infine, mettiamoci in gioco noi. Valutiamo misure per stimolare il consumo di acqua del rubinetto negli uffici comunali; valutiamo, alternativamente o complementariamente, la possibilità di sostituire in tutto o in parte le forniture di bottigliette d’acqua da mezzo litro con boccioni da 5 litri da sistemare su ogni piano; valutiamo, quando proprio non si può fare a meno, di utilizzare bottiglie di vetro e non di plastica.

sabato 4 febbraio 2012

Il calore di una città

In questi giorni di freddo intenso il Comune sta cercando di aumentare al massimo gli sforzi per raggiungere il maggior numero possibile di persone che vivono per strada.
E' stato aperto il mezzanino della fermata della MM3 Centrale, che ospita ormai 120 persone ogni sera, e l'Assessore Majorino sta cercando di individuare ulteriori luoghi di accoglienza.
Ci stiamo mobilitando tutti affinchè chiunque incontri un senza tetto che vive per strada lo segnali allo 02.8846.5000 (5001, 5002) o scriva a salaoperativapc@comune.milano.it.
C'è però tanto bisogno di volontari che diano una mano almeno in tre direzioni:
1. Accompagnamento dei senza dimora dal mezzanino della stazione centrale ai centri di accoglienza. Per questo ci sarebbe bisogno di disponibilità, oltre che di persone, anche di alcuni mezzi di trasporto privato.
2. Attualmente sono al lavoro 7 unità di strada che dalle 20 alle 24 circa girano per la città per portare sacchi a pelo, generi alimentari ai senza dimora. Svolgono anche la funzione di individuazione sul territorio di persone che vivono per strada cercando di convincerle ad andare a dormire nei nostro centri di accoglienza. Fanno un giro predefinito, ma vengono anche inviate dalla centrale della Protezione Civile nei luoghi segnalati da cittadini. Ci sarebbe bisogno di alcune persone che possano, affiancate da chi lo fa già da tempo, aumentare il numero delle unità di strada.
3. Ci sarebbe bisogno di persone che vogliano dare un pò di assistenza "relazionale" a chi sta nei centri di accoglienza.

Questo piano straordinario sarà coordinato dalla Protezione Civile, e l'impegno richiesto è per una decina di giorni la sera dalle 21 alle 24.
Sarebbe bellissimo se fossimo in tanti.
Per chi può, scrivete a me (emanuele.lazzarini@comune.milano.it) o a Cosimo Palazzo (cosimo.palazzo@comune.milano.it).
Grazie!

sabato 21 gennaio 2012

Area C. Genesi e futuro

 
I numeri mi piacciono.
Sarà Cartesio, sarà la Bocconi, sarà che l’approccio scientifico ai problemi è l’unico che ci permette di evitare che si riduca tutto ad una disputa un po’ demagogica e strumentale, fondata sull’appartenenza politica all’uno o all’altro schieramento, sulla difesa aprioristica di questo o di quell’altro piccolo interesse di bottega.
E allora, se avete voglia di leggere un racconto “scientifico” di Area C, cliccate qui. È il dossier preparato da Amat (la nostra agenzia per la mobilità, l’ambiente e il territorio) che valuta i nuovi scenari di regolamentazione degli accessi alla cerchia dei bastioni. Interessantissimo.
Dossier che, a sua volta, si basa sulla sintesi conclusiva dei risultati di Ecopass, scritta dai saggi di nomina morattiana nel marzo 2011 (clicca qui!). Curioso leggere che, proprio da quel documento, arrivava chiara l'indicazione di proseguire sulla strada presa:

"Sulla base delle valutazioni sugli effetti dell’Ecopass e sulle possibili politiche alternative, la Commissione è pervenuta alla conclusione che occorra rendere stabilii risultati raggiunti sul calo delle concentrazioni inquinanti e incidere ancora di piùsui livelli di concentrazione delle polveri sottili PM10 e PM2,5".
Come?

"Intensificare la lotta all’inquinamento e agire sui livelli di traffico comporta un passo in avanti che agisca con maggiore e permanente efficacia con un provvedimento congiunto di Pollution e Congestion Charge. Gli aspetti di carattere ambientale (Pollution Charge) sono insiti  nell’individuazione dei mezzi per i quali è consentito o vietato l’ingresso all’interno in area Ecopass e nella differenziazione del ticketing tra mezzi leggeri e mezzi pesanti, alla luce dell’incidenza del particolato non-esausto e degli effetti sulla sua risospensione. Gli aspetti legati alla riduzione del traffico (Congestion Charge) sono dati dal ticketing applicato a tutte le restanti classi veicolari".
Ecopass, infatti, (che ho sempre ritenuto un provvedimento che andava nella direzione giusta), ha avuto risultati importanti, tra cui:
  • -16% riduzione traffico nei bastioni
  • -21% incidenti
  • +12% velocità commerciale
  • -30% PM10 allo scarico
Ma...era ormai scaduto in termini di efficacia: il parco auto si era ampiamente rinnovato (portando alla ribalta tecnologie di nicchia quali gpl e metano), tanto che nel giugno 2010 pagava solamente il 14% delle vetture che entravano nella ZTL.
Ma soprattutto (e questo è il dato più importante), due terzi del PM10 nella ZTL non era (non è!) prodotto dal gas di scarico, bensì da fenomeni di attrito come freni, frizioni, rotolamento degli pneumatici.
E' da qui che nasce la decisione di modificare il provvedimento trasformandolo in una tariffa per la congestione, più che per l'inquinamento.
Gli obiettivi? Ridurre il traffico nella ZTL tra il 20 e il 30%, ridurre le emissioni del 20%, e sopratttto porre le condizioni (anche economiche) per sviluppare quella rete di mobilità dolce che con 600 auto ogni 1000 abitanti facciamo un’immensa fatica a costituire.
Ci siamo riuscendo?
I risultati dei primi giorni (con riduzioni del traffico vicine anche al 40%) sono senz'altro un segnale incoraggiante, a cui si somma un +10% nell'uso del bike sharing e un +16% sui mezzi pubblici, senza che questo abbia comportato il tilt del sistema.
Ma bisogna andare cauti. Sappiamo che gli inquinanti non diminuiranno in fretta e non diminuiranno facilmente, senza una serie di provvedimenti su tanti altri fronti.
E poi teniamo sempre ben in mente se vogliamo essere gli attori di una nuova stagione politica non dobbiamo governare con l’orgoglio: dobbiamo metterci nell’ottica che ogni provvedimento, in quanto umano, è perfettibile, e che se ci si accorge di aver fatto qualche piccolo errore lo si dice e si lavora insieme per correggerlo, senza che questo sia considerato una "goffa retromarcia di dilettanti allo sbaraglio".
Per tutto il resto... vi lascio al mio intervento in aula.

domenica 15 gennaio 2012

Area C secondo Michele Serra


Al di là di tutti i punti critici e dei margini di miglioramento del provvedimento Area C (che come ogni azione umana è perfettibile), credo che il nodo cruciale di tutta la questione sia proprio questo: l'incredibile difficoltà di rompere i recinti dei piccoli interessi dell'io e aprirli all'immenso bene del noi.
Come ha dichiarato Tabacci qualche tempo fa, "la sfida di Monti è quella di chiedere al cittadino portatore di interessi legittimi di rinunciare a qualcosa in virtù del fatto che come cittadino consumatore acquisirà una serie di vantaggi. Lo stesso succede con Area C. Bisogna superare i piccoli egoismi, gli interessi particolari per  guadagnare una città dove tutti possano vivere meglio".

Michele Serra, nella sua "Amaca" del 12 gennaio, lo racconta così:

Abito nella famosa "area C" di Milano e l' idea di pagare un ticket per entrare e uscire in macchina da casa mia (oltre le quaranta volte all' anno, che sono gratuite) mi irrita profondamente. Proprio per questo sono favorevole al provvedimento della giunta Pisapia. Perché, come tutti i provvedimenti dissuasivi, presenta un costo e pone un ostacolo. Tutti i referendum anti-traffico (compreso quello da poco votatoa Milano) ottengono un consenso travolgente. La gente è entusiasta e deve fare solo la piccola fatica di andare a votare "sì". Quando poi si tratta di mettere in pratica il proposito largamente condiviso, ognuno si sente urtato, offeso, illegittimamente chiamato in causa: i costi, le scomodità, le fatiche devono sempre essere a carico degli altri. Not in my backyard, not in my box: non nel mio cortile, non nel mio garage... Le discariche fatele altrove, le autostrade che imbocco comodamente costruitele a ridosso delle case altrui, se dovete bucare le montagne andate una vallata più in là, i controlli fiscali sono un' ottima cosa ma se li fanno a me diventano un sopruso, se dovete limitare il traffico privato in città non venite a rompere le scatole proprio a me. Invece le rompono proprioa me,e devo farmene una ragione. La mia macchina ingombra e inquina tanto quanto quelle che maledico quando passo a piedi in una strada ingorgata.

mercoledì 11 gennaio 2012

Area C. Milano cambia davvero

Con la promessa di raccontarvi il mio punto di vista su Area C in maniera più dettagliata, faccio un primo passo riportando tutte le novità che sperimenteremo dal 16 gennaio. Cosa cambia a livello pratico tra Ecopass e Area C? Ecco qui.




Restano invariati i giorni, gli orari e i varchi: Dal lunedì al venerdì (feriali), dalle 7.30 alle 19.30, nei 43 varchi della Ztl Cerchia dei Bastioni (36 per le auto private e 7 a uso esclusivo dei mezzi pubblici).

Titoli d’ingresso giornalieri
Ecopass: Giornaliero 2 euro, Giornaliero 5 euro, Giornaliero 10 euro (in base a classe di inquinamento)
Area C: Giornaliero 5 euro, Giornaliero “veicolo residente” 2 euro (previa registrazione), Giornaliero “veicolo di servizio” 3 euro (previa registrazione), Giornaliero “veicolo di servizio” 5 euro (solo presso i parcometri e previa registrazione)

Titoli di ingresso multipli

Ecopass: Ingresso multiplo 20 euro, Ingresso multiplo 50 euro, Ingresso multiplo 100 euro
Area C: Multiplo giornaliero 30 euro, Multiplo giornaliero 60 euro

Abbonamenti residenti

Ecopass: Annuale 50 euro, Annuale 125 euro, Annuale 250 euro (in base a classe di inquinamento)
Area C: Non sono previsti abbonamenti ma un pacchetto di 40 ingressi giornalieri gratuiti

Accesso senza titolo d’ingresso

Ecopass: Classe I (veicoli Gpl, metano, ibridi ed elettrici), Classe II (auto, merci e autobus benzina Euro 3, 4 e successivi, auto merci e autobus diesel Euro 4 con fap (se installato successivamente, Euro 5) e successivi. Moto e motorini)
Area C: Auto elettriche. Moto e motorini. Fino al 31/12/2012 auto ibride, bifuel, alimentate a metano e Gpl

Accesso con titolo d’ingresso
Ecopass: Classe III (auto, merci e autobus benzina Euro 1 e 2), Classe IV (auto e merci benzina Euro 0, auto diesel Euro 1, 2 e 3, merci diesel Euro 3, autobus benzina Euro 0 e diesel Euro 4, auto e merci diesel Euro 4 senza fap), Classe V (auto diesel Euro 0, merci diesel Euro 0, 1 e 2, autobus diesel Euro 0, 1, 2 e 3)
Area C: Auto benzina Euro 1, 2, 3, 4 e 5, Auto diesel Euro 4 e 5, Fino al 31 dicembre 2012: diesel Euro 3 di residenti e assimilati. Fino al 31 dicembre 2012: diesel Euro 3 veicoli “di servizio”

Divieto d’accesso
Ecopass: Nessuna categoria di veicoli
Area C: Auto diesel Euro 0, 1, 2, 3 (eccetto autorizzati). Auto benzina Euro 0, veicoli di lunghezza superiore a 7 metri

domenica 20 novembre 2011

DomenicAspasso!

Giuliano Pisapia scrive una lettera ai milanesi in occasione della prima DomenicAspasso.


Cari milanesi,

è da tanto tempo che non vi scrivo. Torno a farlo oggi, pochi giorni prima di un’iniziativa a cui tengo molto, perché aiuta a migliorare la nostra qualità della vita. Questa domenica lasciamo a casa la macchina, le moto, i motorini, spegniamo tutti i motori e riprendiamoci la città. Il 20 novembre, dalle 10 alle 18, a Milano e nei comuni qui intorno, sarà la nostra prima ‘domenicAspasso’. Come se fossimo tutti parte di una grande città, insieme alle amministrazioni dell’hinterland abbiamo inventato di tutto per trasformare quello che può sembrare un sacrificio in un momento di gioia. Sarà l’occasione per scoprire il silenzio, gli spazi, le persone. Per fare incontri, per giocare per strada. Per riprenderci il tempo e riscoprire, per un giorno almeno, la lentezza.   

Sicuramente in giorni nei quali la tendenza della presenza del PM10 è in crescita, la giornata senza auto rappresenta un’occasione per far respirare i nostri polmoni, ma anche i polmoni della città, liberandola dalle migliaia di macchine che ogni giorno circolano sulle nostre strade. Ma è evidente che una città svuotata dalle macchine è una città che si riempie di persone, di svago, di gioia con tante iniziative sparse nelle diverse zone. La domenica a piedi sarà una giornata in cui è bello girare per Milano, incontrare nuovi amici, portare i propri bambini a giocare. Insomma in cui è possibile vivere a misura d’uomo.

Potremo ritrovarci nelle 14 piscine comunali coperte, oppure al Museo del Novecento dove sarà possibile accedere gratuitamente. Ma sono davvero tante le iniziative alle quali possiamo partecipare e i posti dove possiamo andare.

Per ‘domenicAspasso’ basterà un solo biglietto ordinario per viaggiare tutto il giorno, potendo così godere degli angoli più belli della città, riappropriandoci degli spazi urbani e vivendo una nuova dimensione del tempo che sembrerà scorrere più lentamente. Finalmente riusciremo a guardarci negli occhi, a scambiarci un saluto e un sorriso.

Chiedo a tutti di unirvi a noi in questa domenica speciale, pensata anche per i bambini (in occasione della Giornata Mondiale per l’Infanzia), ed è con loro che ho appuntamento: in Piazza San Fedele, dietro Palazzo Marino - la casa di voi milanesi - giocheremo a ‘bandiera’, a ‘un due tre stella’, insomma ai giochi di una volta che ritornano nel centro di Milano, e chissà se sono ancora capace!

In questa iniziativa abbiamo tanti compagni di viaggio; da Claudio BisioPaolo Rossi, da Moni Ovadia a Enrico Bertolino, da Luca Bizzarri a Lella Costa, da Roberto Vecchioni ad Adriano Celentano, da Jeremy Rifkin ad Angelo Pisani. E a loro se ne stanno aggiungendo altri, chi con l’adesione, chi addirittura con la propria presenza alle diverse iniziative in programma.

La prossima domenica, sarà dunque una bella giornata, anzi come canta Vasco Rossi, …una splendida giornata…

Vi aspetto numerosi,

Giuliano Pisapia
Sindaco di Milano

venerdì 18 novembre 2011

C'è una Milano migliore

Ventisette ore d'aula.
Poi due file parallele di cerchietti verdi, il voto favorevole.
Un lungo applauso liberatorio per una delibera cruciale, una maggioranza solida come la roccia, un Sindaco che non esce dall'aula neanche per un minuto, un presidente del consiglio umiliato e insultato che conduce in porto la discussione.
E la sconcertante constatazione di una minoranza senza pudore, dignità, senso della responsabilità e amore per questa città. 

E' la storia del Consiglio Comunale iniziato lunedì 14 novembre alle 14.30 e terminato il giorno dopo alle 18. Argomento di discussione: la delibera per far partire il bando di gara per l'alienazione delle quote di Sea e Serravalle.
Due le soluzioni previste dalla Giunta.
La prima, gara per il 18,6% di Serravalle più il del 20% di Sea.
La seconda, gara per il 29,75% di Sea.
Entrambi i pacchetti quotati su una base d'asta di 385 milioni, si confrontano le offerte pervenute per entrambe le opzioni ma uno solo vince: quello che ha offrerto di più.
Il denaro in gioco, molto, è indispensabile per chiudere il bilancio 2011 senza sforare il patto di stabilità, eventualità che avrebbe effetti devastanti sulla possibilità di spesa e sui trasferimenti dallo Stato per il prossimo anno.
Milioni che servono, perchè nel bilancio della ex Giunta Moratti le entrate previste dall'alienazione di Serravalle erano scritte bene in grande (centosettantamilioni), ed erano, già allora, ritenute imprescindibili. Peccato che il bando di gara non venne mai fatto partire, e che c'era piena consapevolezza che l'acquirente non esistesse... "Tanto poi ci sono le elezioni", si saranno detti quei gentiluomini così responsabili.

Milioni che, ora, servono, perchè oltre a quelle entrate necessarie e non realizzate ci si sono messe di mezzo due finanziarie estive, con un taglio dei trasfermenti dallo Stato che, solo per quest'anno, è di circa 100 milioni. Ma non finisce qui: si sommano minori trasferimenti della Regione per il trasporto pubblico (37 milioni), mancate entrate da oneri di urbanizzazione e altre voci diverse, solo parzialmente compensate dai circa 18 milioni in più recuperati con l'aumento del biglietto ATM e i circa 35 con l'addizionale Irpef deliberato a luglio dopo giorni di battaglia in aula.
E' bene ricordarlo: dopo le due aste per il 18,6% di Serravalle (luglio e ottobre) andate entrambe deserte (la prima con base d'asta 170 milioni, la seconda con 145) era arrivata l'offerta del fondo F2i di Vito Gamberale, che proponeva al Comune l'acquisto congiunto del 18,6% di Serravalle e del 20% di Sea, ponendo però delle condizioni di governance per noi irricevibili. Naturale che non si potesse confezionare un bando di gara "su misura" per l'offerta di F2i, ma si dovessero cercare soluzioni per rendere l'operazione assolutamente trasparente.
E così è stato fatto, proprio con l'affiancamento del pacchetto B (29,75% di Sea) al pacchetto A (18,6% di Serravalle + 20% di Sea), che si traduce in una chiara apertura alla concorrenza internazionale dei mercati, compreso a chi fosse interessato ad acquistare solo Sea.
Vendere, dunque. Una scelta sostanzialmente obbligata, con un minimo spazio per qualche aggiustamento e qualche nodo ancora da sciogliere in sede di Consiglio: il pagamento del dividendo straordinario di Sea al Comune di milano, già messo a preventivo dall'amministrazione precedente, gli assetti di governance e le garanzie per il compratore, la possibilità o meno di procedere, in caso di vendita delle quote Sea, alla quotazione in borsa già prevista.
Nodi interessanti e realmente importanti, che però l'opposizione ha fatto solo finta di voler affrontare.
Nodi che sono diventati pretesti per scatenare confuse discussioni strumentali.
Nodi che hanno permesso all'opposizione di sfoderare, nonostante i "patti" iniziali fossero diversi, un ostruzionismo figlio di una morbosa e distorda idea di "cosa pubblica".
Con un solo obiettivo:
non farci chiudere in tempo la delibera,
uguale non farci pubblicare in tempo il bando,
uguale non farci vendere il necessario,
uguale farci sfondare il bilancio e il patto di stabilità,
uguale farci commissariare,
uguale mandarci tutti a casa.
Alla faccia della responsabilità.
Alla faccia del "lavoro nell'interesse dei cittadini milanesi".

Ecco perchè siamo stati in aula ventisette ore. Per far scivolare, uno per uno, tutti gli emendamenti, tutte le discussioni, tutte le parole, tutti gli insulti e le perdite di tempo.
Basilio Rizzo, Presidente del Consiglio, contingenta i tempi della discussione. Con qualche sbavatura, bisogna prenderne atto, che sembra, agli occhi dell'opposizione, un sopruso.
E allora insorge, sbraita, si indigna per la presunta violazione delle regole.  

Ma quanto è grande il nostro, di sdegno, nel vedere come si maltratta una città, come la si umilia con la faccia angelica che dice "lo sto facendo per i milanesi".
I tempi sono duri, le scelte, purtroppo, ancora obbligate. Peccato che chi siede in quell'aula con noi non abbia alcun interesse che il proprio.


giovedì 3 novembre 2011

Per Fabio Guido Chiesa, attore e animatore

Ecco la mozione che oggi abbamo depositato in Consiglio Comunale. 
L'abbiamo preparata con passione, Lorenzo ed io, consapevoli di percorrere un altro pezzetto di strada per dare a quel piazzale senza nome, davanti al Teatro Ringhiera, il nome di Fabio Guido Chiesa, attore e animatore. 
Non ho mai conosciuto Fabio, ma la descrizione che ne fanno i suoi amici mi è bastata. Fabio è stato l'anima e il cuore dei primi, difficili anni del teatro, prima che la strada lo portasse via sulla sua bicicletta, il 4 giugno 2010. Quella piazza, una volta grigia e triste, ora sicuramente più colorata e viva, merita il suo nome. Per tutto i motivi che abbiamo provato a scrivere, e per tutti quelli che non riusciremo mai a raccontare.




lunedì 24 ottobre 2011

Mezzi pubblici: agevolazioni e novità

Il 18 ottobre abbiamo votato la delibera per il riordino dei titoli di viaggio di ATM e per le nuove agevolazioni tariffarie. E nonostante l'opposizione non abbia votato a favore (a mio giudizio inspiegabilmente, visto che si parlava di agevolazioni), ci sono stati almeno due aspetti positivi, nel merito e nel metodo.
Nel metodo, la discussione è stata finalmente (quasi) degna di una nota positiva dal punto di vista della dialettica d’aula. Tradotto, niente ostruzionismo ma solo emendamenti ragionevoli nel numero e nel contenuto (seppur non sempre condivisibili, ma questo ci sta), che hanno arricchito e migliorato il contenuto della delibera. Gli emendamenti, peraltro, sono stati presentati sia dall’opposizione che dalla maggioranza, riaffermando di fatto l’imprescindibile ruolo del consiglio comunale come organo di indirizzo dell’attività politica.
Nel merito, invece, la delibera si prestava a grandi spandimenti, elargizioni e profusione di bontà. Naturale, visto che si trattava di una provvedimento sulle agevolazioni: come dire, scateniamo la fantasia e speriamo che avanzi qualche soldo per realizzare i nostri desideri (che sono poi quelli di molti cittadini).
E allora, date queste premesse, come scegliere dove spendere (o meglio, dove non guadagnare) i pochi milioni disponibili? Con una strategia ben precisa: tutela delle categorie più deboli e incentivi sugli abbonamenti piuttosto che sui biglietti singoli. Per tutto il resto, massimizzazione degli impatti positivi e minimizzazione dei costi (ovvero, emendamenti low-cost).
Ci siamo riusciti? Direi abbastanza.
Non ho mai condiviso le intenzioni di Giuliano Pisapia (già dalla campagna elettorale) in merito agli abbonamenti gratuiti per gli over65. Niente contro gli anziani, per carità: semplicemente in un ragionamento di priorità, con oltre 30 milioni di minori introiti (tanti sarebbero quelli a cui avremmo rinunciato se tutti gli over65 avessero ottenuto la gratuità, indipendentemente dal loro reddito) forse il gioco non vale la candela: ovvero forse varrebbe la pena di incassare per investire di più nel miglioramento del servizio. Per fortuna i vincoli dettati dal bilancio hanno perlomeno fatto sì che venisse inserito un tetto ISEE (pari a 16.000 euro) al di sopra del quale non c’è la gratuità. E, come conseguenza, i mancati introiti si riducono al massimo a 18 milioni. L’opposizione attacca – forse giustamente – argomentando che Pisapia ha promesso ma non ha mantenuto. È in parte vero. A me vien da dire: paradossalmente, meglio così…

Unica e ultima nota, con un pizzico di soddisfazione (sono le prime) il primo emendamento da me presentato e approvato all'unanimità: venerdì e il sabato, biglietto ordinario urbano da 1,50 euro è valido fino alle ore 6 del mattino se obliterato dopo mezzanotte.

Ecco tutte le nuove agevolazioni (in vigore dal 1 dicembre):
  • L’abbonamento è gratuito per tutti i residenti a Milano con età superiore ai 65 anni e Isee inferiore ai 16.000 euro;
  • L’abbonamento ridotto, prima riservato ai soli studenti, si estende a tutti i giovani fino a 26 anni, anche lavoratori (mensile: 17 euro; annuale: 180 euro);
  • Nelle domeniche di blocco del traffico il biglietto ordinario da 1,50 vale come un giornaliero;
  • I genitori con famiglie numerose (più di 4 figli) hanno una riduzione del 50% (150 euro anziché 300) sull'abbonamento annuale;
  • È possibile trasportare gratuitamente le biciclette su tutte le linee della metropolitana dall'inizio del servizio alle 7 e dalle 20 alla fine del servizio, e sempre nel weekend. Sempre trasportabili gratuitamente le biciclette pieghevoli.
  • Il venerdì e il sabato, biglietto ordinario urbano da 1,50 euro è valido fino alle ore 6 del mattino se obliterato dopo mezzanotte. Il biglietto per la rete notturna erogato dai parcometri vale anch’esso fino alle ore 6.

lunedì 12 settembre 2011

L'aula, la dialettica, la democrazia


Ecco il video e la trascrizione dell'intervento che ho fatto oggi in aula.
Buona visione e buona lettura!



Siamo usciti tutti un po’ provati dalle nottate di fine luglio, non solo perché abbiamo approvato una delibera difficile, ma anche perché abbiamo assistito a un certo modo di fare politica, a un certo modo di fare opposizione, a un certo modo di vivere l’aula.

Non vi posso nascondere che quei giorni mi hanno lasciato addosso una profonda sensazione di disagio e una sincera preoccupazione per il futuro. Forse molti di voi ci avranno fatto l’abitudine, ma vi garantisco che entrare qui dentro e vedere che il dibattito è spesso un finto dibattito, e che nessuno ascolta nessuno perché nessuno dice niente, è uno spettacolo che definirei quasi angoscioso.
E mi perdonerete, mi perdoneranno in particolare i colleghi più anziani, se questo intervento potrebbe suonare come un segnale di presunzione. Niente affatto. È la semplice opinione di un ventitreenne che ha ancora la voglia e la determinatezza di dire che c’è-qualcosa-che-non-funziona. E peraltro, guarda caso, è l’opinione comune di moltissimi colleghi, non necessariamente giovani, che sono alla prima esperienza in quest’aula. “L’ingenuità”, si dice a volte…

E non vi posso, e non vi voglio nascondere il mio sconcerto, quando ho assistito alla confessione di un consigliere della vostra minoranza, che sorridente e addirittura divertito, diceva a un mio collega di maggioranza che se foste stati voi al governo di questa città avreste dovuto, per forza di cose, introdurre l’addizionale Irpef, e noi, dai banchi dell’opposizione, avremmo replicato lo stesso teatrino ostruzionista che avete messo in scena voi.
Ma... vi sembra una cosa normale?
No, davvero, fermiamoci un attimo perché poi nella confusione sembra quasi che i meccanismi cerebrali si inceppino e poi ci illudiamo che sia normale quello che normale non è affatto.

E, permettete, io mi sono già stufato delle pacche sulle spalle e degli sguardi quasi pietosi che tutti i consiglieri più anziani, della mia parte politica e della vostra, mi rifilano, dicendo: “è sempre stato così, è la prassi!”, come a voler dire “cià, dai, lascia che ti insegni un po’ io come vanno le cose in politica”.
Io credo, è naturale, che il problema non sia opporsi a un provvedimento che non si condivide, ci mancherebbe altro. Il problema è il modo in cui lo si fa e l’alternativa che si propone. Il problema è il livello a cui si porta la discussione, e la serietà e la dignità con cui si sta qui dentro.

Vedete, spesso parlate – e parliamo – dell’allontanamento dei giovani dalla politica, del loro preoccupante disinteresse. Beh, mi vien da dire, sfido io a interessarsi. Sfido io, quando l’immagine che diamo, qui fuori da quest’aula, è quella di un luogo mortificato, svuotato, svilito del suo significato e del suo immenso valore democratico. E quello che dovrebbe essere il regno della dialettica democratica, io l’ho visto più spesso trasformarsi in un mercato del pesce, altro che democrazia.

E la mia critica, qui, va oltre le parti politiche. Non dimentico certo che spesso le opposizioni di centro sinistra, nel parlamento e nelle assemblee locali, hanno cavalcato le stesse identiche logiche.
Ma il punto è proprio questo.
Perché non troviamo il coraggio, noi, qui e ora, di cominciare una rivoluzione nel modo di fare politica. È ambizioso, lo so, ma proviamoci qui, a Milano, adesso e insieme. D’altronde siamo solo all’inizio! Mettiamo da parte quello che è successo e cominciamo da capo. Con i giovani consiglieri in prima linea e insieme a tutti quelli che vorranno seguirci.

Perché non stringiamo un patto di onestà, un codice d’onore, con cui ci impegniamo a rispettare il nostro tempo e il nostro lavoro, a dibattere, magari anche a scontrarci, ma sempre con onestà e con serietà, impegnandoci per tenere sempre alto il livello della discussione. E allora sì, ripensiamo il regolamento ma ripensiamo anche ai nostri comportamenti, e al messaggio che lanciamo fuori di qui.
E ricordiamoci che la disaffezione, il malcontento, la rabbia della gente non passa solo, e non passa tanto dalle misure impopolari che una giunta è costretta a prendere, quanto dal clima politico che noi, temporanei rappresentanti di chi sta qui fuori, istauriamo qui dentro.

È per questo che mi auguro (e ci auguro) che la nuova stagione, che non è non solo quel partigiano “vento che cambia”, ma una trasversalissima necessità di serietà e di dignità, sia da oggi il nostro faro e la nostra comune intesa per proseguire i lavori negli anni che verranno.
Grazie.

mercoledì 7 settembre 2011

Ripartiamo dalla comunicazione: novità ATM

Settembre è il nuovo inizio, o forse quello vero.
Settembre riporta l'entusiasmo del trenta di maggio, con tutto lo sciame di idee e di buona volontà.
Settembre, però, si porta anche dietro un elemento in più, che è la prima consapevolezza dei mezzi a mia disposizione per contribuire propositivamente ai nostri lavori, che è la comprensione di come infilarsi negli ingranaggi che governano il Consiglio, la Giunta, la stampa, la città, e dare concretezza al mio ruolo.
La pausa estiva ha smaltito i bollori e le nausee di fine luglio, dopo quelle nottate con annesso sconcerto che vi ho raccontato nell'ultimo post qui sotto ("C'è qualcosa che non va"). Peraltro sul sul tema (ostruzionismo, diritti della minoranza, livello del dibattito, regolamento dell'aula...) c'è ancora tutto da fare. E vi racconterò prossimamente le mie riflessioni aggiornate.

"Il tempo delle scelte obbligate", così sono stati definiti i primi mesi di questa consigliatura. Expo, addizionale Irpef, nuove tariffe Atm... scelte obbligate che però, in quanto tali, vanno più che mai raccontate, sviscerate, spiegate, comunicate. Proprio come non si è fatto fin'ora.

Biglietto a un euro e cinquanta, ad esempio. E poi le nuove agevolazioni, i nuovi servizi... Alzi la mano chi ha ricevuto una spiegazione completa del come del cosa e del perchè.
Ci provo qui, con un po di ragioni e qualche numero. Continuerò insieme a tutti quelli che avranno voglia di seguirmi nelle prossime settimane tra i mercati della città. Perchè è necessario sapere.


Cosa migliora:
§  Mezzi gratis per gli over65 con ISEE minore di 16.000 € (sono circa 140mila anziani su 230mila over65 totali, quindi più della metà) 
§  10 linee di Bus Notturni a partire da quest’autunno (inizialmente nel week-end)
§  Validità del biglietto: da 75 a 90 minuti
§  Non più “riduzione studenti” ma “riduzione under26”, per agevolare i giovani lavoratori
§  Mai più orario estivo a luglio
§  Piano delle corsie preferenziali

Cosa aumenta: 
§  Biglietto ordinario urbano: da 1 € a 1,50 €
§  Carnet 10 viaggi: da 9,20 € a 13,80 €
§  Giornaliero: da 3 € a 4,50 €
§  Settimanale: da 6,70 € a 8,40 €

Cosa non cambia:
§  Abbonamento annuale
§  Abbonamento mensile


Ma… perché? Era proprio necessario?
Ecco alcuni dati: 
§  37 milioni, i tagli del Governo e della Regione Lombardia per il trasporto pubblico locale;
§  30 milioni, i nuovi costi che il Comune deve pagare ad ATM dal 2012 per l’entrata in funzione delle nuove fermate della M3 fino a Comasina e per la prossima apertura della M5;
§  46 milioni, i maggiori ricavi previsti per il 2011 dall’aumento del biglietto  (18 milioni nel 2010).


I miti da sfatare:
La Moratti non avrebbe aumentato il biglietto.
È falso. Nell’ultimo bilancio approvato si prevedevano 19 milioni di nuovi incassi (nel 2010) grazie all’aumento del biglietto.

Avete aumentato i prezzi del 50%.
È falso. Considerando sia gli aumenti del biglietto, sia le agevolazioni per gli anziani, sia gli abbonamenti rimasti invariati, l’aumento complessivo è inferiore al 15%.

Avete aumentato i prezzi più di quanto hanno fatto Provincia e Regione.
È falso. La Provincia ha aumentato le tariffe del trasporto interurbano del 20%, la Regione ha aumentato le tariffe ferroviarie del 23%.

Avete aumentato i prezzi ma la qualità del servizio non cambia.
È falso. Certo, molto resta ancora da fare, ma i maggiori costi che il Comune deve sostenere sono dettati anche dalla recente apertura del prolungamento della M3 e della prossima apertura della M5. Inoltre, da quest’autunno, verranno attivate 10 linee capillari di autobus in servizio tutta la notte. E poi più corsie preferenziali, quindi più velocità di spostamento, e basta con l’orario estivo a luglio.

Nelle altre città europee i mezzi costano di meno.
È falso. Per citarne alcune: Londra circa 2.8 €, Berlino 2.10 €, Parigi 1.70 €, Barcellona 1.45 €.



venerdì 29 luglio 2011

C'è qualcosa che non va

E' il venti di giugno quando entro per la prima volta nell'aula di Palazzo Marino. Più di un mese fa.
Da quel giorno ad oggi succedono tante cose. Mai, però, avverto il desiderio di condividere, raccontare, riempire di inchiostro digitale le pagine a pixel di questo blog. Non per presunzione, non per disinteresse, non per pigrizia. Un po' sicuramente perchè manca il tempo per farlo. Ma ancor di più perchè è un inizio con poca emozione, tanta burocrazia, tanta lentezza procedurale, e con una grandissima e sempre crescente voglia di iniziare a lavorare davvero, a fare sul serio, a sentirsi ingranaggio di un motore acceso e ben funzionante.

Poi finalmente partono le commissioni consiliari, discutiamo e approviamo il tanto discusso accordo di programma per Expo 2015, e poi arriva in aula la variazione al bilancio previsionale e l'inserimento dell'addizionale irpef. Mercoledì 27 giugno 2011.
Le casse del Comune piangono lacrime amarissime (i milioni che mancano sono centottantasei).
La giunta presenta una proposta di delibera per chiedere l'inserimento dell'addizionale irpef dello 0,2% con esenzione sotto i 26.000 euro di reddito.
L'opposizione, come da definizione, si oppone.
Ma la discussione è tutt'altro che una fase dialettica proficua. E' una battaglia superficiale e strumentale, condotta al suono di 650 emendamenti che ci costringono a quindici ore di aula, con l'unico obiettivo, per l'opposizione, che tirandola in lungo si arrivi si primi giorni di settimana prossima con l'organico dimezzato dalle vacanze imminenti, e quindi con l'impossibilità di garantire il numero legale e lo svolgimento dei lavori. Insomma, un modo facile per far saltare tutto.
Alla faccia della responsabilità.
E questo gioco, ai miei occhi, e a quelli di molti dei nuovi arrivati, è pregno di una perversione e di un'indecenza che mi indignano a tal punto che non riesco a trovare il vocabolario giusto per descriverlo.

Ma come funziona, esattamente?
Gli emendamenti si discutono a gruppi tematici. Prima tutti quelli che riguardano la soglia di esenzione, poi quelli che riguardano l'aliquota, e così via. Naturalmente non di discutono tutti gli emendamenti: per la maggior parte dei blocchi si parte a discutere l'emendamento che fissa una modifica minima, poi quello che fissa una modifica massima, e poi quello che ne fissa una media. Colui che propone l'emendamento ha cinque minuti di tempo illustrarlo, a cui segnono gli interventi dei capigruppo di tutti gli altri gruppi e partiti (ognuno con cinque minuti massimo). Infine, se un consigliere dissente dall'intervento del suo capogruppo, ha diritto ad un ulteriore minuto per intervenire.
Un processo lungo, insomma, ma che se garantisse una dialettica seria e nel merito delle scelte, non sarebbe affatto tempo perso.
Ma, ahinoi, nemmeno uno degli emendamenti prevede un modo alternativo per reperire le risorse mancanti, nè tantomeno, nei discorsi sempre uguali dei proponenti, queste risorse vengono identificate. Solo generici slogan per la stampa.

E così passano un pomeriggio, una serata e una notte intera. A prendere in giro un'aula. A prendere in giro una città. A calpestare la propria dignità inventandosi argomentazioni clamorosamente faziose al solo fine di far passare minuti. A seppellire sotto metri di sterile retorica il rispetto per il tempo, le forze e la salute delle persone che sono costrette in quell'aula. Consiglieri e funzionari.
Dignità.
Dignità.
Persa, quando i consiglieri di Pdl e Lega scatenano una bagarre ad ogni decisione del presidente del consiglio.
Persa, quando alle quattro di notte il consigliere Morelli non riesce a trattenere le risate nel tentare di argomentare un intervento delirante.
Persa, quando alle sette del mattino, dopo una notte in bianco, il consigliere Tatarella si permette di blaterare su Vespasiano e altre idiozie cercando di far perdere gli ultimi preziosi minuti.
Quando dico che fa schifo tutti ti rispondono che è così, che è parte del gioco, che fino all'anno scorso era lo stesso a parti invertite. Meno male che non sono all'opposizione, mi vien da dire. Mi troverei ad essere mio malgrado complice di un comportamento che disprezzo profondamente, e che ho intenzione di denunciare e di contrastare con tutti i mezzi che avrò a disposizione. Non mi interessa niente di quello che è stato finora, non mi interessa niente se i miei colleghi dell'ex opposizione facevano esattamente lo stesso. Io - noi - arriviamo oggi. E oggi abbiamo il diritto di denunciare questo morbo che inquina la nostra politica e rende improduttivi e non più credibili i nostri sistemi politici.

sabato 11 giugno 2011

L'ideologia fa il referendum

Mi permetto, in extremis, alcune considerazioni sui referendum di domani e dopo. Sulle ragioni dei miei quattro sì, sul loro contenuto, sulla gestione della propaganda, sull'occasione di dibattito vero mancata.
E parto proprio da qui, perchè il modo in cui è stata gestita la propaganda proprio non mi è piaciuto. Perchè soprattutto per quanto riguarda acqua e nucleare, le questioni sono davvero complesse e articolate. E l'ideologizzazione del problema non fa il gioco di nessuno, se non quello della disinformazione.


Partiamo dall'acqua.
L'acqua è un bene strano: tendiamo a chiamarlo "bene pubblico" (sottintendento probabilmente la necessità che il bene-acqua sia accessibile a tutti) quando in realtà, tecnicamente, non può esserlo. Un bene pubblico, difatti, possiede due caratteristiche: la non rivalità e la non escludibilità nel consumo. In altre parole, in primis, il mio consumo di quel bene non implica che tu non possa consumare lo stesso bene nello stesso momento; in secundis, è difficile escludere qualcuno dal consumo di quel bene.
Con questa definizione pare chiaro che l'acqua non può soddisfare completamente questi due principi, e che dunque il dibattito va gestito in altri termini.
Ad esempio, dobbiamo ricordarci che l'acqua è anche un bene naturale scarso, che deve essere preservato per il futuro del nostro pianeta.
Cosa significa questo? Che nella riflessione sulla gestione idrica bisogna conciliare la dimensione dell'accessibilità con quella del risparmio e della preservazione della risorsa.
Ciò che è interessante è che le due dimensioni sono tenute insieme da un'unica variabile: il prezzo dell'acqua. Una tariffa alta, ad esempio, pone un problema in termini di equità dell'accesso, ma è probabile che riduca gli sprechi domestici (come è successo a Singapore). Una tariffa bassa (come quella odierna), invece, garantisce acqua accessibile a tutti senza però porre nessun disincentivo ai consumi sconsiderati.
Il prezzo, dunque, è un elemento chiave per regolare simultaneamente i due meccanismi.
Si potrebbe, forse, ragionare su una tariffa a scalare, che garantisca a tutti l'accesso per i primi X litri pro capite giornalieri, aumentando poi per disincentivare ulteriori consumi non strettamente necessari.
Non è una ricetta magica, ma parlare, ad esempio, di questo, invece che ideologizzare il dibattito e congelarlo su posizioni estreme, farebbe senz'altro bene a tutto il paese. E la tariffa è solo uno degli aspetti interessanti. Il ruolo dei capitali privati e la reale possibilità del pubblico nel miglioramento delle reti idriche, l'importanza di un'authority regolatrice, il focus sulle buone pratiche pubbliche e private, l'attenta analisi del decreto Ronchi (che obbliga! a privatizzare le gestioni)... ecco, tutto questo è passato in secondo piano, tutti presi com'eravamo a dividere, come spesso accade, il mondo in buoni (il pubblico) e cattivi (il privato), creare un clima di terrore dipingendo scenari di catastrofica siccità o brandendo slogan spesso insignificanti e devianti.

Ma veniamo al nucleare.
Anche qui, a fronte di una serie incredibilmente varia di questioni da dibattere, il focus si è concentrato quasi esclusivamente sulla sicurezza, almeno per quanto riguarda il fronte del "si". Manifesti del terrore, evocazione di catastrofi epocali, alimentazione e strumentalizzazione delle paure.
Ma se il tema della sicurezza è senz'altro qualcosa su cui riflettere, vero è che è solo uno (e, a mio avviso, non certo il principale) dei motivi per rifiutare la svolta nucleare. Ma purtroppo delle questioni economiche, delle vere ragioni che sottostanno al nostro caro-bolletta (dalle mancate liberalizzazioni al meccanismo perverso con cui si crea il prezzo dell'elettricità), della relazione tra investimenti in nucleare e in rinnovabili, delle reali tempistiche di costruzione, nonchè della gestione delle scorie, pochissimo si è parlato.

Se per il sostegno di Giuliano Pisapia le energie creative si sono sprigionate con incredibile efficacia, questa volta, mi duole dirlo, le stesse forze si sono (spesso, non sempre) appiattite verso il basso, schiacciate nella banalizzazione dei problemi, rese complici di disinformazione.
Forse un'informazione (a 360 gradi) diversa, attenta a consapevolizzare la popolazione e liberarla da ogni posizione aprioristica ed ideologica, meno occupata ad impressionare artificialmente con l'effetto Fukushima (o quello "deserto-del-Sahara") ma volta ad informare sulla molteplicità delle ragioni che stanno alle spalle di ogni problema (specialmente quando sono così complessi e decisivi), finirebbe per non dare i risultati attesi in termini di quorum.
Ma senz'altro un popolo che ragiona con la testa invece che con la pancia è un popolo più degno, più maturo, meno manipolabile e più pronto ad intercettare, accogliere o rifiutare le sfide che il futuro ci riserverà.
Faccio anch'io un mea culpa per non aver cercato di innescare, nel mio piccolo, un dibattito in questa direzione. Speriamo che l'occasione mancata non comprometta, anche in futuro, la nostra capacità di argomentare dei seri "no" (o dei seri "si") quando le nostre risposte saranno di importanza cruciale per il futuro del nostro paese.

martedì 31 maggio 2011

Milletrentanove è un numero che fa sognare

Dicevano che sarebbe stata dura, pensavano che sarebbe stata impossibile. Una bella sfida, ma con poche speranze di andare a buon fine. Anche qualcuno di noi, è vero.
E invece... e invece milletrentanove... Milletrentanove come le preferenze che mi avete regalato!!!
Ok. Non lo avremmo mai detto. Non che non ci credessimo, eh. Ma così tante…
Quel numero ormai mi fa emozionare, mi carica di un meravigliosa responsabilità, mi da un’energia e una speranza come mai avevo avuto…

Albi, Ale, Alessio, Alex, Ali, Andre, Anna, Chiara, Cosimo, Dani, Dario, Davide, Diego, Edo, Ele, Elisa, Enea, Erica, Fabi, Fabri, Face, Fede, Filippo, Flavia, Flavio, Frà, Fusi, Giando, Gianlu, Giò, Giordano, Giorgio, Giulia, Ire, Jack, Jacopo, Judith, Lalla, Laura, Lele, Lella, Livia, Lorenzo, Luca, Luce, Luis, Lupo, Mala, Manu, Mara, Marcello, Marco, Marilena, Marta, Marti, Matti, Mauro, Nata, Olli, Paola, Paolo, Paride, Pier, Pilo, Ramona, Robi, Sara, Silvia, Silvio, Simo, Soccia, Ste, Teo, Tia, Tino, Tommi, Vale, Viola, Vitto, Yuri.

Solo con voi per voi grazie a voi, solo perché ci siete stati, con un solo volantino o con tutto il cuore e l'energia di mesi di lavoro.
Solo per questo da oggi sono un Consigliere Comunale a Milano. E Giuliano Pisapia è nostro Sindaco.
Gioia infinita, gioia indimenticabile. Gioia arancione.


martedì 10 maggio 2011

9 maggio. Per non dimenticare


È particolarmente importante e significativo, soprattutto in questi anni confusi, ricordare un periodo oscuro come quello delle stragi dei cosiddetti "anni di piombo".
Non dobbiamo dimenticare che l’Italia ha vissuto un decennio buio, cominciato coi sogni rivoluzionari del ’68, subito naufragati nel sangue l’anno successivo con la strage di Piazza Fontana a Milano e culminato con l’uccisione di Aldo Moro, il 9 Maggio 1978. Ed è proprio da questa data che, grazie al Presidente  Napolitano, da tre anni è stata istituita la Giornata della Memoria delle vittime del terrorismo. 
È fondamentale ricordare cosa successe in quegli anni, quando contrapposizione politica fu portata talmente agli estremi da causare un’ondata di stragi e di omicidi di cui tutt’oggi, si fatica a scoprire la verità. Anni in cui lo stragismo non aveva colore perché era di tutti i colori, rosso, nero, di mafia, di stato e tante, troppe altre definizioni che davanti alla tragedia della morte hanno solo un senso storiografico. 
La sopracitata Strage di Piazza Fontana ne è il tragico esempio: il 12 Dicembre 1969 scoppia una bomba nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura uccidendo 17 persone e ferendone 88. Le indagini virano subito sulla pista anarchica fermando circa 80 persone di alcuni circoli milanesi tra cui Giuseppe Pinelli. Dopo più di quarant’anni ancora non si sa chi furono gli artefici se non per le testimonianze di alcuni ex esponenti di Ordine Nuovo che confermerebbe l’ipotesi più accreditata, ovvero che gli artefici furono dei neofascisti coadiuvati da dei membri dei Servizi Segreti deviati.
Il “Caso Pinelli” rappresenta comunque l’emblema della confusione che regnava in quel periodo. Arrestato all’indomani della Strage di Piazza Fontana, dopo tre giorni di interrogatori, il 15 Dicembre, morì in seguito alla caduta dal quarto piano della questura. Da lì scoppiò un vortice di polemiche: la versione iniziale, “suicidio”, diventò poi “caduta in seguito a un malore”. 
Ma chiaramente non ci si fermò a questo e gli oppositori, anarchici e comunisti, videro tutti i presupposti per gridare all’omicidio da parte del commissario Luigi Calabresi. La campagna denigratoria che ne seguì (ad esempio con la famosa "Lettera aperta a L’Espresso sul caso Pinelli"  a cui aderirono numerosissimi intellettuali) culminò con l’omicidio, nel 1972, del commissario Calabresi.
E questa è solo una delle tante e tragiche storie di quel periodo. 
Per questo è importante non dimenticare, soprattutto in un periodo come il nostro in cui, a livello di confusione e scontro politico si è giunti a livelli ormai inaccettabili.
Ma è fondamentale soprattutto per noi che siamo nati dopo e che non abbiamo vissuto quel periodo, per capire quanto non possiamo tollerare che la lotta politica si trasformi in violenza. Questa lezione doveva venire già dal passato dei totalitarismi dove gli estremismi di destra e sinistra non hanno causato che morte e distruzione e una disfatta totale per tutti. Per capirlo abbiamo dovuto provarlo sulla nostra pelle.

Ma non dobbiamo dimenticare che il 9 Maggio 1978 ci fu la morte di un altro personaggio-simbolo, Peppino Impastato, un giovane siciliano che, attraverso la sua radio AUT irrideva mafiosi locali e faceva controinformazione fra i giovani con attività culturali. 
Peppino venne ucciso appena si candidò alle comunali di Cinisi, suo paese natale. La notizia della sua morte passò inosservata a causa del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro proprio lo stesso giorno e poichè inizialmente si pensò a un suicidio del giovane, ma l’apporto di Peppino Impastato fu importantissimo nella creazione di una coscienza antimafia in Sicilia, e in seguito nell’Italia intera.