venerdì 18 novembre 2011

C'è una Milano migliore

Ventisette ore d'aula.
Poi due file parallele di cerchietti verdi, il voto favorevole.
Un lungo applauso liberatorio per una delibera cruciale, una maggioranza solida come la roccia, un Sindaco che non esce dall'aula neanche per un minuto, un presidente del consiglio umiliato e insultato che conduce in porto la discussione.
E la sconcertante constatazione di una minoranza senza pudore, dignità, senso della responsabilità e amore per questa città. 

E' la storia del Consiglio Comunale iniziato lunedì 14 novembre alle 14.30 e terminato il giorno dopo alle 18. Argomento di discussione: la delibera per far partire il bando di gara per l'alienazione delle quote di Sea e Serravalle.
Due le soluzioni previste dalla Giunta.
La prima, gara per il 18,6% di Serravalle più il del 20% di Sea.
La seconda, gara per il 29,75% di Sea.
Entrambi i pacchetti quotati su una base d'asta di 385 milioni, si confrontano le offerte pervenute per entrambe le opzioni ma uno solo vince: quello che ha offrerto di più.
Il denaro in gioco, molto, è indispensabile per chiudere il bilancio 2011 senza sforare il patto di stabilità, eventualità che avrebbe effetti devastanti sulla possibilità di spesa e sui trasferimenti dallo Stato per il prossimo anno.
Milioni che servono, perchè nel bilancio della ex Giunta Moratti le entrate previste dall'alienazione di Serravalle erano scritte bene in grande (centosettantamilioni), ed erano, già allora, ritenute imprescindibili. Peccato che il bando di gara non venne mai fatto partire, e che c'era piena consapevolezza che l'acquirente non esistesse... "Tanto poi ci sono le elezioni", si saranno detti quei gentiluomini così responsabili.

Milioni che, ora, servono, perchè oltre a quelle entrate necessarie e non realizzate ci si sono messe di mezzo due finanziarie estive, con un taglio dei trasfermenti dallo Stato che, solo per quest'anno, è di circa 100 milioni. Ma non finisce qui: si sommano minori trasferimenti della Regione per il trasporto pubblico (37 milioni), mancate entrate da oneri di urbanizzazione e altre voci diverse, solo parzialmente compensate dai circa 18 milioni in più recuperati con l'aumento del biglietto ATM e i circa 35 con l'addizionale Irpef deliberato a luglio dopo giorni di battaglia in aula.
E' bene ricordarlo: dopo le due aste per il 18,6% di Serravalle (luglio e ottobre) andate entrambe deserte (la prima con base d'asta 170 milioni, la seconda con 145) era arrivata l'offerta del fondo F2i di Vito Gamberale, che proponeva al Comune l'acquisto congiunto del 18,6% di Serravalle e del 20% di Sea, ponendo però delle condizioni di governance per noi irricevibili. Naturale che non si potesse confezionare un bando di gara "su misura" per l'offerta di F2i, ma si dovessero cercare soluzioni per rendere l'operazione assolutamente trasparente.
E così è stato fatto, proprio con l'affiancamento del pacchetto B (29,75% di Sea) al pacchetto A (18,6% di Serravalle + 20% di Sea), che si traduce in una chiara apertura alla concorrenza internazionale dei mercati, compreso a chi fosse interessato ad acquistare solo Sea.
Vendere, dunque. Una scelta sostanzialmente obbligata, con un minimo spazio per qualche aggiustamento e qualche nodo ancora da sciogliere in sede di Consiglio: il pagamento del dividendo straordinario di Sea al Comune di milano, già messo a preventivo dall'amministrazione precedente, gli assetti di governance e le garanzie per il compratore, la possibilità o meno di procedere, in caso di vendita delle quote Sea, alla quotazione in borsa già prevista.
Nodi interessanti e realmente importanti, che però l'opposizione ha fatto solo finta di voler affrontare.
Nodi che sono diventati pretesti per scatenare confuse discussioni strumentali.
Nodi che hanno permesso all'opposizione di sfoderare, nonostante i "patti" iniziali fossero diversi, un ostruzionismo figlio di una morbosa e distorda idea di "cosa pubblica".
Con un solo obiettivo:
non farci chiudere in tempo la delibera,
uguale non farci pubblicare in tempo il bando,
uguale non farci vendere il necessario,
uguale farci sfondare il bilancio e il patto di stabilità,
uguale farci commissariare,
uguale mandarci tutti a casa.
Alla faccia della responsabilità.
Alla faccia del "lavoro nell'interesse dei cittadini milanesi".

Ecco perchè siamo stati in aula ventisette ore. Per far scivolare, uno per uno, tutti gli emendamenti, tutte le discussioni, tutte le parole, tutti gli insulti e le perdite di tempo.
Basilio Rizzo, Presidente del Consiglio, contingenta i tempi della discussione. Con qualche sbavatura, bisogna prenderne atto, che sembra, agli occhi dell'opposizione, un sopruso.
E allora insorge, sbraita, si indigna per la presunta violazione delle regole.  

Ma quanto è grande il nostro, di sdegno, nel vedere come si maltratta una città, come la si umilia con la faccia angelica che dice "lo sto facendo per i milanesi".
I tempi sono duri, le scelte, purtroppo, ancora obbligate. Peccato che chi siede in quell'aula con noi non abbia alcun interesse che il proprio.


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