In 4 anni, l’amministrazione Moratti spese 35 milioni per la pulizia dei muri.
I risultati? Sotto gli occhi di tutti. I muri della città sono sporchi come prima.
Per questo sono convinto che, per ottenere risultati migliori, si debba cambiare completamente la prospettiva. Con un po’ di coraggio, spostare e l’attenzione su un piano diverso.
Con un ventesimo di quei 35 milioni, ad esempio, potremmo costruire, in
collaborazione con tutte le Zone di decentramento, un festival cittadino
di arte muraria che coinvolga tutta Milano (dai migliori artisti che
abbiamo in città alle nuove generazioni, stimolando imprenditoria
artistica e costruendo percorsi educativi con le scuole), promuovere una
campagna di comunicazione contro il graffitismo vandalico, valorizzare
il nostro patrimonio dal centro ai muri storici delle periferie, ed
educare alla differenza tra arte e vandalismo, contribuendo a risolvere
buona parte del problema del degrado dei nostri muri.
Il graffitismo vandalico si alimenta di frizioni e conflitti. Quei conflitti che, troppo spesso, le passate Amministrazioni hanno
cercato e voluto, con risultati molte volte discutibili e pratiche di
contrasto poco efficaci e durevoli per il decoro di tutta la città: la strategia della repressione è sempre stata un fallimento, ovunque, e ha
portato a sperperare denaro pubblico.
Se il cleaning day ha costi intorno ai 10 mila euro, proprio qualche giorno fa, in via
Lombroso, le commissioni cultura e politiche sociali del Consiglio di
Zona 4 (in collaborazione con Sogemi) spendendo solo 1.000 euro di
contributi per i laboratori di pittura per i bimbi, hanno promosso un
intervento di riqualificazione urbana, che ha coinvolto associazioni,
scuole e un gruppo di artisti milanesi, restituendo alla città un muro della superficie pari a quella che verrà
ripulita domenica, durante il Cleaning Day.
Naturalmente tutto questo non significa che i muri non vanno puliti: è fin troppo ovvio
che sia vero il contrario. Credo però però che - pena il fallimento delle nostre azioni - dobbiamo prestare la massima
attenzione a cosa facciamo e con chi lo facciamo. Perché, paradossalmente,
Milano ha visto la sua peggiore devastazione quando è iniziata la fase
più repressiva: da questo tipo di scontro è dura
uscirne "vincitori" servendosi dei i metodi di
sempre (e la realtà è lì a dimostrarlo).
Oggi abbiamo davanti due strade: continuare a ricalcare le azioni
fallimentari del passato, oppure provare strade nuove. La scelta, in
Europa, l’hanno già fatta, e ha funzionato.
Ora tocca a noi.
[Considerazioni e proposte condivise con Paola Bocci, pensando al Cleaning day del 29 settembre]
[Considerazioni e proposte condivise con Paola Bocci, pensando al Cleaning day del 29 settembre]