venerdì 19 giugno 2015

Muri liberi: la svolta della street art a Milano

Ci sono voluti quasi tre anni di lavoro (e questo già basterebbe per aprire una riflessione sulle tempistiche di reazione della macchina amministrativa) ma alla fine possiamo dire che "ce l'abbiamo fatta".
Era il 2012 quando, insieme alla collega Paola Bocci, si cominciava a ragionare di street art, writing, arte pubblica, cercando un confronto con quei mondi per cogliere esigenze e aspettative, per comprendere fino in fondo la natura dei conflitti, i dialoghi mancati, le opportunità sprecate, il rebus di un mondo multiforme, che il centrodestra di governo a Milano aveva saputo guardare per così tanti anni solo con le lenti della repressione. Insomma, per capire e per provare a costruire politiche diverse, ferme nella condanna dei fenomeni vandalici ma finalmente libere dai pregiudizi, centrate sulla valorizzazione del talenti, sulla creazione di opportunità, sullo stimolo all’imprenditoria artistica culturale e sulla libertà di espressione. Non solo: consapevoli e non schiavi della complessità (e del fascino) di questo fenomeno, in cui i confini tra lecito e proibito si sovrappongono di continuo, imponendo a chi amministra di sperimentare soluzioni non banali, lontane dal bianco o nero di chi non riesce ad andare oltre alla logica dei “buoni o cattivi”.

Lo avevamo detto, nel novembre del 2014, che serviva una svolta.
Lo avevamo scritto nero su bianco su un ordine del giorno [leggi], lo avevamo fatto discutere al Consiglio [guarda il video del mio intervento] e lo avevamo approvato (con i voti della maggioranza). Era diventato l’indirizzo politico dell’Amministrazione sulle politiche legate alla street art. Mica poco.

Oggi quell’atto di indirizzo diventa un atto esecutivo: una delibera (firmata dagli assessori Rozza e Granelli, che vanno ringraziati per la tenacia) che lancia una scommessa.
Istituisce i “muri liberi”. Circa 100 superfici, completamente autogestite.
Cavalcavia, muri di recinzione, sottopassi e sovrappassi che potranno essere liberamente dipinti da chiunque, senza il rischio di essere sanzionati [qui la lista].
Una scommessa, certo, perché il successo dell’iniziativa non è scontato. Dipenderà da quanto le crew storiche, i ragazzi più giovani, le associazioni culturali e tutti quelli che vorranno metterci un po’ della loro vernice, vorranno cogliere questa occasione e dimostrare maturità nella gestione autonoma delle superfici. Un po’ come succedeva anni fa, con le “wall of fame”, palestre autogestite per i ragazzi, diventate nel tempo testimonianze di altissimo valore artistico.
Noi ci crediamo, perché in fondo questo provvedimento non nasce dall’alto, ma anzi è frutto di un confronto durato anni con tanti artisti della città (che non finiremo mai di ringraziare). Crediamo quindi che risponda davvero, con uno strumento innovativo, ad un’esigenza concreta. E crediamo che sia anche una risposta politica, finalmente. Una risposta coraggiosa.

Oggi è un giorno di soddisfazione, ma non finisce certo qui. Resta tantissimo ancora da fare e i fronti di lavoro aperti sono davvero numerosi: dal ruolo della street art nella riqualificazione dello spazio urbano alla progettazione delle modalità di intervento sulle facciate cieche della città o nei mezzanini della metropolitana. Dalla riflessione sulle migliori modalità di finanziamento degli interventi di arte pubblica, fino alle necessità di regolare, in prospettiva futura, un’offerta di progetti che comincia finalmente a crescere in modo significativo.
Chi vuole partecipare al dibattito, contribuendo a scrivere un pezzo delle nostre politiche per il futuro, è il benvenuto.




1 commento:

  1. Complimenti per il lavoro. So di tutto l'impegno che ci avete messo... Bravissimi.

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