Riporto un interessante articolo di Marco Campione apparso lo scorso 6 giugno sul sito imille.org, in merito alla rimodulazione delle tariffe per il trasporto pubblico a Milano e a Roma.
Dal 25 maggio scorso il Comune di Roma
ha aumentato le tariffe di ATAC. Biglietti e abbonamenti hanno subito un
rincaro e dunque tutta la politica tariffaria è stata modificata. Può
essere quindi interessante analizzare le scelte che sono state fatte al
fine di verificare se la leva tariffaria può essere sfruttata per
indurre negli utenti comportamenti più virtuosi.
In altri termini, dando per scontato che
l’aumento fosse necessario o quanto meno inevitabile, la tesi di chi
scrive è che ci sia modo e modo per procedere nella direzione di un uso
“utile” di scelte anche dolorose. E non lo dico sulla base di una
costruzione teorica, ma basandomi su un caso concreto: l’analogo aumento
realizzato dal Comune di Milano lo scorso anno. Sia chiaro, non mi
interessa tanto comparare direttamente i prezzi di biglietti e
abbonamenti o analizzare quali detrazioni sono concesse nei due comuni,
ma verificare come si è proceduto e quali scelte sono state compiute
approfittando delle nuove tariffe.
Prendiamo i principali titoli di
viaggio: per il biglietto giornaliero e bigiornaliero in entrambi i casi
l’aumento è stato del 50%. Permane a Roma l’inspiegabile differenza con
Milano rispetto alla validità di queste tariffe, molto utili per quei
turisti (culturali o d’affari) che si fermano per brevi periodi: 24 o 48
ore dalla convalida a Milano, fino alle ore 24 del giorno di convalida
(o del successivo) a Roma. Un primo esempio molto semplice di come nella
Capitale la politica tariffaria sia più orientata a “fare cassa” che a
determinare le scelte dell’utenza.
Le differenze ci sono per gli
abbonamenti. Sia nelle tariffe, che nelle tipologie. Per quel che
riguarda le tariffe degli abbonamenti ordinari, la differenza nelle
scelte delle due città sembra minima, ma – come dirò – così non è. La
tariffa ATM dell’abbonamento mensile e annuale è rimasta invariata,
quella dell’abbonamento settimanale è aumentata del 26%, ovvero meno
dell’aumento del prezzo del biglietto. A Roma l’abbonamento settimanale è
aumentato del 50%, come il prezzo del biglietto, quello mensile del 16%
e quello annuale del 10%. Con il paradosso che il settimanale ATAC
costa 24 € e il mensile 35 €. Perché non abolirlo del tutto?
Apparentemente gli aumenti degli
abbonamenti ordinari mensili e annuali sono di scarsa entità, ma
l’invarianza del prezzo dell’abbonamento annuale e mensile ha consentito
ad ATM di impostare tutta la campagna di comunicazione su questo
elemento, invitando esplicitamente i cittadini a dotarsi di un
abbonamento quanto meno mensile. A Roma questo non è stato fatto, anzi
l’incentivazione all’uso del mezzo pubblico è evidentemente del tutto
estranea a questa amministrazione.
Giudizio confermato dalla novità più
evidente e sconvolgente delle nuove tariffe ATAC: l’abolizione
dell’abbonamento mensile per studenti e anziani, che saranno obbligati a
ricorrere all’abbonamento annuale, con una limitazione aggiuntiva
legata al reddito. Ulteriore novità, questa del reddito: soglia
relativamente bassa (20.000 € di reddito ISEE), ma che denuncia
soprattutto come si consideri l’abbonamento non un incentivo all’uso del
mezzo pubblico, ma alla stregua di una politica sociale. Approccio che
personalmente non condivido. A Milano si è fatta la scelta opposta,
estendendo l’abbonamento per studenti a tutti i giovani sotto i 26 anni
indipendentemente dal reddito ISEE e dall’essere studenti; reddito che
invece nel capoluogo lombardo viene valutato per gli abbonamenti per gli
Over 65, che viaggiano praticamente gratis se hanno un ISEE inferiore
ai 16.000 €: questo sì – giustamente – un sostegno economico a una delle
categorie più colpite dalla crisi.
Come anticipato, l’approccio di ATM,
fortemente voluto dall’assessore Maran, ha consentito di impostare la
campagna di comunicazione dello scorso anno volgendo in positivo la
scelta (mai piacevole, ovviamente) di aumentare il prezzo del biglietto.
Ma ha anche dato dei risultati? Le cifre che riporto nella tabella
seguente (ultima colonna) non lasciano spazio a dubbi: crollo verticale
delle vendite dei titoli di viaggio singoli e incremento senza
precedenti degli abbonamenti. Con un vantaggio notevole per l'Amministrazione e per la città, grazie al numero di utenti che sono stati
indotti a passare dal mezzo privato a quello pubblico.
Roma e Milano. Due città diversamente
amministrate, non solo per il colore politico delle giunte. Due modi
diversi di approcciare il problema, che evidentemente hanno alla loro
base anche due approcci diversi all’uso dei mezzi pubblici e alla loro
incentivazione. Diverso approccio che si è visto anche nella
comunicazione degli aumenti. A Milano gli avvisi sono stati diffusi per
tutta la città e in modo martellante nelle settimane che hanno preceduto
l’aumento, a Roma invece nemmeno un cartello nella Metropolitana. La
mattina del 25 maggio chi ha acquistato un biglietto ha scoperto un
aumento del 50%. E Roma è anche una città turistica: è questo il
rispetto per i cittadini e i suoi ospiti? Forse c’era un po’ di
vergogna, ma qualunque sia stata la ragione non è un’attenuante e denota
un pessimo rapporto con la città che si amministra.
Marco Campione
iMille.org – Direttore Raoul Minetti
http://www.imille.org/2012/06/aumento-dei-biglietti-la-lezione-milanese-che-alemanno-segue/comment-page-1/#comment-19166
Nessun commento:
Posta un commento