Oggi non sarò in corteo a Milano: quest'anno la strada mi spinge verso sud, fino a Faenza e poi su per gli appennini romagnoli fino a respirare l'aria buona di Ca' Malanca, un posto incredibile, memoria viva di resistenza e di lotta per la liberà dal nazi-fascismo, oggi museo storico della resistenza dell'Emilia Romagna.
Ci tengo a farlo, voglio che questo oggi non scivoli silenzioso come un giorno qualsiasi, come una festa indifferente, come un ricordo da annegare in un passato non più nostro. E ci tengo ancora di più, quest'anno, perchè mai così tanto ho respirato parole di negazione, di indifferenza, di revisione di una storia che sì, sarà anche stata scritta dai vincitori, ma chissà cosa saremmo oggi se avessero vinto quegli altri.
E' questo il punto. I partigiani lottavano per la libertà, i fascisti stavano con i nazisti.
L'ha scritto con la nota lucidità Michele Serra, ieri, riprendendo le parole di Francesco Guccini, ribelle alla vergognosa appropriazione del suo verso "gli eroi son tutti giovani e belli" da parte di chi oggi inneggia ai "ragazzi di Salò".
Quella non era una "guerra civile che come tale andrebbe commemorata solo nei cimiteri" come mi ha scritto su facebook un ragazzo qualche giorno fa.
Perchè non erano tutti uguali.
I partigiani lottavano per la libertà.
I fascisti stavano con i nazisti.
Punto.
Se non fosse che la storia poi qualcuno la vuole annebbiare, rimescolare, riarrangiare su trame nuove e pericolose, in cui i personaggi si confondono e i contorni di una lotta di libertà sfumano in una guerra tra uguali, che finisce per dimenticare il senso di quella lotta e le ragioni di chi l'ha fatta, quella lotta.
Calvino scriveva "dietro il milite delle brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c'erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l'Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c'era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono”.
E allora festeggiamolo, questo 25 aprile, tutti quanti.
Perchè quella Libertà -e quella Costituzione, la nostra- non siano i valori della nostra sinistra, ma i valori del nostro Paese. Sempre.
L'Amaca, Michele Serra, 24.4.2012
“I partigiani lottavano per la libertà, i fascisti stavano con i nazisti". Così Francesco Guccini si ribella all’appropriazione indebita di un verso della Locomotiva (“gli eroi sono tutti giovani e belli”) stampato su un manifesto che inneggia a Salò. Non si potrebbe esprimere in maniera più semplice, e insieme più giusta, la differenza tra partigiani e repubblichini: contro il nazismo oppure a fianco del nazismo, questa fu la scelta. Eppure questa verità, oggi, suona quasi anticonformista, e perfino intellettualmente difficile: le carte sono state tutte rimescolate, e alcune anche truccate, dalla pervasiva, insistente, annosa campagna di revisionismo storico che ha accompagnato gli anni di Berlusconi, primo premier della storia repubblicana non antifascista. L’espediente retorico di rendere omaggio alla “voce dei vinti” ha finito per trasformare, pian piano, i lupi in agnelli, e la minoranza di ragazzi generosi e coraggiosi che, sebbene cresciuti dentro un regime stupido e razzista, presero la via dei monti, nel racconto revisionista viene spacciata per un potere soverchiante e opportunista.
Domani è il 25 aprile e ogni anno che passa festeggiarlo diventa sempre più importante, sempre più giusto e, per quanto mi riguarda, sempre più emozionante.
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