martedì 8 marzo 2011

Oltre la Casa 139

La Casa 139 è uno storico circolo Arci milanese, una porta rossa sempre aperta, uno spazio di grande musica dal vivo e di cultura.
Da venerdì non è più così. All'ingresso campeggia il foglio apposto dalla polizia annonaria, con l'ordine di sequestro preventivo. Come spiega Angelo Brezza, presidente del circolo, gli illeciti contestati sono legati all'emissione "al momento" e al rinnovo delle tessere Arci sottoscritte in altri circoli.
Non voglio essere ipocrita: i circoli Arci godono di importanti agevolazioni fiscali, e non possono permettersi leggerezze e violazioni di legge, perchè non sarebbe altro che un furto alla leale concorrenza. Dunque se la situazione di illegalità è provata, è giusto che il circolo venga sanzionato.
Ma al dilà delle ragioni contingenti (che comunque qui appaiono decisamente pretestuose), è l'occasione per fare una riflessione sulle intenzioni di chi amminsitra al nostra città nei confronti degli spazi sociali, dei luoghi di aggregazione, di cultura, di musica.
A dire il vero, non che le occasioni per riflettere manchino. Le Scimmie, il Plastic, il Black Hole, l'Atomic (e il Rolling Stone?): stanno chirurgicamente rimuovendo pezzi di passato e di futuro, piazzando bombe ad orologeria nei luoghi che sono stati i nostri centri del mondo, quelli dove ci siamo incontrati, ci siamo confrontati, abbiamo passato ore in estasi ad ascoltare della buona musica dal vivo, abbiamo respirato l'aria sana della cultura, abbiamo avuto un'occasione per stare insieme senza spegnere il cervello. Stanno manomettendo i nodi nevralgici dell'incontro e della cultura popolare. Cercando di disattivare connessioni, disconnettere reti, sabotare idee.
O forse semplicemente cercando di chiuderci in casa. Perche a quanto pare è così che ci vogliono: lontani, taciturni, fedeli alla TV o (se proprio proprio vogliamo uscire) alle serate chic nei locali da uncocktaildodicieuro.
E dirlo, e scriverlo, mette un certo disagio, una sensazione di sconforto e di rabbia, perchè poi non possiamo mai credere fino in fondo che sia così. Non lo vogliamo credere. Ma forse lo è: i giovani fanno paura. La nostra voglia di vicinanza, di condivisione, il potenziale spaventoso di energia che può scaturire dai nostri nuclei a contatto.
Ma quali sono le politiche giovanili, se si cerca in tutti i modi di ostacolare la fioritura dei luoghi di catalizzazione di cultura giovane?
E di che politiche di sicurezza stiamo parlando, se non si è fatto altro che imporre coprifuochi, limitare gli orari di chiusura dei locali, svuotare le strade e recintare le piazze?
Non abbiamo paura nel gridare che questa non è la sorte che vogliamo per Milano, e non abbiamo paura nel dire che questa non è la sorte che Milano subirà.
Rivitalizzeremo i quartieri, li riempiremo di nodi diffusi di una meravigliosa rete di vivibilità, cultura, musica, teatro. Riempiremo i vuoti e coloreremo i grigi.
E' la nostra grande sfida generazionale.



www.votalazza.it
www.emanuelelazzarini.it

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