Poi, come previsto, la rete si scatena. Questa è solo una delle tante pagine che ha rilanciato la bufala, alimentando un'onda di odio e di razzismo da brividi.
Con fatica, abbiamo tutti provato a raccontare la verità. Ma si sa com'è, una volta accesa la miccia... è quasi sempre troppo tardi.
Ma tant'è, eccoci qui. Vale sempre e comunque la pena provarci, non arrendersi davanti alla disinformazione che sa tanto di calunnia.
Ecco dunque.
Il “Piano Rom” fu varato nel 2008 dal ministro dell’Interno Maroni (Governo Berlusconi). Riguardava Milano, Napoli e Roma. Per la nostra città furono stanziati 13,6 milioni di euro. Nel provvedimento fu previsto anche che i prefetti diventassero “commissari” per la realizzazione degli interventi.
L'allora Giunta Moratti spese 8 milioni. Come? Principalmente chiuse il campo di via Triboniano. Progettò la riqualificazione dei campi di via Chiesa Rossa e Martirano ma senza finire i lavori. Diede 15mila euro alle famiglie Rom che dichiaravano di voler tornare nei paesi di origine.
A Milano ovviamente i campi non sono mai scomparsi e molti Rom dopo un breve passaggio nei paesi di origine sono tornati in città. Il 16 novembre 2011 il Consiglio di Stato bocciò il “Piano Rom” della Giunta Moratti contestando il fatto che la presenza di Rom fosse definibile come emergenza, quando invece si tratta di una presenza ordinaria.
Il mese scorso l’attuale Giunta, realizzando un nuovo progetto, è riuscita a farsi restituire i soldi non utilizzati che erano stati bloccati dalla Prefettura e restituiti al Governo.
Sono 5 milioni di euro di fondi statali, ovviamente vincolati ad azioni per la gestione della presenza di Rom. E' quindi del tutto priva di ogni fondamento l’ipotesi che siano dati 30mila euro a famiglia Rom... Il "Piano Rom" non prevede affatto di destinare ai Rom alcuna somma di denaro.
Le azioni che verranno messe in atto, concordate con Governo e Prefettura e completamente finanziate dallo Stato, sono di tre tipi:
- Allontanamenti programmati dai campi abusivi e messa in sicurezza dei terreni per impedire la rioccupazione (come nel campo di Bacula);
- Offerta di ospitalità nei centri di emergenza sociale, dormitori gestiti da Protezione civile, Terzo settore e controllati dalla Polizia locale (es: via Barzaghi), per evitare che siano occupate altre aree. (Nelle prossime settimane ne verrà aperto un secondo, in un’area abbandonata al degrado e oggi soggetta a occupazioni di Rom);
- Percorsi di integrazione che prevedeno, a fronte dell’assistenza, l’obbligo a mandare i figli a scuola, seguire un percorso di formazione professionale, collaborare eventualmente con i servizi sociali.
Come d'altronde si diceva in campagna elettorale: "con i Rom, come mostrano una serie di esempi positivi, è possibile fare passi avanti, innanzitutto perché nella maggioranza dei casi si tratta di cittadini italiani o comunitari. E’ del tutto evidente che vanno contrastate le forme di sfruttamento dei minori e le attività illegali. Ma questo non è in alcun modo di impedimento per politiche positive: è possibile affrontare il problema della casa – guardando per esempio alle esperienze di autocostruzione; facilitare attività legali di artigianato e intrattenimento musicale, impegnarsi per la frequenza dei bambini a scuola e preparare l’uscita dalla esperienza comunque negativa dei campi".